The Draining of Blackwater Lake

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    “Per la cronaca locale: il lago di Blackwater, uno stabile di Blackwater, in Florida è stato comprato dalla Amos Entertainment Company. L'azienda si è fatta avanti di recente, annunciando di avere l'intenzione di prosciugare il lago per fare spazio allo sviluppo di una sede per la loro nuova catena di cinema. Nonostante gli appassionati di natura facciano pressioni per la conservazione del lago, le autorità locali hanno votato per il prosciugamento-”

    “Era l'ora, dannazione!” disse Mac Harris. I suoi occhi, come quelli della maggior parte dei clienti dell'O’Brian’s pub, erano fissi sullo schermo piatto appeso sopra il bancone del bar. La reporter ('Una bella pupa bionda' come l'aveva definita spesso la moglie di Mac, non senza una certa dose di disprezzo) sparì nello sfondo mentre tutti nel pub spostavano la loro attenzione sul vecchio. "Ben gli sta. Quel lago non ha mai dato altro che problemi."

    Il locale risuonava di mormorii, alcuni annuivano in segno d'assenso, altri erano scettici. L'unica eccezione era Harry Tomlin. Le ombre si inseguivano sul suo volto rugoso mentre stava piegato sul bicchiere di birra. L'unico segno che mostrava che stesse prestando attenzione, se stava davvero prestando attenzione, era l'impercettibile contrazione della bocca sotto i suoi baffi incolti.

    “Oh su, smettila," rispose Tim O’Brian (Tim O’Brian dell'O’Brian’s pub in persona). Mac valutò che Tim dovesse essere sulla tarda trentina, basandosi sulle sue profonde linee del sorriso e i capelli che si stavano diradando. Molto diverso da O'Brian padre, ma probabilmente era quello che succedeva quando lasciavi la città per andare al college statale a Ocala, suppose Mac. Ti riempiono la testa di così tante idiozie utili che non riesci più ad usare il buonsenso.

    "Non c'è niente di strano in quel lago. Sono solo leggende popolari. Ci sono stato un sacco di volte."
    "Niente di strano in quel lago, lui dice" Lo canzonò Mac. "Ridi quanto vuoi, ma per quanto tu sia istruito non hai il minimo buonsenso. Ti dimentichi la vecchia leggenda di Thomas Dunn!"
    “Ci risiamo,” Mormorò Tim, scuotendo la testa.

    “Nel 1752, molto prima che questa città esistesse, Dunn aprì bottega vicino al lago di Blackwater. Si trasferì con le due figlie e la moglie. Era là da soli pochi mesi quando persero tutti i contatti con lui. Quando lo trovarono, lo beccarono che stava trascinando una delle sue figlie nel lago. Scoprirono che aveva già annegato sua moglie e l'altra ragazza, dicendo che era stato il lago stesso a dirgli di farlo."
    "Ho sentito anch'io quella storia", Rispose Tim "Di solito intorno ad un falò-"
    "Ci vivono gli squali in quell'acqua!" Disse Dick, il proprietario del negozio di pesca. I clienti del pub si girarono verso di lui, alcuni guardandolo incredulo mentre altri lo ascoltavano disinteressati e divertiti.

    "Non essere ridicolo", Gli disse Tim, alzando gli occhi al cielo. "Forse dovresti smettere di bere per stasera".
    "Non farmi la predica, ragazzo!" Scattò Dick, le rughe sul suo volto largo che si approfondivano. "Erano circa dieci anni fa. A me e mio figlio, David, piaceva prendere la barca e andare a pescare là fuori. Non abboccava mai niente di grosso, ma era un buon modo per passare un pomeriggio tranquillo."
    "Era uno di quei giorni pigri. Si stava avvicinando la fine della primavera, più o meno all'inizio di aprile. Me lo ricordo per il calore di quel giorno. Era caldo abbastanza da cuocere le uova sul marciapiede, vi giuro."


    "Comunque, eravamo là fuori nel bel mezzo del lago. In quella zona, la più profonda, è tutto nero come il peccato. Il mio ragazzo veniva sempre con me in quel punto per pescare, è dove abboccano meglio, ma non nuotava mai. Francamente, non lo biasimo.
    Eravamo lì con la mia barca a remi da due posti. Era una bella giornata e avevamo lanciato le lenze, godendoci la giornata. Io mi stavo rilassando mentre Daniel giocava con il suo... Gameguy? Snitch? Quei cosi sono tutti uguali per me.
    Stava giocando con il suo affare quando la barca ha beccheggiato. Gli grido di smettere di agitarsi. Lui mi dice di non essersi mosso di un centimetro. Guardo nel lago ma con il riflesso del sole e l'oscurità, non vedo niente.
    Mentre guardo nel lago, la barca dondola di nuovo. Quasi si rovescia e David grida. Io mi reggo così forte ai lati della barca che le mie nocche diventano bianche. Quasi si risistema sulla superficie del lago, quando qualsiasi cosa la stia colpendo lo fa di nuovo. E in men che non si dica, la nave si cappotta e cadiamo nell'acqua.


    Non riuscivo a riemergere. Era tutto troppo scuro. Credevo che sarei annegato, sentivo che i polmoni mi stavano per esplodere, quando vidi il sole. Poi, vidi una figura venire verso di me. All'inizio pensai fosse David, solo che si muoveva troppo velocemente... in modo troppo innaturale come se, più che nuotare, galleggiasse. Poi, arrivò sotto la luce e quasi affogai lì sul posto.
    Ero faccia a faccia con uno squalo. La sua faccia stretta era a pochi centimetri da me e quando aprì la bocca tutto ciò che vidi furono denti. Si aprì ancora e ancora, così grande che avrebbe potuto ingoiarmi la testa"
    Mike, un giovanotto di circa ventidue anni, sporse la testa e chiese: "E tu che hai fatto?"
    "Feci la prima cosa che mi venne in mente," Rispose Dick. "Lo colpii. Lo colpii il più forte possibile. Lì nell'acqua il mio pugno sembrava andare lento come una lumaca. Ho avuto fortuna che il mio braccio non gli sia finito in bocca. Invece, lo colpì dritto sul muso.
    Nuotò via. Io ritrovai mio figlio e scappammo via. Non persi nemmeno tempo a prendere la mia barca. Probabilmente è ancora a galleggiare da qualche parte."


    Un attimo di silenzio cadde sulla stanza. Venne rotto solo dalla risata di Tim.
    "Non puoi essere serio," ribatté il giovane barista. "Squali in un lago d'acqua dolce? Ma dai."
    "È vero," rispose Harry. la sua voce era poco più di un sussurro, ma tutto il pub sembrò sentirla. In un attimo, il chiacchiericcio si fermò. Molti clienti abbassarono la testa arrossendo alla realizzazione che Harry era tra di loro durante la conversazione. Molti altri (tipo Mac) tennero la testa alta, nascondendo l'imbarazzo dietro alla loro risolutezza. I clienti più giovani invece, come Tim, voltarono i loro visi incuriositi verso l'uomo in fondo al pub. Qualunque fosse la reazione degli avventori, Harry non sembrò notarlo e rimase a testa bassa.
    Passarono molti secondi e nessuno osò parlare. I suoi occhi grigi esplorarono il pub da sotto le sopracciglia cespugliose prima di trovare Tim che si sporgeva sul bancone.


    "È vero,” ripeté Harry, questa volta addolcendo la voce. "Credeteci o no. Non sono qui per convincervi del contrario. Non mi importa. Ma vi dirò cos'è successo. È quello che volete tutti. Lo volevate da anni, immagino."
    Harry prese un lungo sorso dalla sua birra. Nell'arco di pochi secondi sembrò invecchiare di dieci anni-i suoi occhi apparivano infossati, i solchi sul suo viso più profondi. C'era uno sguardo lontano nei suoi occhi, come se non fosse mentalmente lì in quel momento. Harry Tomlin era in un altro tempo e luogo. Infine, posò il boccale -almeno tre quarti della birra erano spariti- deglutì forte ed iniziò.
    "La storia inizia nel '71. Io e la mia famiglia eravamo tra le prime quaggiù. Lakeview Homes. Così doveva chiamarsi. Compra una bellissima casa con vista sul lago! Io lavoravo per l'azienda che si occupava del progetto di sviluppo. Mi danno una bella casa con vista, una buona pensione, e tutto quello che devo fare è disegnare pubblicità per il post. Assicurarmi che tutto vada liscio.
    Vivevamo lì da appena un mese quando iniziarono i casini. A volte, quando ero nel mio studio a lavorare ad una nuova scadenza, sentivo qualcuno gridare da qualche parte. Pensavo fosse Becky, mia moglie, o la televisione. Vedete, era sempre una voce femminile. Ogni volta che andavo ad investigare, non trovavo nulla. Cercavo in tutta la casa, poi uscivo fino a restare sbalordito sulla riva del lago. Era così tranquillo lì fuori, soprattutto di sera, non si sentivano gli uccelli cantare. Nemmeno una dannata cicala.
    Potevo conviverci. Probabilmente era qualcosa di spiegabile. Forse l'ululato di qualche animale che sembrava una donna. Il vento in una crepa. Diavolo, sarei stato pure contento se fossero stati fantasmi. Lasciare perdere. E invece, non era così.
    Billy... mio figlio... iniziò ad avere delle crisi. Iniziò ad essere sonnambulo qualche settimana dopo il nostro arrivo. Prima lo faceva solo dentro casa. Niente di terribile. Poi iniziò ad uscire. Arrivava fino alla riva del lago, stando fermo lì. Ogni volta che lo raggiungevo e lo scuotevo per svegliarlo mi chiedeva, "Dov'è andata?"
    Gli domandavo di chi stesse parlando. E rispondeva sempre 'la signora nell'acqua'.


    Lo portai dal dottore. Disse che era solo sonnambulo... niente di cui preoccuparsi.
    Avrei dovuto fare le valigie e andarmene. Lasciare quel dannato posto. Ma no, non lo feci. Avevo un ottimo lavoro, una bellissima casa. Pensavo fosse un qualche disturbo. Pensavo che se avessimo chiesto aiuto... preso le giuste medicine..."
    La voce di Harry si ruppe mentre usciva dalle sue labbra tremolanti. Chinò la testa, tremando in tutto il corpo. Un'ondata di vergogna si abbatté sul pub, e perfino Mac si trovò a dimenarsi sulla sedia a disagio. Dopo pochi secondi, Harry tossì e risollevò il capo. Il tremito si era interrotto, ma i suoi occhi erano lucidi nella penombra.

    “Fu quella notte. Venni svegliato da delle grida. Suonavano lontane. All'inizio pensai di star sognando. Ma poi capii che era quella di Billy. A quel punto anche Becky si era alzata. Lei si mise a perlustrare la casa, io andai a cercarlo fuori.. Appena fuori dalla porta di casa vidi degli spruzzi dentro il lago. Billy era lì, si dimenava. Gridando. Mio Dio... quelle grida...
    Mi tuffai, nuotando il più in fretta possibile. Mi ricordo che si dimenava per stare in superficie. Lo presi tra le braccia... lo avevo in mano. Lo stavo trascinando a riva quando..."
    La voce di Harry si affievolì, lasciando di nuovo il pub in silenzio. Restò lì per qualche minuto, fissando nel bicchiere ora vuoto.


    Mac si schiarì la voce prima di alzarsi dallo sgabello, i soldi del conto già appoggiati al bancone e uscì dal pub. Meglio tornare a casa prima che Maggie faccia una scenata, pensò, nascondendo il tremito nelle sue vecchie ossa. Lo sbattere della porta del pub sembrò riscuotere Harry.
    "Stavo tirando fuori Billy," disse. "Ma... c'erano delle mani. Che uscivano dall'acqua. Le mani di un'altra persona. Lo presero per le spalle e lo trascinarono giù." La testa di Harry dondolò avanti e indietro gentilmente per vari minuti. Tutti aspettarono che Harry cadesse giù dalla sedia ubriaco o che continuasse a parlare. Harry fissò gli occhi su O'Brian. "Mettimelo sul conto, va bene?"
    E con quello, Harry si alzò e barcollò fuori nella notte. Nel pub si sviluppò un basso mormorio, anche se l'argomento del Lago di Blackwater venne lasciato fuori dalla conversazione. Nonostante questo, un'ombra inquietante pendeva sul pub, anche quando l'ultimo cliente usciva dall'O'Brian e Tim chiudeva per la notte.


    Davis accese una sigaretta mentre guardava l'ultimo getto d'acqua uscire dal canale lungo quindici miglia che collegava il lago con il Golfo del Messico.

    Che liberazione, pensò, prendendo una lunga boccata dalla Marlboro. Amos aveva ingaggiato la sua società di Sarasota. Davis era a Blackwater da due mesi ed era già pronto ad andarsene. Il caldo era infernale e le zanzare che volavano in giro rendevano chiunque paranoico sulla malaria. Ma, Santo Cielo, quei campagnoli di Blackwater bastavano per farlo impazzire. Era fortunato che ci fosse un Walmart lì. Oltretutto, quel luogo, il lago in particolare, gli metteva i brividi. C'era qualcosa nell'aria, il fatto che non sembravano esserci animali selvatici o che il vento soffiasse a malapena. Gli faceva drizzare i peli delle braccia. Era come se la Terra stesse trattenendo il fiato.

    Davis guardò in alto, osservando le sfumature arancioni che iniziavano a tingere il cielo azzurro.
    “Aiuto.”
    Il corpo di Davis si irrigidì, così tanto che le sue giunture scricchiolarono. Volse la sua attenzione in basso e vide la propria squadra che sciamava al centro della fossa fangosa. C'era qualcosa nei loro movimenti -qualcosa di frenetico- che lo fece sedere più dritto.
    "Merda," mormorò, scendendo dalla collina e riponendo la sigaretta in tasca. Riconobbe la scena lì sotto, il grido d'aiuto.
    Cazzo, ora avrò bisogno delle scartoffie dell'operaio come uno stronzo qualunque, pensò, scendendo nel lago vuoto. Davis andava verso la cinquantina ed era relativamente in forma (mangiava il più sano possibile nell'America moderna e andava in palestra almeno due volte a settimana) ma quello non impedì alle sue ginocchia di schioccare. Sapeva che le sue gambe avrebbero urlato quando fosse tornato in albergo. Fai piano, si disse. Ma il secondo coro di "Aiuto!" lo costrinse ad accelerare.

    Una figura si divise dalla folla- uno dei ragazzi più giovani che aveva appena assunto prima di questa piccola spedizione in Florida centrale. Gli pareva che si chiamasse Gibbins. Il sudore colava dal suo volto, appiccicandogli la frangia di corti capelli castani alla fronte. Era l'assenza di colore sul suo volto che fece accelerare il battito di Davis.

    "Gesù, che succede?" Chiese Davis. "Chi si è fatto male."
    Gibbins stette immobile, aprendo e chiudendo la bocca mentre si girava da Davis al gruppo di lavoratori qualche metro più in là. Davis ebbe la mezza idea di tirargli uno schiaffo per farlo tornare in sé quando lui finalmente rispose, "É meglio se venga lei a vedere di persona."
    Davis grugnì e corse avanti. Il terreno gli risucchiava la suola degli stivali, come se stesse cercando di assorbirlo.
    Quando il suo passo non cadde nel modo giusto, il fango rischiò di fargli fare una spaccata.
    "Andrà tutto bene," Disse Davis, spingendosi tra la folla. "Qualcuno chiami il 911-"
    Le parole gli morirono in bocca quando raggiunse il centro.

    Quando Davis era un bambino, lui e la sua famiglia andavano a Rainbow River. Suo fratello aveva la brutta abitudine di gridare 'alligatore'! Lui correva allora a riva, il corpo che combatteva contro il fiume per sfuggire all'alligatore. Ovviamente, ogni volta che arrivava a terra, suo fratello si piegava in due dalle risate. Davis non riusciva a non cascarci ogni volta. La parte razionale della sua mente lo sapeva che era solo suo fratello che faceva lo stronzo. Però, la sua parte primitiva continuava a mostrargli la stessa immagine -una mascella aperta irta di denti appuntiti.


    Era quell'impulso primordiale che stava dicendo a Davis di scappare.
    "Che cosa cazzo è quello?" chiese senza fiato.


    A colpo d'occhio gli sembrò uno squalo di due metri che si dimenava nel fango. I suoi occhi neri si sollevarono verso di loro, la bocca spalancata piena di denti affilati che si apriva e chiudeva come se faticasse a respirare. Il suo corpo snello si stringeva in mezzo, dove due braccia si agitavano con mani palmate che raschiavano il terreno. Due gobbe sporgevano dal suo petto e ci volle qualche secondo perché Davis capisse che erano seni. La parte inferiore della creatura terminava in una pinna che colpiva il terreno con un tonfo umido. Frammenti bianchi circondavano l'essere semisepolto nel fango, sparsi per metri e metri intorno a loro. Ossa, notò Davis inorridito. Centinaia di ossa seppellite.
    Gli occhi neri della creatura si fissarono in quelli di Davis.


    Aprì la bocca e pronunciò solo una cosa:
    "Aiuto."



    Edited by DamaXion - 27/4/2021, 14:55
     
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    Cavolo, secondo me può andare eccome! Il finale mi ha fatto seriamente venire i brividi ahah, era un pezzo che non li sentivo.

    P.S. Una volta tradotta e (eventualmente) corretta per me può andare in Horror Stories. :stellina:

    Edited by Er Mortadella - 28/1/2021, 22:25
     
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    Uh bella! Aspetto la traduzione ma sicuramente è smistabile
     
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    HS anche per me. Puoi iniziare a tradurla. :o:
     
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