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~Mogøros•.
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Scusate ma finché non si vede la scatola non si può dire che è un dybbuk. I dibbukim difficilmente rimangono distanti dall'oggetto al quale sono legati.
Difficilmente perché sono incatenati a essa. Quando un qualsiasi alchimista (che sia stregone o zingaro. Raramente un mago cattura le anime) mette in trappola un essere di energia, in una vera e propria prigione di Prana, può tenerlo sotto custodia fino a quando non lo desidera, e in quel periodo di isolamento l'anima (o Dybbuk che sia) accumula rabbia e odio. Quando queste due emozioni albergano nell'essere di energia, l'unica cosa che desidera è liberarsi da esse, sfogandole nel più veloce dei modi.
E in quello stato sono anche facilmente condizionabili: "Infastidisci gli abitanti di quella casa, poi torna da me e ti lascerò libero!" Questa è più o meno la "formula" dettata dalla presunta colpevole per ingannare il Dybbuk e tormentare i due giovani che non l'hanno voluta ospitare.
Sicuramente lei è ancora in giro, e se è colpa sua starà osservando il proseguimento della situazione molto attentamente..