S.I.C. Spie in Codice

Romanzetto.

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  1. Rory
         
     
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    Me lo aspettavo un po' che questa storia non sarebbe stata letta... Ma va beh, continuo lo stesso.



    Capitolo II





    Nuovi agenti






    Erano quasi le ventidue di sera, mancavano solo due minuti.
    La città era piena delle luci delle abitazioni e dei palazzi, come d'altronde, Napoli, lo era da sempre, essendo una città molto popolata.
    L'uomo era all'interno del suo ufficio che scrutava il paese dalla parete di vetro, con sguardo vacuo. La grande stanza che consisteva nel suo ufficio da capo-azienda di linee telefoniche, la Telecom Italia, era piena del buio che penetrava dall'esterno, la grande scrivania moderna e la sua poltrona di pelle erano perse nell'oscurità e gli enormi quadri posti sul muro erano come macchie quadrate e rettangolari indistinte. Anche se non si poteva capirlo, era un gran bell'ufficio. Come lo si poteva aspettare da una grande azienda telefonica quale la telecom.

    Era lì fermo ad osservare, aspettando il momento opportuno di agire. In realtà doveva solo fare una telefonata, ma questo bastava a farlo rimanere di buon umore. Era lì, solo, che scrutava le luci della città, con sguardo vacuo e un sorrisetto come stampato sul suo viso, le mani tenute impazienti in tasca, che fremevano dall'impazienza. Non aspettava altro che fare quella telefonata. S'allontanò dal vetro, per avviarsi al centro della stanza, sbirciò l'orario dall'orologio e vide che erano spaccate le ventidue. Prese il suo Samsung Galaxy dal taschino interno della giacca viola e digitò un numero, senza neanche aggiungere il prefisso privato, perché quel telefono era stato costruito solo per questo intento.
    Tante cose le persone, ignari nella loro troppo umile vita da stenti, beati nella loro ignoranza; non avrebbero mai potuto sapere quello che in realtà circolava nelle alte società. Quello che circolava all'interno di "quella" società. La tecnologia si era sviluppata tantissimo nell'ultimo secolo, ma le persone che vivevano all'esterno di tutto questo non potevano sapere quello che la tecnologia era in grado di fare. Quanto gli uomini sono stati in grado di fare...
    Attese in linea per pochi secondi.

    «Pronto.»
    Si sentì la voce, forte e ferma, di un uomo giovane, forse poco al di sotto della trentina. L'uomo non rispose, si limitò a tenere il telefono incollato all'orecchio, mentre il ragazzo s'affrettò a staccare il cellulare con leggera adirazione. L'individuo abbassò il cellulare, bloccandolo, mentre un sorriso sghembo s'insinuava sul suo viso, che presto diventò un ghigno.
    Adesso conosceva la sua posizione.

    Adesso sapeva dove andare a cercare.



    L'agente JJ rimase meravigliato dalla stretta della donna. Era tanto gracile quanto forte, si accorse, e comparata all'agente Martin che le era alle spalle a braccia conserte, con espressione indecifrabile, sembrava una bambolina di porcellana piccola e fragile. Aveva degli occhi verde scuro che catturavano, JJ dovette ammettere anche questo. Rimase a contemplarla per qualche minuto e se il sovrintendente Mord non avesse tossito in quel preciso momento, il ragazzo ne sarebbe rimasto rapito.

    «Li hai squadrati per bene?» Disse lui, e l'agente non capì se quella frase era ironica oppure era una semplice domanda. Decise di rispondere con tale tono. Lei l'aveva squadrata per bene, eccome. Deglutì e fece una smorfia appena accennata.
    «Si, signore.»
    «Bene, come ti ho detto, questi saranno i membri della tua nuova squadra» Continuò l'agente Mord. «Selezionati da me personalmente.»

    C'era una certa atmosfera nell'aria, era abbastanza opprimente, se non addirittura pesante. Questo, forse, perché al giovane gli erano stati affibbiati agenti che non conosceva affatto, ma nell'agente R c'era qualcosa che non gli andava, come se quasi mettesse in soggezione, o forse perché era la prima volta che aveva una donna in squadra... Cercò di non dare troppo peso a questi pensieri e si concentrò sulla missione della quale a momenti ne avrebbe conosciuto la traccia.
    L'agente Mord andò a sedersi alla sua sedia di pelle nera intrecciando armoniosamente le dita e appoggiò i gomiti alla scrivania bianca e moderna, un gesto che faceva sempre quando voleva mettere in soggezione un suo subalterno, ma proprio con Jonathan non funzionava. Aveva pienamente ragione l'inserviente delle pulizia: era un grandissimo megalomane ed un egocentrico senza misure.

    JJ lo seguì a ruota sedendosi sulla sedia, proprio di fronte al suo capo, l'agente R si avvicinò di un passo a con sguardo attento, rimanendo in piedi con la sua postura signorile ed elegante, mentre l'agente Martin rimase dov'era, sempre nella stessa posizione, e con la sua solita espressione da ebete.
    «Bene, dimmi allora di che si tratta.» Esclamò JJ, appoggiandosi con l'avambraccio alla scrivania.
    «Sarò franco agenti.» Disse Mord senza neanche battere ciglio. «C'è in rischio non solo noi, e con noi intendo tutti il dipartimento SIC. Avremo a che fare anche con gente che adesso sta vivendo una vita normale al di fuori di questo quadro.»
    Il tono di Mord era forte e coinciso, quasi come se volesse sottolineare: "Non lo ripeterò una seconda volta, quindi ascoltatemi bene, razza di deficienti".

    Si sporse indietro, affondando la schiena nello schienale della sua poltrona in pelle nera e prese un telecomando digitale, pigiò un tasto e comparì nel grosso schermo al plasma incastrato alla parete un uomo, giovane e con un'espressione molto affabile sul viso, con un sorriso che ispira sicurezza e una grande professionalità nel proprio lavoro. L'abbigliamento era quella del dipartimento SIC... Strano, JJ non aveva mai visto quell'uomo in giro. Eppure era da diverso tempo che faceva parte del dipartimento.
    JJ corrugò le sopracciglia, un gesto che faceva sempre quando era incuriosito, il che accadeva quasi con tutte le missioni che gli erano state affidate. L'agente R rimase ferma dov'era, mentre Martin con quella sua postura flocia, quasi inadatta alla sua statura da palestrato, guardava il televisore con un'interesse appena accennato.

    «Quest'uomo» Disse Mord, «Fece parte tempo fa del dipartimento SIC, quando io ancora non ero il sovrintendente dell'agenzia. Chiese di ritornare ad una vita normale e noi glielo concedemmo.» Disse sottolineando "Sovrintendente dell'agenzia". «Fu una grossa perdita per noi. La sua nomina era: Agente V. Non posso rivelarvi il suo nome per motivi di Privacy.» A JJ gli venne di nuovo in mente quel quadro, poco fuori l'ufficio.
    Poi pigiò nuovamente sul telecomando e apparvero una sfilza di volti alla rinfusa. Chi più giovani, chi più adulti, alcuni erano anche conosciuti da JJ, volti che non avrebbe mai più potuto salutare, né volgergli uno sguardo né niente.
    Dopodiché Mord si fermò sulla foto di un albergo. Era un albergo molto lussuoso ed elegante, almeno le balconate davano a quest'impressione. Poi passò all'interno della sala bar, una sala tutta tende di lino e seta e quadri di ogni dimensione, i tavolini e le poltroncine in pelle lucida e piante esotiche che ornavano il tutto. “Dovrei passarci qualche fine settimana.” Pensò JJ, “appena finirò questa missione, magari.” Poi passò alla foto di un computer. Era un computer portatile di queste generazioni, molto piccolo e nero, simile ad un notebook. Era un apparecchio molto vecchio, per i normali parametri dell'agenzia. Sembrava un Notebook normale, come ogni altro piccolo computer esistenti lì fuori.

    «In questo computer è nascosto un microcip.» Disse Mord, sospirando. Ed era un' altra cosa che non conosceva JJ, una delle tante altre. Nella faccia del ragazzo s'insinuò una smorfia contraddittoria appena accennata, e anche se Mord sembrava così pieno di se da non accorgersene, l'agente R tossì leggermente e JJ si voltò per guardarla. R gli lanciò un'cchiata ammonitrice, a metà tra un avvertimento, a metà di divertimento.
    Quel mondo era pieno di segreti, e lui, proprio perché erano diversi anni che faceva parte del SIC, avrebbe dovuto conoscere tutto di quel posto impossibile. Invece, più rimaneva e più capiva di svolgere lavori nella più beata ignoranza.

    «In questo Cip sono stati inseriti dei codici criptati, di cui solo l'agenzia ne è a conoscenza.» Disse. “Si, certo, e come no.” Pensò JJ indignato. Ma non protestò, non era nelle posizioni adeguate, per poter ammonire un superiore.
    «Ma se riescono a decifrare questi codici...» Mord si fermò, posò il telecomando e con un battito di mani spense lo schermo. JJ lo guardò divertito, dopodiché il sovrintendente si sedette nuovamente, con la stessa postura balorda di prima.
    «Ci saranno conseguenze catastrofiche, che porteranno ad una guerra disastrosa.» Disse, poi dopo aver confermato loro alcuni detta gli dell'impresa, congedò i suoi subalterni. Mentre JJ si stava incamminado dietro i suoi compagni di squadra Mord lo chiamò.
    «Ah, JJ.» Esclamò. «All'Hotel Vesuvio ci vai per compiere una missione, non per passarci il fine settimana. Chiaro?»

    Edited by RoryJackson - 12/5/2013, 20:30
     
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