Draghi

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    "Il solo immaginare che ti sto uccidendo mi ha fatto venire un sorriso in volto "

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    In un mondo di orrore e oscurità

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    Il drago è una delle creature che più affascinano l'uomo; il suo mito è presente in innumerevoli culture, dall'occidente all'oriente, pur con connotazioni e sfumature diverse. In ogni caso essi sono sempre stati descritti come creature simili a enormi serpenti, con grandi arti anteriori e posteriori, dotati di fauci enormi e artigli taglienti. Essi compaiono nelle leggende del passato, ma mentre per la cultura occidentale essi erano considerati l'incarnazione del male, portatori di distruzione e morte, in oriente erano visti come potenti creature sagge e benefiche.
    Le prime origini della mitica creatura si possono far risalire alla mitologia mesopotamica. Secondo la leggenda, dall'unione degli Spiriti primordiali Apsu e Tiamat nacquero gli dei, uno dei quali uccise il padre, Apsu. La rabbia di Tiamat (creatura descritta in modo molto simile ad un drago) generò dei mostri, incaricati di perseguitare gli dei. L'eroe Marduk lottò con Tiamat, facendolo sprofondare degli inferi.
    Anche gli Egizi avevano il loro drago, Apopi, che veniva sconfitto ogni notte dal Dio Ra, che scendeva negli inferi ogni giorno dopo il tramonto. Nella cultura egizia viene sottolineata la malvagità della creatura. Sono stati poi i Greci a introdurre il motivo del fuoco, con il titano Tifone, sconfitto da Zues in un duro combattimento. Vuole la leggenda che Tifone non sia morto, ma continui ad esalare fuoco e fiamme; questa sarebbe la genesi dell'Etna secondo la mitologia greca.
    Con la caduta dei greci e l'avvento dell'impero romano i draghi rimasero nell'immaginario collettivo del tempo come simbolo di virilità, di forza, di potenza. Nel Centro-Europa di loro si ritornerà a parlare nel medioevo. Ma in questo lasso di tempo essi non erano scomparsi, erano semplicemente emigrati a Nord, dove, secondo le cronache, avrebbero devastato la Scandinavia e la Russia, facendo nascere eroi come Beowulf.

    A differenza dei draghi occidentali i draghi d'Oriente sono creature esistenti sin dalla notte dei tempi, pacifiche e amiche dell'uomo. Secondo tali tradizioni furono loro ad originare la vita, a governare la forza della natura, in attesa che l'uomo crescesse ed evolvesse.

    A volte dotati di ali, a volte rossi o neri, i draghi nascono come animale mitico in Occidente durante il Medio Evo, presenti non solo nei tanti bastiari dai contenuti fantastici, ma anche nei trattati di scienze naturali del '500 e del '600.
    Essi erano simboli di lotta e di guerra, tanto che la loro immagine veniva spesso usata come araldo in battaglia come simbolo di forza. Ma non solo, sono innumerevoli i documenti antichi contenenti descrizioni dettagliate sull'aspetto e sulle loro abitudini. Secondo molti la loro estinzione sarebbe dovuta proprio ai cavalieri erranti, avventurieri e cacciatori che cercando di compiere gesta eroiche li avrebbero cercati e poi uccisi. Non solo, i loro resti (dalla pelle alle ossa) erano ritenuti oggetti magici, dotati di poteri sovrannaturali; ciò potrebbe spiegare il fatto che non sia stata mai trovata alcuna traccia. Non sono pochi coloro che sostengono la reale esistenza dei draghi, come lo scrittore Peter Dickinson, il naturalista svizzero Konrad Gesner.

    Anche in Italia non mancano le testimonianze. Ad esempio, nel 1572 un medico bolognese, Ulisse Aldovrandi, descrisse in modo molto particolareggiato un draghetto ucciso nei dintorni di Bologna. Lo stesso medico descrive anche il ritrovamento del 1499 in Svizzera di un drago molto più lungo, e di un'altro ritrovamento, in Francia, di un drago alato, portato poi al cospetto del Re Francesco I.
    Un altro sarebbe stato sconfitto addirittura dalla Madonna a Terravecchia, in Calabria, e San Leucio incatenò il drago di Atessa (Chieti).
    San Gottardo, in Trentino, avrebbe sconfitto addirittura un basilisco, una specie di drago ma dai poteri differenti, come quello di pietrificare esseri viventi solo con lo sguardo.


    San Giorgio e il Drago


    Il più famoso uccisore di draghi è sicuramente San Giorgio, santo protettore dell'Inghilterra, immortalato anche dallo splendido dipinto di Paolo Uccello.
    Della sua vita si sa ben poco, originario della Palestina, fu ucciso durante le persecuzioni di Diocleziano intorno al 287 d.C.
    Nel XII secolo, importata dai Crociati, cominciò a circolare la leggenda secondo la quale San Giorgio, giunto a Silene (Libia), avrebbe ucciso un drago in procinto di divorare una principessa legata ad uno scoglio. Giorgio diventò l'uccisore di draghi per eccellenza, e fu adottato come patrono inglese da Edoardo III intorno al 1348.

    Ci sono anche altre versioni, però, come quella narrata nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolanii". Essa racconta invece che San Giorgio avrebbe vissuto in Brianza. Un drago imperversava da Erba fino in Valassina, facendo strage tra le greggi. Quando ebbe divorato tutti gli animali, la gente di Cravenna cominciò a offrirgli come cibo i giovani del villaggio, di volta in volta estratti a sorte. Capito però che anche la principessa Cleodolinda di Morchiuso diventò una vittima, e fu legata presso una pianta di Sambuco. San Giorgio arrivò in suo soccorso e offrì dei dolci al drago per addolcirlo. Il drago seguì San Giorgio fino al villaggio, dove il Santo lo decapitò con un sol colpo. In ricordo di quell'evento, ancora oggi il 24 aprile, giorno di San Giorgio, in Brianza si preparano i "Pan meitt de San Giorg", dolci di farina gialla e bianca, latte, burro e fiori, essiccati di sambuco.
    Per questo il grande San Giorgio, patrono dell'Inghilterra, dei soldati, degli Scouts e di Ferrara, è anche protettore dei lattai lombardi, che usavano tenere un altarino in suo onore nel negozio.




    Edited by Gird Killer - 13/4/2013, 21:48
     
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  3. Ph¥rex
         
     
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    CL, smisto.
     
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    che ne dite dell'immagine?
     
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  5. †Bla¢kMike†
         
     
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    Da me San Giorgio è il santo Patrono della mia città.
     
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  6. IlCavaliereNero
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    In realtà i Draghi non sono del tutto inventati.

    Fu ritrovato in tempi recenti un fossile di un dinosauro simile ad un drago molto grande con delle ali sul dorso. Tuttavia era incapace di volare per via dell'enorme peso e probabilmente quelle ali erano solo il residuo di una specie meno evoluta da cui discendeva l'esemplare. Analogamente al drago questo dinosauro riusciva a secernere Gas all'interno dell'organismo e a rigetterlo addosso ai nemici in combattimento (senza tuttavia incendiarlo). Penso che questo lucertolone preistorico abbia una sorta di connessione con le leggende dei draghi, in fondo dietro ogni leggenda si nasconde sempre un fondo di verità.
     
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    Aggiungo anche la mia:

    Tempo fa fu ritrovato questo "draghetto" in un contenitore di vetro immerso in formaldeide completamente sigillato.



    Apparentemente perfetto, potete immaginare che scandalo creò in quel periodo.

    La creatura, ritrovata nel garage di un certo David Hart, nipote di Frederick Hart, un tempo facchino del Museo di Storia Naturale di Londra, sembra essere vecchia almeno 100 anni.
    Secondo la storia di Hart, quel barattolo fu inviato da un gruppo di scienziati tedeschi (all'epoca in rivalità con gli inglesi) per farlo analizzare a quelli del museo di storia naturale di Londra.
    I naturalisti londinesi dunque, per non perderci la faccia, lo nascosero nel magazzino del museo fin quando non fu trovato dal nonno di Hart che lo tenne con se.

    Il drago fu esposto dunque per un certo periodo al museo di Londra facendo aumentare innumerevolmente le visite.

    Fin quando non ci furono i primi ad dichiarare che quel draghetto altro non era che un curatissimo falso.
    Infatti, per chiunque studi anche le basi di biologia sa che, anche se completamente sommerso in formaldeide, dopo 100 anni doveva esserci sedimentazione organica (almeno fino a sommergere le gambe), che nel trovato è del tutto assente.

    Finalmente si decisero ad aprire il contenitore e fare le analisi del DNA.

    E indovinate un po...

    La "creatura" possedeva un DNA!

    Si, ma quello della pianta del caoutchouc. (caucciù in italiano)

    CITAZIONE
    Ormai l'autore della burla ha ammesso tutto. Come riferito dalla BBC , si tratta di Allistair Mitchell, uno scrittore che ha architettato la storia del drago in formalina per lanciare la propria carriera. E gli è andata bene: si è aggiudicato un contratto con un importante editore inglese, Waterstone's, per la pubblicazione di un thriller che coinvolge, guarda caso, un drago.

    Ma nonostante tutto niente ha impedito il grandissimo Giacobbo dal produrre una puntata che lo riguardasse!
     
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  8. Black Fear
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    Siccome tutti aggiungono qualcosa... Aggiungo anche io qualcosa di mio pugno.

    Il drago è anche molto importante in alchimia, non visto proprio come una creatura vera e fisica, ma come l'essere simbolicamente perfetto. Il drago è la perfezione alchemica che rappresenta tutti e 4 gli elementi riuniti in un unico essere millenario. Terra, fuoco, acqua e aria presenti in un solo corpo. Appunto in alcuni scritti alchemici il drago è una chiave di lettura da decifrare per scoprire il vero senso del testo.
     
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    CITAZIONE (IlCavaliereNero @ 14/4/2013, 21:48) 
    In realtà i Draghi non sono del tutto inventati.

    Fu ritrovato in tempi recenti un fossile di un dinosauro simile ad un drago molto grande con delle ali sul dorso. Tuttavia era incapace di volare per via dell'enorme peso e probabilmente quelle ali erano solo il residuo di una specie meno evoluta da cui discendeva l'esemplare. Analogamente al drago questo dinosauro riusciva a secernere Gas all'interno dell'organismo e a rigetterlo addosso ai nemici in combattimento (senza tuttavia incendiarlo). Penso che questo lucertolone preistorico abbia una sorta di connessione con le leggende dei draghi, in fondo dietro ogni leggenda si nasconde sempre un fondo di verità.

    Avevo visto quel programma e avevano anche spiegato come facesse a volare e come sputasse fuoco: elio + zolfo. :asd:
     
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    Voi però ricordatevi che con dei fossili si possono fare solo supposizioni.
     
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  11. A-Disfunction
         
     
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    Nella figura del drago tradizionale ci sono un bel po' di incongruenze, come ad esempio il dilemma su come faccia a volare dato che è di stazza grossa e ha le ali piccole. Molti biologi e scienziati hanno contribuito a creare una figura di ciò che potrebbe essere biologicamente possibile perchè esista un drago e ciò che è risultato dagli studi è un animale molto diverso da quello che conosciamo..
     
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    poveri antenati, perché li avete dovuti uccidere?
    il fatto che mangiavano tutto(come noi adesso) non è una scusa
     
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  13. Giudy il Cazzone
         
     
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    Faccio un piccolo appunto perché con i draghi ci sto in fissa.

    Occorre differenziare i draghi dalle Viverne. In occidente gli errori di traduzione dei termini drake e Wyvern hanno portato non poca confusione. Viene definito Drago l'animale mitologico/mistico dotato di quattrozampe più ali (ci sarebbe anche un ulteriore distinzione tra draghi e draghi antichi/elder dragons). L'essere raffigurato nel celebre dipinto di San GIorgio e il drago non è un drago bensì una viverna. Le viverne sono simili hai draghi ma sono generalmente più piccole e dotate di un paio di zampe e un paio di ali prensili. Le viverne sono state erroneamente chiamate draghi nella cultura occidentale e questo spiega come mai le vediamo con accezione negativa, infatti la viverena è una bestia aggressiva e di origine demoniaca. Le viverne stesse hanno la presunzione di ritenersi draghi ma i draghi veri le falciano a vista in quanto schifi.

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    Eccovi altra roba ;)

    "L'energia del drago"

    Il drago (o dragone) è una creatura diffusa in moltissime mitologie e culture; la rappresentazione più diffusa in Occidente, sviluppatasi soprattutto nell'iconografia medievale, è quella del rettile coperto di scaglie, con lungo collo e lunga coda, ali di pipistrello e possenti fauci dalle quali la bestia è in grado di sputare getti di fuoco.
    I draghi sono tuttavia mostri molto più antichi, si ritrovano ad es. presso gli antichi Egizi, i Sumeri e i Greci (Ercole nella "seconda fatica" affronta l'idra di Lerna.
    Il simbolo del drago ha un fortissimo impatto sulla psiche; suscita paure ancestrali (forse ricordo filogenetico dell'epoca dei dinosauri) ma anche fascino ed ammirazione, a livello esoterico racchiude la simbologia dei piani di potenze, sia nel loro aspetto distruttivo che in quello di potenzialità da trasformare e padroneggiare per metterle al servizio della coscienza.
    In Europa la figura del drago è di solito connessa al ruolo del divoratore - spesso con sacrifici umani - e del guardiano o custode di qualche tesoro, ruolo questo, che si accentua soprattutto nell'epoca cavalleresca, dove l'eroe che uccide il drago solitamente salva qualche donzella o qualche popolazione oppressa e si appropria del tesoro custodito.
    Nel simbolismo cristiano i draghi sono spesso considerate creature del diavolo ( "drago rosso" o "antico serpente"), diventando simbolo e incarnazione del male da abbattere, come fanno appunto San Giorgio e San Michele Arcangelo; eppure anche nel Cristianesimo esiste un'accezione positiva per i draghi i Serafini sono detti "draghi alati" o "serpenti fiammeggianti".
    Il drago compartecipa dei quattro elementi: può essere creatura terrestre o sotterranea (ctonia), acquatica, aerea ed è certamente connessa al fuoco.
    Terra: a questo elemento si ricollega l'abitare in grotte sotterranee, l'attitudine a custodire tesori nascosti e regni nascosti (è dunque custode del segreto e del sacro e "divoratore" di chi vuol profanare tale segreto senza esserne degno).
    Acqua: nella mitologia babilonese, la figura del mostro Tiamat è la personificazione della potenza caotica dell'oceano primordiale vinta e uccisa dal dio Marduk, che ne taglia in due il corpo e crea il mondo. Il drago acqueo, sinuoso e umido, è terribile e al tempo stesso materno; è il caos informe dal quale nasce la vita e che pure bisogna domare, ordinare, razionalizzare, cioè "uccidere", affinché la vita si possa sviluppare (nell'alchimia è il "serpente mercuriale" che si forma nell'acqua e divora se stesso), in tal modo l''eroe uccisore del drago diventa l'iniziato vincitore del disordine. Il drago appare molto legato al simbolismo sessuale, notturno e femmineo che è proprio dell'elemento acqua (ved. il serpente simbolo della tentazione e la pothnia theròn mediterranea - "Signora degli Animali" - raffigurata come Signora dei Serpenti).
    Aria: il drago è spesso provvisto di ali e vola, dominando dall'alto le terre. Nel mito tolteco ed azteco di Quetzalcoatl si parla di un "Serpente Piumato" portatore di conoscenza e maestro di sapienza, simbolo di morte e resurrezione, che aveva come attributo anche quello di "Dio del vento" (quetzal = uccello). I benefici draghi cinesi rappresentano le nubi, il tuono, la pioggia e sono signori del tempo e dell' anno.
    Fuoco: il soffiare fuoco è un attributo frequente che ne conferma il carattere ambivalente: fecondatore e distruttore.
    Ecco quindi che emerge la complessità della figura del drago (polivalente e polisignificante): mostro divoratore, ma anche rigeneratore; immagine del caos primordiale, signore degli stati istintuali-inferici dell'animo e potenza ancestrale (nell'immaginario di alcune tradizioni arcaiche il drago avvolge nelle sue spire l'intero cosmo); progenitore di vita umana (nella mitologia greca Cadmo uccide il drago che sta a guardia della Fonte Castalia e ne semina in terra i denti, dai quali nascono immediatamente uomini armati); protettore della nazione nella tradizione imperiale cinese ed in quella celtica e germanica (il "draco normannicus" era spesso raffigurato sugli scudi dei guerrieri nordici).
    "Ciascuno di noi ha il suo drago da abbattere: per questo il Drachenkampf (lett. "battaglia con il drago"), la vittoria su se stessi e sulle pulsioni più abbiette dell'io, diviene un momento centrale del "processo d'individuazione" proposto da Carl Gustav Jung. Tale battaglia, volta alla conquista del tesoro che sta nel fondo di noi stessi, è però, appunto perché tale, una iniziazione. Nella Sigurdhsaga, per questo, il cuore e il sangue del drago Fafnir, ingeriti dal vincitore Sigurdh, gli daranno il dono di intendere il linguaggio degli uccelli: (N.d.R. da notare che nella Tradizione spesso gli uccelli sono associati agli iniziati) cioè gli procureranno la sapienza che deriva dalla vittoria su se stessi e sulla parte più oscura e ferina di sé.
    Mostro ma anche maestro, il drago si sacrifica rivelando al suo uccisore - che perciò è anche suo allievo, e quindi, ritualmente, suo figlio - il segreto profondo dell' essere. L'iniziazione termina con la morte dell'iniziatore e con il suo rivivere - attraverso l'ingestione del cuore e del sangue - nell'iniziato. E l'eroe sa bene che affrontare il "suo" drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere come Uomo Nuovo."
    ________________________________________
    IL DRAGO CINESE è un animale con precisi attributi divini: capace di chiamare il vento e la pioggia, di controllare le forze naturali, è un assistente in battaglia ed il mezzo di trasporto degli abitanti del cielo ("Il drago era il re di tutte le creature ricoperte da squame, saliva al cielo nell'equinozio di primavera e discendeva verso l'abisso profondo nell'equinozio d'autunno"). Assieme alla tigre bianca, alla fenice rossa, e alla tartaruga nera, il drago (verde) era considerato simbolo di fortuna e prosperità, guardiano della direzione dell'Ovest. A partire dal III-II sec. a.C. assunse per lo più il significato di antenato del clan dominante e quindi simbolo del potere imperiale.

    Il drago imperiale tradizionale, detto long, è un enorme sauro dalla testa cornuta (leonina) con lunghi baffi, dal corpo agile, squamoso e munito di quattro zampe dotate ciascuna di cinque artigli possenti; tale creatura era in grado di dominare gli elementi ostili allo sviluppo della vita e per questo protettrice della vita stessa.
    • Draghi celesti (imperiali): di colore verde molto chiaro, erano a guardia del cielo ed erano gli unici ad avere 5 artigli per zampa;
    • Draghi spirituali: di colore azzurro, erano i più venerati in quanto guardiani del vento, delle nuvole e dell'acqua, e quindi da loro dipendeva il raccolto dei contadini;
    • Draghi terrestri: di colore verde smeraldo, erano i guardiani dei corsi d'acqua, regolandone il flusso e vivendo nelle profondità dei fiumi;
    • Draghi sotterranei: di colore dorato, erano i custodi di grandi ed immensi tesori e dispensatori di felicità eterna;
    • Draghi rossi e Draghi neri: creature violente e bellicose, che si scontravano continuamente nell'aria causando con la loro energia violente tempeste.

    Famiglie di draghi

    • Se un drago possiede grandi ali e non ha le zampe, è un anfittero. L'anfittero vive nell'America del Sud ed è anche chiamato Serpente piumato, perché è appunto ricoperto da piume.
    • Il drago che ha invece due gambe ma niente ali si chiama lindorm o lindworm. Sono draghi che solitamente vengono rappresentati sugli stemmi araldici.
    • I draghi con ali e due zampe si chiamano viverne: anche questi sono animali araldici e compaiono in molti dipinti del Medioevo e del Rinascimento.
    • I draghi che possiedono quattro zampe e due ali sono definiti generalmente come draghi occidentali, mentre i draghi con quattro zampe ma senza ali sono indicati col nome di draghi orientali.
    • Ricordando il mito di Ercole, i draghi con più teste vengono comunemente definiti col nome di idre.
    • Un drago senza ali né zampe (oppure con due zampe) ma con due teste è chiamato anfisbena.[11]
    • Infine il knucker è un drago d'acqua dagli arti piccoli, che striscia non potendo volare per via delle ali troppo corte.

    Tipologie di draghi

    Prima di approfondire le varie apparizioni di queste creature magiche nei vari Paesi, è opportuno fornire una prima distinzione generale sulle principali specie, per avere un'idea di quali sono le somiglianze ma anche le differenze dei draghi nelle culture di tutto il mondo. Il seguente elenco è ricco, ma comunque non totalmente esaustivo - la maggior parte delle informazioni qui presenti derivano principalmente da una rielaborazione di svariati testi più o meno dettagliati ed attendibili sull'argomento.
    L'Anfittero messicano è un dragone tipico delle zone dell'America Latina e del Messico. Si tratta di un enorme drago senza zampe e dalle ali piumate che veniva venerato dalle antiche popolazioni del continente americano, che gli elargivano doni e sacrifici dai tetti dei templi. Possiede inoltre una vista acutissima ed un soffio infuocato letale.
    Il drago asiatico è il tipico dragone orientale, dal corpo lungo serpentiforme, ricoperto da peluria e da squame, senza ali ma comunque capace di volare - anche se si dice che questi draghi possono farsi crescere delle ali se vivono abbastanza a lungo. Ha il muso da coccodrillo, il corpo da serpente, la criniera e gli artigli da leone; tipicamente possiede sul muso dei lunghi baffi filiformi e una cresta che lo percorre in tutta la sua lunghezza, lungo la schiena.
    La coccatrice, creatura simile ad un brutto pollo, anche se molto somigliante ad esso è un drago. Diretta discendente del basilisco, il serpente di appena 30 cm è caratterizzato da una macchia a forma di corona sulla testa, è nato dalla testa di Medusa decapitata e possiede un alito venefico in grado di trasformare i boschi in deserti. Dalla testa e le zampe di galletto e dal corpo squamoso, dotato di ali membranose, la Coccatrice rientra a tutti gli effetti invece nella famiglia delle Viverne. Una Coccatrice nasce quando un uovo deposto da un pollo di sette anni viene covato per altri nove da un rospo o da un serpente.
    Il drago d'India (detto anche viverna) si divide principalmente in due sotto-specie: il drago di palude ed il drago di montagna. Entrambe le tipologie hanno le stesse caratteristiche fisiche, cioè due zampe e due ali, il corpo gigantesco e squamoso, una coda potentissima ed una gemma piantata nella fronte, ma mentre il primo è più lento e di colore nero, il secondo è più agile e socievole, con squame dorate ed una criniera color rosso fuoco. Le uova sono grandi e dure, di color grigio elefante. Nella prima religione vedica, Vritra (dal Sanscrito: वृत्र (Devanāgarī) o Vṛtra (IAST)) “l'avviluppatore” era un Asura (un tipo di divinità combattivo ed assetato di potere) ed anche un "naga" o possibilmente una creatura simile ad un drago, personificazione della siccità e nemico di Indra. Vṛtra è tra l'altro conosciuto nei Veda come Ahi (serpente) e si diceva avere tre teste. Nella mitologia persiana, invece, era credenza che i draghi appena nati avessero il colore degli occhi della madre. Aži Dahāka è all'origine del moderno termine persiano azhdahā o ezhdehā اژدها (medio persiano Azdahāg) col significato di "drago", spesso per indicare un drago sopra i vessilli di guerra. Nel linguaggio medio persiano viene chiamato Dahāg o Bēvar-Asp, dove l'ultima parola significa "[colui che ha] 10000 cavalli." Molti altri draghi e creature simili a draghi, tutti malvagi, sono menzionati nelle scritture di Zoroastro (vedi Zahhak).
    Il dragone, gigantesca bestia serpentiforme dalla lingua triforcuta, era già famosa nella Grecia antica per la sua infinita saggezza, e spesso si diceva parlasse per bocca degli oracoli. Il mito della fondazione di Tebe contiene svariati dragoni: il dragone Pitone viveva presso una sorgente sul Parnaso, finché Apollo non lo trafisse con le sue frecce e trasformò il santuario della bestia nella sede dell'Oracolo di Delfi. L'Oracolo indicò a Cadmo dove fondare la propria città, e questi, incamminatosi presso il luogo indicatogli dall'Oracolo, si ritrovò presso una sorgente custodita da un Dragone. Sconfitta la creatura, la dea Atena disse a Cadmo di seminare i denti della bestia, e questi si tramutarono in guerrieri che iniziarono a combattersi a morte. I sopravvissuti aiutarono Cadmo a costruire Tebe. In seguito Atena diede alcuni denti del drago anche a Giasone per aiutarlo nella sua impresa alla ricerca del Vello d'oro, sottratto ad un Dragone addormentato. Queste creature non hanno arti né ali, sono di solito giganteschi, e come i serpenti si avvolgono in spire. Le uova sono oblunghe e dorate.
    Il drago di Giaffa, mostro marino dall'aspetto simile a quello di una balena crestata e dalla lunga coda, è stato sconfitto a colpi di spada da Perseo di ritorno verso casa con gli stivali alati, mentre il drago avanzava per divorare la propria vittima sacrificale, Andromeda, legata ad uno scoglio. A poche miglia di distanza invece si trova la tomba di San Giorgio, santo patrono inglese. I crociati che combattevano a Giaffa sostenevano che il giovane aveva domato con la lancia un drago di palude (imparentato con quello di Giaffa ma "anfibio"), salvando la ragazza vittima sacrificale del mostro, che poi fu condotto in città dove gli abitanti lo uccisero. In Italia, il santo più noto per aver ucciso un drago, tanto da venir spesso rappresentato in tale atto, è San Mercuriale, primo vescovo e patrono della città e diocesi di Forlì. Altri santi alla cui figura è accostato il simbolo del drago sono, oltre a Giorgio ed all'arcangelo Michele, San Filippo, San Silvestro, Santa Marta (vedi più in basso alla sezione tarasco), Santa Margherita, Santa Giustina ed i santi Giulio e Giuliano, il cui drago risiedeva nelle terre del lago d'Orta. L'esegesi di tali miti sembra univocamente interpretare il drago come rappresentazione di zone paludose e malsane, mentre i vari santi vittoriosi su di esso non furono altro che accorti personaggi che guidarono la bonifica dei vari territori teatro della leggenda.
    Il drago multiteste è, come suggerisce il nome, un drago con più teste serpentine attaccate allo stesso tronco. Il loro numero è variabile, ma di solito è di sette o nove. I primi nacquero dall'unione tra il multiteste Tifone e la donna-serpente Echidna. I figli dei due furono Chimera, dalla testa di leone e dal corpo di serpente-capra, Cerbero il cane a tre teste e l'Idra di Lerna, rettile con molte teste che verrà poi ucciso da Ercole, il quale sconfisse anche Lado
    Per quanto riguarda gli arti, questo drago presenta quattro zampe e spesso un paio di ali.
    Alla stessa razza appartiene il Grande Drago Rosso dell'Apocalisse dalle sette teste coronate e dalle 10 corna, cacciato dal cielo dall'arcangelo Michele ed i suoi angeli. Esistono differenti versioni del modo in cui questi draghi si riproducono: alcuni affermano che depongano uova, altri invece che, come fanno ad esempio le stelle marine, perdano volutamente una delle loro teste dalle quali svilupperà autonomamente un altro drago – al contrario invece tagliare una testa di questa creatura ne fa sviluppare al suo posto altre.
    Il Mushussu, rappresentato sulla porta di Ishtar a Babilonia, è conosciuto anche col nome di Sirrush ed era il guardiano e compagno degli dei. Questo drago dall'aspetto peculiare, alto quanto un cavallo, dal collo massiccio, con zampe anteriori da leone e posteriori da aquila, risale all'origine dei tempi, quando era compagno ideale di molti dei ed era sacro al dio Marduk che sconfisse Tiamat generando dal suo corpo il cielo e la terra. Nabucodonosor in onore al dio Marduk fece rappresentare il Mushussu sulle porte già citate e lungo la Strada Sacra. Il Mushussu è sempre stato visto come un drago docile e buono, dato il suo nobile lignaggio.
    Il primo a parlare del Piasa fu il prete francese Jacques Marquette. Lungo il Mississippi, nel 1673, a lui ed al suo compagno Louis Joliet, capitò di scorgere due figure grottesche su degli scogli, descrivendole in seguito come bestie “grandi come un vitello, con corna di cervo, occhi rossi, una barba da tigre ed una spaventosa espressione. La faccia sembra quella di un uomo, il corpo è coperto di squame; la coda è così lunga da circondare tutto il corpo, passando sopra la testa e tra le gambe e termina come quella di un pesce”. Una tribù di Indiani Algonchini chiamò il mostro Piasa, “l'uccello che divora gli uomini”. Pitture rupestri del mostro furono rinvenute ad Alton, nell'Illinois.
    Di tutta altra natura è invece il Serpente Arcobaleno, gigantesca serpe multicolore con creste sfarzose lungo tutto il corpo. Già seimila anni fa gli aborigeni australiani lo dipinsero come una bestia gigantesca che, strisciando sul terreno, creò monti, valli e fiumi. Aido Hwedo, invece, modellò l'Africa occidentale. Fu la prima creatura del dio Mawu ed ancora oggi secondo le tradizioni locali resta attorcigliata sul fondo dell'oceano a sorreggere il mondo. Un'altra leggenda vuole che un giorno, nel Tempo dei Sogni, un pescatore disturbò un Serpente Arcobaleno dormiente e che questi, adirato, causò il grande diluvio che sommerse la terra e distrusse villaggi. Le loro uova sono iridescenti ed a forma di goccia.
    La salamandra assomiglia alla sua omonima controparte reale: piccola, a quattro zampe, di forma simile ad un geco, nasconde però una saliva letale ed è invulnerabile alle fiamme. Si dice che il suo corpo sia così gelido che se si rotola nel fuoco, riesca perfino a spegnerlo. Le salamandre inoltre producono un materiale peculiare, simile all'amianto per le proprietà ignifughe, chiamato “lana di Salamandra”. Le salamandre, a causa della loro saliva schiumosa altamente velenosa, possono portare la distruzione ad interi villaggi, avvelenando i frutti degli alberi su cui salgono o cadendo nelle pozze di acqua potabile rendendola venefica. Sono solite realizzare i loro nidi nel fuoco.
    I draghi marini o serpenti marini sono creature senza arti né ali che vivono in acqua, come si può evincere dal nome. Nuotano tenendo la testa crestata alta, e varie spire emergono dai flutti dietro di essi. Uno dei più famosi è quello riportato sulla mappa della Scandinavia di Olaus Magnus nel 1539: lungo 60 metri, si avvolge attorno ad una nave con un marinaio nelle fauci. Tali mostri marini sono stati avvistati sia nei mari del Nord che nell'Atlantico, ma anche nei laghi scozzesi ed in altre parti del globo.
    Il drago occidentale, noto anche come drago occidentale standard, è forse il più noto e diffuso, tant'è che è probabilmente la prima immagine che ci viene alla mente sentendo la parola drago. Questo tipo di drago infatti è quanto di più classico ci possiamo aspettare: corna puntute, quattro zampe, ali membranose, aspetto da “lucertolone” e squame e scaglie su tutto il corpo, nonché l'innata capacità di sputare fuoco: questo grazie a delle ghiandole nella mascella inferiore che secernono fosforo. Quando il drago contrae queste ghiandole e spalanca la bocca, il fosforo si incendia a contatto con l'aria e la saliva emettendo la tipica fiamma. In modo simile l'insetto bombardiere può spruzzare getti bollenti sui propri predatori in natura.
    Ogni anno a Tarascona, in Francia, si celebra la vittoria degli antenati sul mostruoso tarasco portando per le vie della città una bandiera con raffigurata la bestia. L'anfibio Tarasco, grande quanto un grosso bue, ha la testa di leone ed un corpo corazzato rigido e coperto da spuntoni, sovrastante il corpo squamoso. Ha sei zampe simili a quelle dell'orso e la coda di serpente. Il tarasco ha come antenati il Leviatano, un mostro marino gigantesco citato nell'Antico Testamento (nel libro di Giobbe) e nell'Apocalisse, ed il Bonaso, una creatura bovina che uccideva grazie ai suoi escrementi di fuoco. Portatore di grossi danni, il Tarasco scatenò la rabbia del villaggio che invocò l'aiuto di Santa Marta. Questa si recò nel bosco e trovò il Tarrasco alle prese con la sua ennesima vittima, lo asperse con l'acqua santa, lo legò con la cintura e lo portò in città dove gli abitanti uccisero il mostro, e cambiarono il nome del paese da Nerluc a Tarascona per ricordare l'evento.
    Fafnir, il drago tedesco che custodiva l'Anello dei Nibelunghi, e che Sigfrido, nella saga dei Volsunghi, uccise e ne mangiò il cuore per poter capire il linguaggio degli uccelli, era a tutti gli effetti un Verme (Wurm o Wyrm). Sempre nella mitologia nordica è possibile trovare altri di questi dragoni: Niðhöggr che cerca di distruggere il mondo rosicchiando le radici dell'albero Yggdrasill. Altro mostro serpentiforme è Miðgarðsormr, figlio di Loki e della gigantessa Angrboða, gettato da Odino nell'oceano. Miðgarðsormr è talmente grande da riuscire a circondare tutta la terra e a mordersi la coda da solo. Abbocca all'amo di Thor, mentre quest'ultimo è a pesca; dopo una cruenta lotta il dio riesce a mettere in fuga il mostro. Jormungand è predestinato ad uccidere ed a essere ucciso da Thor al momento del Ragnarök. Uno dei draghi della letteratura tradizionale germanico-norrena che maggiormente descrive lo stereotipo successivamente accolto dall'immaginario popolare e dal fantasy è quello del poema anglosassone Beowulf: si tratta di una serpe alata, che sputa fiamme e custodisce un antico tesoro. Altra caratteristica del drago nella mitologia norrena è la sua capacità linguistica. Esso è in grado di parlare tutte le lingue, di cui si serve per mentire ed ingannare. Questi draghi, mastodontici lucertoloni solitamente senza ali e dai corpi allungati e sinuosi, sono la versione britannica del drago Occidentale: hanno squame dure come l'acciaio, denti affilatissimi e come i cugini possono sputare fuoco. Un altro Verme famoso fu quello che affrontò Beowulf ormai vecchio, morendo assieme a lui. Il Verme di Lambton e il Drago di Wantley furono entrambi uccisi da cavalieri, e la collina di WormHill[14] prende proprio il nome dal Verme di Lambton. Re Artù adottò questa razza come suo stemma, ed i Vermi diventarono simbolo araldico dei re britannici.
     
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