La volontà dei morti

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    Esperimento #1986/ter

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    AVVERTENZA: il testo diventa scurrile in alcuni punti. La scelta è stata fatta perchè fosse funzionale alla storia.


    Fuori piove, ed io sono qui a leggere.

    La cosa in realtà non mi dispiace. Sono qui, chiuso in camera mia, e dalla finestra non entra altro che una rassicurante oscurità. Tanto l'unica luce che mi serve è quella dell'abat-jour che mi rischiara la scrivania, con i suoi confortevoli gialli raggi. Mi sento benissimo così, mancherebbe solo una sedia a dondolo su cui sdraiarmi e sarebbe un paradiso.

    Il silenzio è assoluto, nessun rumore viene da fuori. La stradina che costeggia casa mia è sempre deserta, di notte, ed al piano di sotto non c'è nessuno, sono tutti fuori: chi per una cena di lavoro, chi per un incontro romantico, chi per una serata con le amiche. A me va bene così, non sono mai stato una persona bisognosa del contatto con gli altri.

    Ho sempre avuto pochi amici, infatti. Ed uno di questi era Camillo.

    Camillo ed io ci somigliavamo. Non fisicamente, certo, le analogie che ci avevano avvicinato erano altre. In fondo eravamo entrambi ragazzi riservati, che con il prossimo non scambiavano mai più chiacchiere del necessario; pochi pomeriggi fuori di casa, mai avuto una fidanzata, sembrava quasi che non ci servisse. E poi misteriosi, taciturni, solitari... Gli altri non sapevano mai cosa ci passasse davvero per la testa, eravamo imprevedibili. E quando di punto in bianco chiedevamo di parlare con loro, li coglievamo puntualmente di sorpresa.

    Ed anche io mi ero trovato in quella stessa situazione, quando un mesetto fa Camillo venne da me con un libro in mano. Racconti, di Edgar Allan Poe, un classico. Devo dire che allora non fu il titolo ad attrarre la mia attenzione, non era la prima volta che mi imbattevo in un'opera di quello scrittore, quanto il fatto che quelle pagine fossero incredibilmente consunte ed ingiallite. A giudicare dalla copertina non mi parve così vecchio, evidentemente per ridurlo così doveva averlo letto e riletto fino alla follia. Forse era il suo testo preferito, ipotizzai sul momento tra me e me.

    E proprio per questo motivo rimasi interdetto, quando lui affermò che me lo stava regalando, come ringraziamento per i tempi passati insieme. Mi raccomandò di trattarlo con cura, e di custodirlo gelosamente come se fosse stato sempre mio, in memoria di lui.

    “In memoria di te?” gli domandai a bruciapelo, così perplesso dall'udirlo usare quell'espressione.

    “Già. Cerca di consumarlo il meno possibile, vedi come è già rovinato. Aprilo solo in mio ricordo, saprai tu quando è il momento adatto per farlo. Vedi, io ho un brutto presentimento... Presto non sarò più con voi.”

    Evidentemente, ci vide giusto quel giorno. E' per questa ragione che di lui sto parlando al passato.

    Mi ritorna in mente tutta la storia... Pochi giorni dopo avermi consegnato quello strano regalo, in una fredda mattina d'inverno... Lui era sparito di casa, svanendo nel nulla. Subito tutti avevano temuto un sequestro, un rapimento con lo scopo di un riscatto: lui non aveva rivelato a nessuno di avere intenzione di andarsene, non aveva mai dato segnali di voler fuggire - a parte il sospetto allusivo che aveva confidato solamente a me. Per quanto da uno come lui ci si ci si sarebbe anche potuti aspettare che si fosse sempre tenuto ogni cosa per sé. Infatti nessuno sapeva cosa pensare dell'accaduto: rimproverandosi per non essere riusciti a captare qualche indizio che consentisse loro di evitare questa sciagura, i suoi genitori non avevano potuto fare altro che buttarsi a capofitto sui tentativi di recupero, le domande gliele avrebbero fatte di persona una volta trovatolo. Così almeno speravano tutti. E, dunque, le ricerche erano state fatte partire all'istante e le squadre di soccorso avevano battuto palmo a palmo tutta la zona: boschi, case abbandonate, capannoni, fattorie. Ma, come fin troppo spesso accade in questi casi, tutto si era rivelato tragicamente vano.

    Lo avevano trovato morto, due giorni dopo, a diverse decine di chilometri da casa sua. Il suo corpo era stato rinvenuto da diverse persone attratte da un'esplosione: mezzo bruciacchiato, annerito, in parte ad una vecchia utilitaria che era saltata letteralmente in aria, travolta dall'onda d'urto. Cosa era successo, cosa aveva provocato quello scoppio? Nessuno poteva dirlo, non c'erano testimoni in giro. E non era servito a molto il fatto che la targa del mezzo fosse schizzata lontano dalla carcassa dell'autovettura, che si fosse salvata: gli inquirenti erano velocemente risaliti all'identità del proprietario, ma questi aveva dichiarato di essere estraneo ai fatti ed aveva anche fornito un alibi. Attendibile o no? Chissà. C'erano delle indagini ancora in corso per cercare di stabilirlo, ma chi stava investigando aveva tutta l'aria di essere ancora in alto mare...

    E così, eccomi qui, a ripensare a questi fatti avvenuti ormai due settimane fa. I media ne parlano ancora diffusamente, scandali come questo fanno sempre notizia. Anche nei notiziari di oggi lo ritraggono ogni volta come un giovincello silenzioso ma gentile, uno che non osava disturbare nessuno perché troppo timido per dare fastidio al prossimo. Non so se lui fosse esattamente così, non posso affermare di averlo conosciuto tanto bene, ma in fin dei conti il modo in cui è descritto non conta più di tanto, elogi ed encomi non lo riporteranno in vita. Alla fine quei cacciatori di scoop non servono a nulla. Anzi, mi infastidiscono e basta. Sono una minaccia per il silenzio che tanto adoro, fanno baccano, poi ogni tanto vedo passare di qui i furgoncini di qualche emittente in cerca di notizie sensazionali. E sentire l'attenzione altrui su di me mi ha sempre dato noia, noia e nient'altro. Però non ci posso fare molto, se non aspettare ed essere paziente: il tempo è sempre il migliore amico di chi vuole scacciare da sé i mille occhi di quella che conosciamo con il nome di "opinione pubblica".

    Beh, intanto per questa sera non ci sono. Fuori non ci sono bagliori, neanche quello del lampione, che ormai è rotto da mesi, ma che il comune non ha intenzione di riparare. Mi hanno lasciato in santa pace, a girare i fogli di questo libro che mi è stato donato. Lui mi aveva pregato di aspettare un buon momento per aprirlo, ed in fondo credo che quel momento sia arrivato... Però onestamente li sto solo sfogliando, questi capitoli. Non li sto leggendo, sono troppo distratto per farlo: come lui, anche io ho assaporato questi racconti più di una volta e ormai non mi direbbero più nulla di nuovo. Pagine affilate che scorrono l'una dopo l'altra, spostate dal ripetitivo movimento dei miei polpastrelli, finché...

    Finché non noto una macchietta arancione tra due pagine, impossibile da non notare. O meglio, non una macchia, quel colore è troppo sgargiante per esserlo, si tratta... Di un pezzettino di carta, un minuscolo post-it, spinto bene tra le due pagine fino a fargli toccare la colla che funge da rilegatura e che tiene insieme tutti i fogli, come per essere sicuri che quel microscopico tesoro non volasse via da quel libricino.

    Prima ancora di rendermene conto sto schiudendo quel brandello di cellulosa, e così mi imbatto in quello che pare a tutti gli effetti un indirizzo email:


    [email protected]




    Non ho mai sentito parlare di questa casella di posta, io la sua la conosco bene e quella a cui inviavo i messaggi di solito era ben diversa. Però il fatto che ci sia il suo nome nell'indirizzo, e il fatto che io l'abbia rinvenuto nel suo libro... Non c'è alcun dubbio che appartenga proprio a lui. Ma allora come mai questo biglietto si trovava in questa raccolta di racconti? Forse a Camillo serviva per ricordarsi la sequenza di lettere maiuscole o minuscole? No, ripensando a che tipo di ragazzo era lo escludo. E quindi... Il fatto che mi abbia dato questo libro può significare una cosa sola: anche questo biglietto è indirizzato a me.

    La cosa in realtà avrebbe pure un senso, perché si concatenerebbe bene con un paio di stranezze che mi avevano lasciato un po' a disagio. Difatti adesso mi sembra di capire come mai mi ha donato questo libro, e non un altro... Lui sapeva che questo era uno dei miei testi preferiti, e quindi sapeva che non lo avrei aperto subito per leggerlo, visto che lo conoscevo già a memoria. In fondo, dalle sue ultime parole si intuisce che io avrei dovuto trovare questa nota solo dopo la sua scomparsa. Era questa la sua volontà, ed infatti tutto è andato secondo i suoi piani. Nulla di sorprendente, in verità: in passato aveva spesso stupito gli altri, dimostrando di essere in grado di prevedere perfettamente le mosse altrui. Piccolo demonio.

    OK, ma che ci dovrei fare con questo? Non posso accedere a quel dominio senza una password, lo sanno pure i polli. Dovrei inviargli un messaggio? Non saprei che cosa scrivere, non ne vedo l'utilità, e poi chi risponderebbe? Riosservo la copertina dei Racconti di Poe, con il suo corvaccio nero che fissa costantemente il lettore, e devo confessare che la vista mi mette alquanto a disagio. Sono un pessimista per natura, e cominciano a venirmi in mente solo infauste ipotesi, degne di un film dell'orrore... Ma poi mi calmo, e mi spremo le meningi. Non devo mandargli un messaggio, in quanto probabilmente per lui sarebbe molto più comodo contattare, invece di essere contattato. Se avesse agito così, Camillo non avrebbe dovuto aspettare che io trovassi il biglietto...

    Camillo? No, calma, ora sto parlando di lui come se potesse ancora scrivermi. Non è più vivo, purtroppo, non può certo tornare dal regno dei morti, non può farlo...

    Mi precipito in cucina a bere un bicchier d'acqua.

    Calma e sangue freddo. Nel giro di un minuto giungo alla conclusione che quanto ho pensato vale comunque, basta modificare leggermente il concetto, cambiando solo il soggetto del ragionamento. Chiunque possa essere l'utilizzatore di questa casella di posta – e questa persona NON E' Camillo, ripeto a voce alta a me stesso, per convincermi una volta per tutte di questa ovvia verità – ripeto, se questo Mister X volesse comunicare con me farebbe molto prima a mandarmi un messaggio, invece di attendere che lo faccia io.

    In altre parole, quello che dovrebbe entrare nella casella email dovrei essere io... Ma con che password, allora? Magari non l'aveva scritta sul biglietto perché aveva paura che qualcun altro lo scoprisse al posto mio, ma in questo modo come faccio?

    Accendo comunque il portatile, raggiungo il sito internet apposito, e controllo se c'è una qualche domanda segreta con cui recuperare la parolina magica, ma immediatamente constato che lui non l'ha mai impostata. Pensare di contattare l'azienda in questione per chiedere a loro di modificare la password è assurdo, legalmente non sono io il proprietario dell'indirizzo e se mi chiedessero dei documenti sarei nei guai fino al collo. Devo dedurla, questa password, non mi rimane altro. E la prima cosa che mi viene in mente è cercare indizi nel libro che mi ha regalato. Passo allora diversi minuti ad esaminare i capitoli in sequenza, con gli occhi che mi pulsano dall'eccitazione. A me gli enigmi sono sempre piaciuti, sono un patito di quelli che vengono definiti puzzle game. Peccato solo che i risultati di questa indagine siano deludenti: noto cinque o sei passi del testo sottolineati con una matita, ma a parte quello non ci sono tracce che mi possano suggerire una qualche pista da percorrere. Troppo poco, per poter risalire alla soluzione da lì. Provo dunque ad eseguire qualche tentativo senza troppa convinzione, come usare il mio nome, il suo nome, qualche parola che lui usava spesso, la prima lettera di ogni capitolo del testo, oppure la prima lettera di ogni passo sottolineato da lui, ma niente. C'era da aspettarselo: come ricorda la schermata principale del portale, la password deve comprendere obbligatoriamente almeno un numero, quindi nessuna di queste può essere l'idea giusta.

    Poi però mi fermo a rimuginare su quello che so di lui. Quell'indirizzo email, così scritto... Non è da lui. So che a qualcuno piace scrivere nickname alternando caratteri maiuscoli e minuscoli, capita di trovarne nei forum o nei blog, ma Camillo no. Anzi, quando eravamo solo io e lui più volte mi aveva rivelato che detestava le persone che ricorrevano a quel tipo di soprannomi. Un dettaglio che conosco solo io, in sostanza, una possibile traccia che solo io posso captare... E se allora... la soluzione fosse lì, nel nome stesso dell'email? Devo solo scegliere le lettere giuste. Il due deve essere presente per forza poiché la password richiede appunto almeno un numero, ma poi che cosa devo scegliere, caratteri grandi oppure piccoli? Beh, basta provare tutte e due le possibilità. Le minuscole non funzionano, le maiuscole sì. Ecco qua, sono dentro.

    Si apre di fronte a me una nuova schermata. Sulla quale appare in bella mostra il messaggio "Bentornato Camillo, è un piacere rivederti, come va?". Una scritta alquanto insolita, che sul momento mi coglie di sorpresa. Solitamente, i saluti che ti rivolge la casella di posta sono freddi ed impersonali, non sono così appassionati... Ma il mistero viene presto svelato: la frase di benvenuto può essere configurata a piacimento dall'utente, nel pannello delle opzioni, nulla di strano quindi. Anche se devo dire che questa notizia non mi rassicura del tutto. Non immaginavo che Camillo sentisse il bisogno di ricevere un tale saluto da quello che in fondo era solo un server. Aveva così tanto bisogno di un po' d'affetto, di un contatto più umano? Mi sento a disagio, perché ho l'impressione di essermi addentrato troppo nella sfera più intima e riservata del mio amico.

    Ma ben presto mi do del deficiente, deridendomi per aver creduto davvero di fare una cosa sbagliata. Io non sto facendo nulla di male, ripeto tra me e me, non sto facendo nulla di male, è stato lui ad invitarmi qui dentro. Ed allora mi convinco a procedere, anche se quel sentimento latente di imbarazzo non pare proprio volersene andare da me... Mah, vediamo di farla finita in fretta, verifichiamo che c'è dentro. In effetti realizzo rapidamente che il mio amico aveva usato questa casella di posta alcune volte, come si può notare dalle icone presenti in alto. Risultano inviate un certo numero di mail, ed altre ne sono arrivate. Beh, a questo punto è chiaro che lui volesse che io le leggessi, così non mi faccio problemi e mi dirigo verso i messaggi ricevuti. Ormai sono troppo curioso per tirarmi indietro.

    Sette in tutto, vedo, mandate alcune settimane fa. Alla fine mi sarei aspettato un numero maggiore... Però una cosa mi salta all'occhio: il destinatario è lo stesso.


    Lapetitfemme95




    Non ho la minima idea di chi possa essere, credo di non avere mai sentito un nick simile in vita mia. Nella mia testa iniziano a nascere le più disparate congetture su chi possa essere, ma alla fine clicco sul primo messaggio della lista. E mi compare questo:


    Mi dispiace, ma come ti ho già scritto nei precedenti messaggi
    sono già fidanzata con Gianpiero e mi trovo benissimo con lui. Dovresti lasciar stare, davvero.





    Ma quindi questa... è una ragazza? Sul serio? È questo, quello che penso all'istante. E lui aveva confessato a lei i propri sentimenti? Non lo avrei mai creduto possibile. Però l'evidenza dei fatti conferma questo ed inoltre, andando nella cartella della posta inviata, scopro che anche l'argomento dei messaggi che lui aveva inviato è pressapoco quello. Si era innamorato di questa Lapetitfemme95, solo che gli era andata male...

    Mi viene da sorridere, ripensando a quel marpione. Però mi chiedo come mai abbia voluto che io leggessi questa roba. Forse riteneva che fosse giusto mostrare un lato di sé che nessuno conosceva? Può darsi, sinceramente non posso dire se sia così o meno. E allora muovo il mouse verso l'icona per la chiusura della pagina internet...

    Ma prima di farlo, noto che c'è un'altra cartella che non ho ancora aperto. Lì aveva salvato altri messaggi, parecchi messaggi, successivi a quelli che ho già visionato; roba che Camillo aveva preferito non tenere nel folder principale. Mi domando perché abbia deciso in questo modo, intrigato. Malauguratamente, la risposta mi colpisce violentemente in faccia, quando guardo il primo messaggio di questo gruppo, inviato da Lapetitfemme95.


    Ti ho detto di lasciarmi in pace, bastardo! Io ti denuncio,
    ti faccio rinchiudere in galera se non la pianti subito, chiaro?





    Ed anche gli altri messaggi sono sulla falsariga di questo. La sua interlocutrice non voleva avere niente a che spartire con il mio amico, ma lui aveva insistito e non demordeva affatto, sebbene lei facesse il possibile per divenire irreperibile. Controllando bene noto infatti che i messaggi inviati da Camillo erano destinati alla stessa persona, però le mail erano diverse. La sua... la sua vittima aveva evidentemente cambiato indirizzo, e nonostante questo lui era riuscito sempre a rintracciarla. Minacce, insulti, allusioni a denunce fatte alla polizia... ed anche quello che Camillo gli scriveva era poco rassicurante. Le scriveva... che l'avrebbe ammazzata, che era una sgualdrina, perché non ricambiava i suoi sentimenti.

    Scorro avidamente tutti i messaggi, incredulo. Non avrei mai immaginato che il mio amico potesse essere uno stalker. Una persona così tranquilla, apparentemente... Ma vedendo quello che il fidanzato di quella ragazza gli aveva scritto non ci sono possibilità di fraintendimento:


    Figlio di puttana, se non la pianti di dar fastidio a Federica giuro su Dio che ti ammazzo con le mie stesse mani
    Non ti azzardare più a scriverle, pezzo di merda





    Ma qualcuno sa di questo lato della sua personalità? In paese credo di no, i giornalisti lo hanno sempre dipinto come un bravo teenager e nessuno ha parlato di questo aspetto dopo la sua sparizione; un elemento come questo sarebbe emerso subito nelle indagini, non è di poco conto, avrebbe fornito delle piste importanti da seguire. E' strano come la stessa polizia ne sia invece tuttora all'oscuro, nonostante in quello scambio di mail si sia parlato anche di denunce alle autorità. Forse... Camillo era riuscito a celare comunque la propria identità, dando nomi falsi ed usando programmi appositi per aggirare ogni possibile blocco delle sue email. Era sempre stato bravo in quel genere di cose. E così la fanciulla di cui si era invaghito probabilmente non lo conosceva di persona, non l'aveva mai visto in faccia e non sapeva come si chiamava, quindi avrà solo sporto una denuncia contro ignoti, non contro di lui direttamente. Così le cose si spiegherebbero, almeno in parte. Però... Sono ancora incredulo...

    Esco allora dalla casella email, e decido di saperne di più su chi sia questa LaPetitfemme95. Da qualche parte ci saranno delle informazioni, probabilmente quel soprannome esiste anche da qualche altra parte... Digito il suo nickname sul motore di ricerca e controllo.

    La verifica alla fine è molto rapida, i link che compaiono di fronte ai miei occhi parlano chiaro: scopro in pochi secondi che si tratta di una youtuber, una di quelle persone che realizzano video da caricare in rete. Non è una di quelli più famosi, però ha circa trentamila iscritti, quindi non è neanche male da quel punto di vista. Suppongo che sia stato così che Camillo l'ha conosciuta. Vado allora sulla pagina facebook associata, e lì scopro che non abita molto lontano da qui, tutto sommato, vive ad un centinaio di chilometri da casa mia. Ma non è quella, la cosa che mi inquieta di più. Nei video più recenti di quel canale, si vede una giovane dall'aria un po' triste, caratterizzata da due pronunciate occhiaie, molto meno esuberante di quanto appare nei suoi lavori dei mesi precedenti; una che cerca di nascondere invano una forte inquietudine. Tanto che pochi giorni fa, ignari della verità, alcuni dei suoi fan le hanno suggerito di prendersi un po' di riposo, credendo che la loro beniamina sia in quelle condizioni perchè sta lavorando troppo e si sta spremendo in eccesso. Io invece lo so, mi è evidente che quella situazione così angosciante era, ed è ancora, la ragione che la sta lentamente uccidendo da dentro.

    Ma non è tutto. Il punto è che per andare dal nostro paese al suo bisogna dirigersi verso sud, lungo le varie strade di raccordo e collegamento. E Camillo è stato rinvenuto proprio a sud di qui.

    Una funesta ipotesi si sta facendo largo nella mia mente. Che il mio amico abbia cercato di andare a casa dell'oggetto delle sue manie perverse? Quindi sarebbe scappato da solo, non sarebbe stato rapito, e quindi si spiega anche la frase enigmatica che aveva pronunciato mentre mi lasciava il libro. Però, allora, quell'esplosione che lo ha dilaniato a metà strada... Che cosa significa? Che il fidanzato della sua vittima lo abbia davvero fermato in un modo così violento, come ha minacciato di fare? Ma no, è impossibile, rientrando nella sua casella di posta, riguardando tutte le mail, controllando uno per uno gli allegati... Concludo che Camillo non le ha mai mandato una propria foto. Quelli non possono assolutamente conoscere i lineamenti del suo volto.

    Non so più che pesci pigliare, ed allora controllo la cartella dello spam, per vedere se è rimasto qualcosa anche lì. E qualcosa c'è davvero. Pubblicità che parlano di attrezzi per automobili, video che descrivono la meccanica delle vetture, lettere di conferma per l'acquisto di chiavi inglesi ed altri utensili... Mi nasce in testa un sospetto inenarrabile. Se quella ragazza ha “95” in fondo al nickname, allora deve avere diciotto o diciannove anni, quindi avrebbe l'età giusta per guidare... Controllo il suo canale su youtube, e tra i video ne scorgo uno intitolato “La mia macchina nuova, finalmente!”, caricato pochi giorni prima che Camillo sparisse. Faccio partire allora il filmato, e mi imbatto in lei, che eccitata impugna il volante e sorridente esordisce con un «Speriamo di non saltare in aria girando la chiave!», mentre il suo fidanzato, sedutole accanto, le risponde divertito «E che è? Mica siamo in un film di spionaggio!»

    Ormai ho pochi dubbi. Mi dispiace pensarlo senza avere prove concrete, ma che posso farci? Tutto sembra indirizzarmi a ricapitolare la vicenda in questo senso... Lui che parte per andare ad uccidere la sua vittima, lui che ha in testa di sabotarle la macchina per farla esplodere una volta accesa, lui che fa una prova su di una macchina mai vista per fare dei test ed essere sicuro, e lui che per sbaglio fa saltare in aria tutto quanto, morendo nell'incidente senza poter attuare i suoi insani propositi... Dovrei essere contento che sia andata così, che lui non sia riuscito a completare il suo folle piano? Non lo so, non lo so davvero, non so cosa pensare.

    Mi alzo in piedi, fissando ancora il portatile. Ora che suppongo di sapere tutto, cosa dovrei fare? Chiamare la polizia? Nella mia ricostruzione dei fatti ci sono dei punti oscuri, degli elementi a cui non so dare spiegazione; inoltre, non credo di avere prove abbastanza concrete per dimostrare che la mia teoria sia vera. Però non potrebbero negare che come filone d'indagine abbia perfettamente senso: dovrei metterli al corrente di questa casella di posta segreta, all'istante. L'unica cosa che mi trattiene dal farlo è l'idea che ciò mi affibbierà una notorietà non voluta: cominceranno a descrivermi come il supertestimone che conosce la verità, parleranno di me ogni santo giorno, infischiandosene della mia privacy. Mi immagino già le mandrie di giornalisti che si assieperanno sotto casa mia per subissarmi di domande. Tuttavia è mio dovere rendere pubblico questo materiale, sarebbe una svolta clamorosa per le indagini: il senso di colpa per aver taciuto sarebbe ben peggiore rispetto alle seccature provocate dalla stampa, temo. Per quanto...

    Mi domando se non dovrei fare qualche cosa d'altro, prima di avvertire chi di dovere. Per esempio, cosa dovrei fare con LaPetitfemme95? E soprattutto, perché Camillo mi ha consegnato questa specie di chiave che mi ha condotto alla sua stanza degli scheletri? Forse perché una parte di lui era rimasta buona, e dunque voleva che io le chiedessi perdono per lui? Sono letteralmente paralizzato da tutte quelle che possono essere le possibili risposte, un'ipotesi mi suggerisce di muovermi, quella opposta mi ingiunge di stare fermo... Che cosa fare?

    Mi rendo conto poi di una certezza su cui non posso dubitare, e che mi può consentire di orientarmi nel disordine mentale che sta ora regnando sulla mia volontà. Se io denunciassi subito tutto, gli inquirenti porrebbero subito l'email sotto sequestro, e così perderei l'unico contatto che ho con lei. La prima cosa da fare quindi è copiare il suo indirizzo da qualche parte, allora prendo una biro e lo riscrivo sul post-it arancione dove si trova anche quello di Camillo, non avendo altri pezzi di carta a portata di mano. I loro indirizzi uno sopra l'altro... Vederli così vicini mi inquieta, ripensando a quello che c'è stato dietro, sembra che quello di lui stia per mangiare quello di lei.

    E nel frattempo fuori piove sempre più forte.

    Scelgo di chiudere la casella email di Camillo, non c'è più nulla da guardare lì, quella lista di immonde schifezze mi ha depresso anche troppo. Adesso sto pensando di inviare un messaggio a quella sfortunata ragazza, per spiegarle che non ha più nulla da temere, ma non voglio usare l'indirizzo del mio amico per farlo, lei si spaventerebbe a morte leggendo il mittente ed a quel punto non leggerebbe più il contenuto. Meglio usare la mia, allora.

    Scrivo l'indirizzo a cui voglio spedire la mia mail e dopo, nel campo “Oggetto”, inserisco temporaneamente il nome della casella di posta «[email protected]», solo per ricordarmelo e per evitare di scrivere maiuscole e minuscole in un ordine errato. Poi sto lì cinque minuti, imbambolato. Non so assolutamente cosa scriverle di preciso, ho paura di ferirla, ho paura di spaventarla. Qualcosa mi spinge a scrivere, ad affrettarmi, però sono troppo titubante per farlo, ora come ora.

    Mi alzo dunque nuovamente, dopo aver svuotato il campo "Oggetto", e decido di allontanarmi dal computer con la casella email aperta, tanto sono solo, nessuno può entrare per mettersi a curiosare lì dentro. Penso che sia una buona idea andare a prepararmi un bel caffè, per rilassarmi. Lo so, una camomilla sarebbe molto meglio in questi casi, però non trovo la scatola con le bustine, e quindi non mi rimane che quel buio, caldo liquido scuro che così bene si intona con l'oscurità che c'è fuori, all'aperto.

    Poi torno in camera mia, e vado verso il portatile. E lì mi metto all'opera e le scrivo il messaggio di scuse. Una mail con oggetto «Ciao, vorrei parlarti di Camillo», dove illustro per filo e per segno tutta la verità.

    Clicco il pulsante "Invia", appare la nota «Il suo messaggio è stato inviato correttamente». Tutto secondo copione.

    A questo punto credo di aver fatto tutto quello che era in mio potere. Non mi resta che contattare la polizia di stato, per mettere la parola Fine a questa triste vicenda. Senonché mi viene impedito di farlo, ma non da una forza sconosciuta quanto da un segnale acustico del computer. Prima che io possa abbozzare una qualsiasi altra azione, infatti, il portatile mi avvisa che mi è giunto un messaggio, una risposta. La apro subito, e leggo il mittente, stupefatto. Proprio LaPetitfemme95, proprio lei. Che mi scrive queste poche parole.


    Ancora tu................




    Come, «Ancora tu»? Cioè, lei crede che io sia Camillo? Non è possibile, l'unica spiegazione che mi nasce in testa è che questa poveretta abbia letto l'oggetto della mail, scorgendo quel nome che tanto odia, e che pertanto abbia creduto che io fossi lui, ignorando dunque il contenuto che si trovava subito sotto. E'... è così depressa da reagire in questa maniera, terrorizzata da poche semplici parole? Sta davvero così male, per comportarsi in questo modo? Assurdo. Posso capire che ormai l'argomento «Camillo» sia fonte di dolore per lei, però io sono qui per aiutarla, non per causarle altra sofferenza!

    Le scrivo allora una seconda missiva, intitolata «Per favore leggimi, è importante, non ti devi preoccupare più», dove le ripeto quanto riportato nel primo messaggio e dove sottolineo il fatto che la fonte dei suoi guai se ne è andata per sempre.

    Ma la risposta non è quella che mi auguro.


    Basta, questo è un incubo...
    Io non... Ce la faccio più................




    Mi ha frainteso.

    All'istante allora cerco di replicarle a mia volta, spiegando in fretta e furia l'avvenuto, il fatto che il suo aguzzino non ci sia più, che è al sicuro, che non deve più temere alcunché, che io non sono lui e che non desidero farle alcun male, che, che, che...

    Ma lei non mi risponde più. Ho paura che lei non abbia nemmeno letto.

    Le invio un altro messaggio, supplicandole di confermarmi che ha capito il malinteso, ma niente da fare. E allora le spedisco una terza lettera, e poi una quarta, e poi uso Facebook per provare a mettermi in comunicazione con lei da lì, e lo faccio più e più volte, consumando la tastiera ed incrinandola a furia di martellare furiosamente le mie dita su di essa...

    Non ottengo niente.

    Mi sento in colpa, per non essere stato in grado di evitarle altra sofferenza... L'unica cosa che riesco a concludere è che, se fino a poco tempo prima era davanti al computer, forse lo è anche adesso, magari su un altro sito... Provo a controllare il suo canale youtube, e poi la sua pagina Facebook.

    Niente.

    Mi alzo in piedi per l'ennesima volta, cercando di farmi venire in mente un'idea. Sono fuori di testa, sono su di giri, sono al culmine dell'esasperazione. Non avrei voluto urtarla, non sono quel tipo di persona, non sono come Camillo... Camillo, Camillo, quel nome ormai mi ronza per la testa, vorrei tanto non averlo mai incontrato. Già ho pochi amici, poi tra tutti dovevo scegliere proprio lui? Chi poteva mai immaginare che il demonio potesse avere un nome tanto tenero ed inoffensivo, a prima vista?

    Non ho il suo numero di telefono, inviare una busta con delle scuse per iscritto richiederebbe troppo tempo, alla mail non risponde... Che cosa mi resta da fare? Nulla, concludo maledicendomi. Nulla, tranne continuare a ricaricare come un ossesso la mia casella di posta e la sua pagina Facebook, sperando in una qualche novità. E così passano i minuti, mentre io mi sento impotente, del tutto incapace di venire fuori da quel disastro.

    Fino a che alla fine arriva qualcosa.

    Sulla sua pagina Facebook, tutto ad un tratto, compare una breve nota, senza parole. Contiene solo un'immagine. Quella di una colomba bianca che spalanca le ali, e vola in cielo.

    Che cosa significa? Glielo chiedo subito sotto all'immagine, ed anche molti altri lo fanno, visto che non è tardi e c'è molta gente connessa. Trascorrono due minuti, e arriva la spiegazione.


    Sono Gianpiero, scusate se uso il profilo della mia fidanzata per scrivere.

    Scusate anche se scrivo male ma ora non ho voglia di star lì a curare l'ortografia.

    Il fatto è che Federica non è più tra noi. È volata insieme agli angeli, pochi minuti fa.



    A me si ferma il cuore.

    Non riesco a capire... Come, morta? E' un modo di dire? No, non può essere, si nota subito che questo messaggio è tremendamente serio. E io sono qui, rimasto di sasso, con la gola bloccata da un senso di terrore e con la mente che lì per lì non si è accorta che il testo continua subito sotto.


    E' tutta colpa di un bastardo, di un pezzo di merda che le ha reso la vita impossibile e che l'ha portata alla disperazione. Io ho fatto quello che potevo per farla stare tranquilla ma lei si sentiva sempre peggio, è andata in depressione, di recente è stata anche da uno psicologo. Abbiamo anche sporto denuncia, ma non riuscivano a rintracciarlo... E stasera, dopo l'ennesimo messaggio ricevuto, lei non ce l'ha fatta più. Si è scagliata in strada, piangendo, ha aspettato la prima macchina che le si è parata davanti, e prima che noi potessimo fermarla si è gettata per farsi investire.

    Le gomme le hanno fracassato il cranio, almeno è morta sul colpo, senza soffrire....

    Il mio angelo se ne è andato, per sempre. Ma io...

    Io giuro su Dio e su tutto quello che ho più caro al mondo che quel figlio di puttana lo trovo. Lo trovo e lo ammazzo con le mie mani, lo faccio soffrire, gliele strappo quelle mani del cazzo, gli faccio passare le pene dell'inferno. Ti ammazzo, figlio di puttana, dovesse essere l'ultima cosa che faccio, non me ne frega un cazzo di finire in prigione dopo...

    Scusate lo sfogo, ragazzi, sono distrutto...

    Gianpiero.




    Io non so cosa pensare. Sono pietrificato. Mi sento in colpa, anche se sono consapevole di non aver mai voluto fare del male a quelle che in fondo era un'estranea, per me. Vorrei chiedere perdono di una cosa che non ho commesso, però capisco che non avrebbe senso provare a scrivergli qualcosa, non degnerebbe le mie condoglianze di uno sguardo.

    Ma c'è un'altra cosa che mi turba ora, ancora più agghiacciante. Tutti i messaggi inviati nelle settimane scorse erano state spedite in modo che nessuno potesse risalire a lui, nemmeno la polizia. Da bravo hacker, si era sempre tenuto nascosto. Ma quelle di stasera... sono diverse. Io non uso certo software particolari, la mia casella di posta è intestata a me, con nome, cognome e tutto quanto. E probabilmente scoprirebbero anche che le ultime mail sono state inequivocabilmente scritte e mandate da qui. Troverebbero delle prove inconfutabili nell'hard disk del mio portatile, e se lo facessi sparire loro mi domanderebbero perché l'ho fatto, mettendomi in una posizione complicatissima.

    In... in che guaio mi sono cacciato? Non posso raccontare la verità, non mi crederebbero. Non sono in grado di dimostrare che è tutta opera di Camillo, il giudice insinuerebbe che sono stato io e che ora starei cercando di affibbiare tutte le responsabilità ad un povero morto che non può difendersi. Mi accuserebbero di gettare fango su di un vecchio amico, disegnato dalla stampa come un bravo ragazzo tutto casa e chiesa, pur di discolparmi. E non posso neanche dare la colpa a nessun altro. Se affermassi che qualcun altro è stato in casa mia, questa sera, e se dichiarassi che è stato lui a mandare quei messaggi... Basterebbe che questa persona avesse un alibi, ed io sarei condannato.

    Ed anche se riuscissi a far venire dei dubbi alla magistratura... Come potrei mai convincere Gianpiero? Quello ha giurato di uccidere il colpevole, e se solo comincia a sentire voci su di un mio presunto coinvolgimento...

    Ho paura...

    Ed ora ne sono sicuro. Mi ritorna in mente quell'esperimento in cui delle cavie attraversano un piccolo labirinto, i cui passaggi sono obbligati dalle sottili pareti di compensato. Ed anche io mi sono comportato così. stasera. Ho fatto tutto quello che Camillo si attendeva che io facessi. Mi ha manovrato fin dall'inizio, pur essendo morto. Io sono stato la sua marionetta, lui il burattinaio divertito con i fili tenuti bene in pugno. Ed il finale di questa storia è quello che lui si augurava.

    Alzo lo sguardo dal monitor. Vorrei vedere davanti a me il fantasma di Camillo, uno spettro dagli occhi luciferini, dal ghigno diabolico. E magari con addosso i fili sottili del destino con cui mi ha controllato per tutto questo tempo, legati alle sue dita intrise di sangue. In un certo senso starei paradossalmente meglio se fosse così, potrei dire a me stesso che prima ero dominato da un demonio, che non potevo sfuggire al controllo di un essere sovrannaturale. Questo senso di panico che mi sta attanagliando le viscere ne verrebbe attenuato, riuscirei a darmi una spiegazione riguardo il perché ho compiuto questo. Ma anche questa consolazione mi è negata. Di fronte a me non ci sono immagini, solo il nero della notte che scivola dentro attraverso i vetri della finestra.

    Ma questo ha meno importanza di quanto possa sembrare, ora. Quelli che contano solo i fatti. Quella ragazza è morta, il resto sono solo chiacchiere... Un contrattempo aveva ostacolato Camillo, togliendogli la vita sulla strada verso il compimento della sua macabra volontà, ma neppure questo gli ha impedito di raggiungere il suo obiettivo. Ha ottenuto il tributo di sangue che lui reclamava, ha distrutto la vita di quella sventurata e dei suoi cari. E con esse pure la mia.

    Ora mi balza subito agli occhi quello che avrei dovuto capire prima che fosse troppo tardi. Io di lui ho sempre saputo poco, ma lui di me ha scoperto tutto, ogni particolare, ogni sciocchezza, ogni possibile minuzia: mi ha studiato, analizzato. Ai suoi occhi ero un libro aperto di cui conosceva ogni singola parola. E la sua vittima era lo stesso. Aveva capito, man mano che le inviava le sue email malvagie, che LaPetitFemme95 ormai era sul punto di crollare e che sarebbe bastato un solo messaggio per farla precipitare in un abisso di disperazione... Dannazione, per quale motivo il suo fidanzato non le ha proibito di usare il computer?

    Ma ora è troppo tardi per recriminare. Camillo ha trovato il modo di indurmi a compiere tutte le azioni che desiderava. In fondo, quando trovi una casella email con quei contenuti, cosa c'è più naturale che chiedere scusa a chi ha subito quella disgrazia? Io la penso così, e quello aveva carpito bene questo aspetto della mia personalità, intrappolandomi in questo scherzo del fato. Così, con quella semplice azione apparentemente innocente, con quel comunissimo libro regalatomi, lui mi ha portato di proposito all'inizio di un percorso di cui lui ha previsto ogni singola mia mossa. Nel mio cuore, lui mi ha appena spalancato le porte dell'inferno, di cui solo ora inizio a distinguere distintamente le nere fiamme, atroci lingue di fuoco pronte a tormentare la mia anima in eterno, mentre il mio corpo è destinato a marcire dentro una prigione o ad essere fatto a pezzi da un fidanzato impazzito dal dolore. E questo perché in fondo, per lui, non sono mai stato un normale amico. Io, per lui...

    … Sono stato solo il suo piano di riserva.


    Edited by "qualcuno" - 29/7/2014, 13:10
     
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