E quasi silenti carni

Racconto a puntate

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  1. misterpoe
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    La carne è incompatibile con la carità: l'orgasmo trasformerebbe un santo in lupo.

    Emil Cioran


    I.

    Solo, nella chiusa delle betulle, c'e' un ramo di ombre che pendono.
    Anche la morte piange il furore delle rose incenerite sulle dita dei fanciulli che bevono la polvere sbavata dal vento.
    Tutti quelli che possono, inteneriscono le rughe prima di scendere la collina, come umori della terra; e scendono insieme al sole, uguali all'eufemismo di una processione, spaventosi e grotteschi giu',sino alla vulva divaricata degli inferi, sino alla casa. I ventri sono aperti come le bocche, e conviene gettare altrove le pupille, dilatarle verso l'orizzonte, per non vedere la carne rigurgitare la carne.
    Qui le mani (tra)fugano, e s'ammalano.
    Poi s'odono le urla delle madri, vuotate del loro alfabeto, a colpi netti contro l'eco; le liturgie degli agenti cessano solo per un attimo.
    Intanto, un vecchio guarda tutto da una conchiglia di terra, e sembra l'unico a non traballare -con gli ultimi sgoccioli del vento- nel mulinello vertiginoso del tramonto.


    Qualunque caso dell'Ispettore finiva sempre in pipe e proiettili, e iniziava con un deposito di saliva su una tovaglietta bianca bagnata d'aceto, e portata alla bocca come in gesto di difesa. Ora, a scendere più in basso, seguendo il profilo umido della pioggia (che adesso cade vischiosa), un confine di cuoio assicura a stento un paio di pantaloni intorno all'esile vita. Tutto qui e' odore di morte, e una linea di fumo sbiancata dall'ultima luce del sole pare volgere a oriente , su, da un casolare opposto alla collina. L'ispettore ha condotto l'ombra magra delle dita sino alla testa, ad assicurarsi che il copricapo non ceda all'andare furioso del vento, o forse per tenere impegnata l'altra mano. Torce ritorte versi i corpi filtrano segmenti di carne putrida, e spalancata. Nuda. Si copre l'ispettore, abbandonando il copricapo, insinuando pollice e indice tra i bottoni dell'impermeabile, celermente, mentre gli agenti strofinano le mani contro il cielo, e borbottano "perché".
    Se ne avvicina uno a fatica, cianciando con i piedi fino all'ispettore, tossendo parole; e' l'unico che non si rifiuta di tacere l'indicibile:

    -Le vittime sono dodici. Tutti bambi…grr…

    La televisione cessa di funzionare, ingrigendo, e l’uomo con la vestaglia non può nulla contro le antifone di un cielo che sembra un sogno al contrario, una spelonca aperta sui fianchi dell’universo. Lo stambugio dove s’inventa di vivere si apre invece su un debole estuario della periferia dove chiunque sembra assolvere la funzione di relitto e nessuno osa più prestare il nome all’orizzonte oltre il mattatoio, là dove s’avventurano sole le strade asfaltate. Ma in questa città che è una lingua di sinonimi e contrari corradicale a tutte a le altre, in questa città un uomo, miracolosamente e imprudentemente, sta nascendo alla morte. Più avanti, spingendosi dentro l’antifilosofia degli studi televisivi, qualcuno va gridando “azione”.

    II.

    L’Ispettore e le carte, intorno a un tentativo di nitidezza, cercando di arrestare la cenere della sigaretta contro un posacenere trasparente che riflette luce e altre carte: dodici bambini. C’è già stato l’interrogatorio del vecchio, lento, inutile, e per giunta gratuito; ci sono stati i sopralluoghi, le autopsie, una manifesta necrofilia, e un terribile senso pratico da parte degli interessati. Si è agito servendosi come della sabbia scampata alla marea, non tralasciando nulla, fedeli a un’inattesa utilità dell’inutile, e comunque in buona fede. Ora va rintronando per la stanza il telefono, e l’Ispettore s’agita per rispondere: c’è un urto, un contatto di gomito, e il posacenere realizza per pochi secondi quello che per tutti è l’interminabile moto parabolico che precede lo schianto.

    “Stop!”. Nello studio.
    “Da capo, e mandate qualcuno a pulire!”.


    Ha un viso magro dove si insinuano intervalli di depressioni e lentiggini che inseguono il profilo del naso fino ad aprirsi, gettandosi oltre il confine degli occhi, e un ritaglio di labbra macchiate da una linea insicura di rossetto, che si muovono nervosamente:

    -Giorgio, sta nascendo!

    I piedi dell’ispettore svettano contro il feretro della scrivania, si liberano, tintinnano un attimo sul pavimento, il tempo di affrontare l’improvvisa perdita di equilibrio, e poi vanno verso la porta, contro le lentiggini e il rossetto, fuori dalla stanza, reggendo un corpo esile e goffo, improbabilmente investito dagli sguardi di tutti, vanno nonostante gli intervalli di fiato, il vuoto di saliva, il quasi tenero sbigottimento geografico. E’ una corsa antistorica e antieroica, contro l’invenzione luciferina del tempo, più simile a quella di un moribondo che a quella di un maratoneta, eppure spettacolare come lo è ogni fuga, ogni tuffo, ogni gesto al contrario. E se qualcuno non avesse notato il segmento senza definizione dell’ombra di una telecamera spingersi insieme all’ispettore, si sarebbe potuto dire che si era trattato di una reazione autentica, di qualcosa di vivo, dell’innesco di una rivoluzione e “Stop! Buona! Controllate l’ottica!”

    III.

    Per isteria, o forse per insufficienza, aveva iniziato a scrivere. C'era stato l'idea di un romanzo, e poi il suo ostinato, irrevocabile rifiuto. Ora c'erano gli articoli, e un deserto d'inchiostro a graffiare le pagine di un quotidiano locale che invocava - se non la chiusura- quanto meno l'elogio alla pagina bianca. Emilio controlla la bozza per l'edizione del mattino, come di fronte all'icona implacabile del fallimento, a una diagnosi che e' essa stessa malattia:

    "Questa periferia non vale un giardino di rose

    La vendetta di classe: questione di gola, di artrosi, di nervosismo delle parti. È stato necessario porsi un termine maggiore per giocare a sbafarne le linee di contorno: "che ho fatto di male per abitare una palazzina invasa dall'erba vulcanica". Più in là l'attenti delle viole e un campetto da calcio, grasso e senza durata; di periferico, solo i pallidi suggerimenti dell'attacco pubblicitario sulle strade: "chi te l'ha fatto fare", sbagliato il tempo, bruciate le strade. Tutta l'Urbe e' stata investita sobborgo: "magari me ne vado in campagna, approssimativamente si sta bene, e i soldi non bastano mai". Senza una pausa, le macchine inventate accese; a scuola, recitare le battute d'arresto; qualcuno prende congedo dai fili, e si ritira. Gli altri, i più temerari, costruiscono veli più sottili intorno al cemento: "e' un peccato, c'è la mostra al lanificio": cose che stanno sul giornale, ma i giornali non esistono più (non fanno una piega). Le periferie vengono rilanciate da una collana verde tutta intorno, perfarci pic-nic sintetici: 'ci stanno contando le margherite perfarci pagare quelle che strappiamo". Prestare i corpi, le protesi, dare i numeri (del lotto): "smobilitate le strade, che c'e' la processione". Non sapere come ci siamo arrivati: non si può ritornare prima delle saracinesche, alle botteghe: senza dare importanza alla misura delle parole. Dove vado: vado a farmi pagare lo spirito, ma senza fermarmi. Ci si potrebbe scrivere un saggio, su queste periferie, e poi pulircisi le lenti: sono in cura. Sei spacciato, vai alle terme. Risaliamo indietro, inventiamo l'arte povera finche' non ci staccano la luce... Che brutto panorama: tutti al trucco industriale! Fai un po' tu: il progetto per una spazio ricreativo, con un palchetto e la macchina per i gelati: ma senza risentimento, non sarebbe il caso. Stiamo arrivando alla luna ecologica, e bisogna arrivarci preparati, con collegamento di mani reciclate, cantando "ciao amore ciao"...

    Perché non s'odono più i campanelli delle biciclette?"


    Forse - e sarebbe l'ennesimo virtuosismo di forma- getterà via tutto. Per ora, apre il giornale di ieri. In prima pagina, ancora niente sui bambini.


    IV.

    (...)La tesi che si fosse ucciso complicava non poco le generalità -già influenzate da un ritratto fisiologico di formazione certamente inusuale- della vittima, tanto più che l'improbabile genesi del caso era stata fatta risalire non all'evento criminale isolato, e nemmeno al compendio di cause degli ultimi giorni, ma piuttosto all'affermazione di un certo tenore di vita, e quindi -specificatamente- a una biografia fondata su un'improbabile dialettica dei contasti: qualora qualcuno infatti si fosse interrogato, anche solo con docile indole e con interesse del tutto superficiale -svogliatamente quindi-, su chi o cosa fosse stata la vittima, ne sarebbe venuto fuori il quadro anatomico di un "tipo", cioè di una persona prestata a un carattere topico, e (insieme) del tipo esattamente opposto, vale a dire del suo contrario antropologico.
    Questo infatti ne risultava: che la vittima fosse stata insieme, per questo e per quest'altro, in quello e in quell'altro luogo, e contemporaneamente: un carattere insanabilmente misantropo e irriducibilmente compassionevole, dalla abitudini povere e dalla prodigiosa ingordigia, di carattere segnato dalla paranoica codardia e dall'avventata audacia, di bellezza spogliata di ogni fascino e di ripugnanza ricolma d'inusuale carisma; e ancora: ora di genealogia modesta ma orgogliosamente bucolica, ora di origini che si contendevano titoli di radicata trazione nobiliare, ora ancora di radici di curiosa derivazione etnica, epica e mitologica. Tutto questo disturbava non poco il commissario Bozzi e, anzi, -appropriandosi di una espressione propria-: "gli rompeva proprio i cojoni!"(...).

    -Signore, il bambino è nato! L'infermiera corregge per un attimo la posa, tenta un sorriso il più naturale possibile. L'ispettore, intanto, chiude il libro e lascia l'ispettore Bozzi sfiancato tra le letture della sala d'attesa.

    (Continua...)

    Edited by misterpoe - 10/4/2015, 13:59
     
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    CITAZIONE (misterpoe @ 26/5/2014, 15:02) 
    La carne è incompatibile con la carità: l'orgasmo trasformerebbe un santo in lupo.

    Ok, quando ho letto orgasmo sono caduto dal divano!
     
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  6. misterpoe
         
     
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  7. misterpoe
         
     
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    Aggiornato con un nuovo capitolo.
     
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6 replies since 26/5/2014, 14:02   321 views
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