I famosi cinque

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    I FAMOSI CINQUE


    PREFAZIONE:



    Mi è tornata l'ispirazione e la voglia di scrivere e mi sono chiesta: perché non buttare giù qualche riga ispirandomi a persone reali, magari persone che condividono la passione per l'horror come la sottoscritta?
    E così, dunque, ho deciso di scrivere una serie di cinque racconti horror, ciascuno ispirato a una persona in particolare. Persona conosciuta grazie a questo forum.
    Sì, ragazzi, sto parlando di voi. Voi con cui ho avuto modo di rapportarmi in questi ultimi giorni, in particolare grazie ai disegnini razzisti sui cinesi e le chiamate deficienti su Discord:
    Sal Er Bestemmione con la speciale partecipazione di Viola,
    Donny Bau Bau,
    Mr Canotta,
    Baby Steph,
    Valerio Er Chef.

    Ebbene sì, voi fanciulli siete le mie muse per i racconti che sto attualmente scrivendo e che scriverò.
    Tocca a voi, però, capire qual è il vostro racconto. Per il momento ne ho uno solo pronto, ma non temete...questo topic resterà in continuo aggiornamento.

    1. Wally


    Le lancette dell’orologio segnavano inesorabilmente le 12:30, cioè il termine della lezione che era stato concesso agli studenti. Wally tirò un sospiro di sollievo. Non ne poteva più di quel professore e delle sue espressioni di algebra relazionale, a dir poco complesse. Dal primo momento che aveva oltrepassato la soglia dell’aula, non vedeva l’ora di parlare a lei. La ragazza che prendeva sempre posto alla terza fila, di lato, da sola.
    Era stufo di limitarsi a posarle lo sguardo addosso, senza fare alcunché. Era tutta la mattina che aspettava arrivasse il momento di parlarle.
    E ora che è arrivato, non può più tirarsi indietro.
    “Ennesima lezione stancante, eh?” Wally la intercettò prima che finisse di raccogliere le sue cose nello zaino e lasciare l’aula. Sally si voltò con un sorriso timido, sapendo per certo chi le avesse appena rivolto parola. Era da qualche settimana che si scambiavano rapide battute sulla lezione del giorno e sull’evidente parrucchino del professore senza, però, avere l’opportunità di approfondire la reciproca conoscenza.
    “Assolutamente.” Sally scrollò le spalle con un sorriso. “A proposito di ciò…recentemente ho perso il mio quaderno degli appunti e ho dovuto prenderne uno nuovo. L’Associazione Studentesca mi ha suggerito di scovare negli oggetti smarriti, ma niente. E’ semplicemente svanito nel nulla.”
    Wally non poté fare a meno di quanto fosse bella, seppur con una ruga di frustrazione che le solcava la fronte.
    “Non è la fine del mondo, naturalmente, però, sai, non posso affrontare l’esame di fine semestre senza gli appunti che ho perso.” Sally si toccò i capelli con leggero imbarazzo, trovando il coraggio necessario per chiedergli quello che aveva in mente da qualche giorno, senza risultare disperata né invadente.
    Wally non aveva bisogno di indovinare: nell’aria c’era già il sottinteso di doverle dare un aiuto.
    Eppure finse di non capire e non la interruppe.
    “Oh, mi dispiace per il tuo quaderno. Mi descrivi com’è fatto? Te lo chiedo perché, se mai dovessi trovarlo, te lo porterei” Wally sapeva perfettamente dove l’altra volesse andare a parare, ma prima di andare al punto della questione voleva giocarci un po'. Vedere per quanto lei volesse continuare a temporeggiare.
    “E’..uhm, ha una copertina rosa ricoperta di lustrini viola. Lo so lo so, può sembrare una sciccheria alla Paris Hilton, ma il rosa è il mio colore preferito!” Ridacchiò Sally, più imbarazzata che mai.
    Wally aveva fatto centro: aveva davanti a sé un pomodoro dalle fattezze umane e malgrado ciò la trovava interessante.
    “Dunque, mi chiedevo se potr-” Continuò lei, ma venne prontamente interrotta da Wally, deciso finalmente a darle tregua.
    “Certo!” Wally le sfoggiò un sorriso rassicurante. “I miei appunti sono anche i tuoi. Ecco, prendi il mio quaderno e fatti con calma tutte le fotocopie che ti occorrono.”
    Per entrambi, la giornata aveva di colpo preso colore.

    Il pomeriggio seguente, a fine lezione, Sally tornò da Wally e gli restituì il quaderno. Sempre se così si poteva definire un mare di scarabocchi presi distrattamente, come se ben altro avesse calamitato l’attenzione del proprietario, distogliendola dal professore e dalla lavagna.
    “Non so come ringraziarti, mi hai praticamente salvata.” Il sorriso di Sally le illuminava il volto come una fiamma inestinguibile.
    Wally aveva fatto centro.
    “Una cena. Io e te, non sarebbe male.” Volle cogliere la palla al balzo lui.
    A tale proposta restò sorpresa la giovane Sally: a smuoverla non era stata tanto l’idea di andare a cena con lui in sé, quanto invece la sicurezza e la naturalezza con cui l’aveva fatta Wally. Si era sempre approcciato a lei in maniera abbastanza goffa e schiva, come se puntualmente gli mancasse quel pizzico di coraggio per lasciare che i soliti commenti sulla lezione odierna si tramutassero in altro: un invito a conoscersi meglio.
    Dunque, cominciò a osservarlo sotto una luce diversa.
    “Oh, accidenti, forse ho esagerato! Scusa volevo dire: prendiamoci qualcosa al bar dell’Università, che dici?”
    “Beh..”
    “Anche se…il caffè del campus stranamente mi porta bruciori allo stomaco. Invece, la caffetteria che si trova sotto il mio alloggio universitario è ottima. Fa anche dei soufflé al cioccolato, buonissimi, si sciolgono praticamente in bocca. E credo che faccia anche dei biscotti alla zucca, aromatizzati ma molto particolari.”
    “D’accordo Wally, mi hai già convinta al soufflé.” Ridacchia Sally, con le sue immancabili guance rosse.

    “Accidenti, non credevo che fosse chiusa oggi. Di solito il giovedì sono aperti. A saperlo prima, ti avrei chiesto di andare altrove. Mi dispiace” Sconfortato, Wally aprì le braccia con i palmi rivolti al cielo, mentre il suo occhio cadeva sulle serrande chiuse della caffetteria.
    Sally si strinse nelle spalle. “Non c’è problema, possiamo sempre rimandare a domani.”
    “Oppure…già che ci siamo, potresti salire su a casa mia e provare la macchinetta del caffè che mi hanno i regalato i miei. Ovviamente non è la stessa cosa di prendere un caffè al bar ma…Espresso, what else?” La incitò Wally imitando l’accento e la posa di George Clooney.
    Sally esitò, non era sicura di voler salire. Altrettanto non aveva la certezza di voler restare chiusa in un posto sconosciuto, con uno sconosciuto.
    Ma alla fine cedette e, ridacchiando, lo corresse: “In realtà nello spot dice Nespresso e non Espresso.”

    “Ti prego, smettila, mi fa male la pancia dal ridere!” Sally era piegata sul tavolo, una mano sulla pancia e l’altra sulla bocca. Si era di nuovo fatta rossa in volto, stavolta però per motivi ben lungi dall’imbarazzo.
    Wally la faceva ridere a crepapelle con la sua spontanea simpatia. Certo che non avrebbe smesso, le risate di lei erano musica per le sue orecchie.
    Fuori si era ormai fatto buio. Due calici di vino parzialmente riempiti si ergevano sulla tavola. Ad accompagnarli c’erano due piatti ormai vuoti e sporchi.
    Quando Wally le aveva confessato di aver lavorato come chef, fuori città, prima di iscriversi alla facoltà di Matematica, Sally lo aveva scherzosamente messo alla prova chiedendogli di sorprenderla con qualche sua ricetta. E così lui aveva seriamente trasformato l’idea di prendere un caffè con la macchinetta in una cena vera e propria, ovviamente preparata con le sue mani.
    “Comunque complimenti, la bistecca era davvero squisita e tenera.” Gli fece presente lei, senza più quel disagio che l’aveva accompagnata fino al momento in cui Wally l’aveva fatta accomodare nell’alloggio.
    Forse era merito del vino se si era sciolta. O forse no.
    “Il segreto sta nel riconoscere la carne giusta da consumare: se dall’esterno ha un colore esterno rosso scuro, quasi un granata tendente al marroncino e al verdognolo, significa che è destinata ad avere un buon sapore. Dopodiché bisogna asportare lo strato, fino a evidenziare il colore rosso vivo, che permane all’interno.” Le spiegò Wally con tanta tranquillità.
    “Mi piace cucinare la carne in tutti i modi possibili: alla brace, al forno, in umido e così via. Domani probabilmente ordinerò tre kg di maiale, mi basterà per tutta la settimana.”
    “Tre kg???” Ridacchiò perplessa Sally portandosi il calice alla bocca. “E dove la metti tutta questa carne? Scusa se te lo dico, ma hai un frigo piccolo.”
    “Venendo qui, non hai notato che vicino la caffetteria c’è una macelleria?” Per la prima volta Sally vide comparire qualcosa di strano sul volto di lui: aveva le caratteristiche di un sorriso, ma non lo era.
    Sally in risposta annuì col capo, abbastanza confusa. Non capiva dove volesse andare a parare Wally.
    “Beh, questa casa è stata costruita esattamente sopra la macelleria. In altre parole, condividiamo un unico scantinato, laddove chiaramente c’è una cella frigorifera. I proprietari sono gentili e mi lasciano tenere la carne quando il mio frigo non me lo permette. Hanno fiducia in me, mi hanno perfino dato le chiavi del loro scantinato.” In un attimo Wally schiarì le idee alla sua ospite.
    Lei lo fissò con un luccichio di curiosità negli occhi.
    “Quindi, stai dicendo che puoi entrare nella loro cella ogni volta che vuoi?”
    “In un certo senso sì.” Il sorrisetto sul volto di Wally assumeva sempre più una sfumatura maliziosa. “Anche in questo momento, anzi. Ora è il momento giusto, considerato che è tardi e la macelleria è chiusa.”
    “Wally…mi stai per caso proponendo di andarci?” Cominciava a sentirsi di nuovo a disagio, ma non poteva negare che l’idea di commettere un “crimine” del genere entrando furtivamente nella proprietà privata di qualcun altro l’allettava.
    “Perché no? Cosa mai potrebbe accadere?”

    Qualche minuto più tardi erano scesi giù nello scantinato.
    Grazie alle chiavi concessogli dal proprietario, non ebbero difficoltà ad entrare nel piccolo magazzino della macelleria.
    “Non sono mai entrata in una cella frigorifera. Ora grazie a te posso spuntarla dalla lista” Sussurrò Sally con voce trepidante e scossa d’emozione, mentre Wally abbassava la pesante maniglia d’acciaio.
    La invitò ad entrare con un sorriso sornione ma, notando la diffidenza che persisteva ancora in lei nonostante l’eccitazione del momento, prese l’iniziativa di entrare per primo.
    “Allora, che ne pensi?”
    Sally mosse i primi passi nella cella e, cercando di proteggersi dal freddo strusciandosi le mani sulle braccia, si guardò intorno per esaminare l’ambiente.
    C’era carne ovunque. Carne di vitello, di maiale, di cavallo…carne fresca, carne confezionata, carn-un urlo isterico squarciò il silenzio nella cella.
    Dal soffitto scendevano alcuni ganci metallici, e appese ad essi c’erano tre donne. I loro occhi vitrei fissavano il vuoto, i loro corpi erano rigidi, paralizzati dal gelo, e le loro sopracciglia e ciglia interamente ricoperti di brina.
    Ora Sally conosce il motivo per cui le tre ragazze sedute in prima fila, al corso di algebra, non si presentano da giorni, se non settimane.
    Wally ne prese una e lentamente la fece ruotare su se stessa. I suoni meccanici degli anelli di metallo si sentivano flebilmente, perché sovrastati dalle urla di terrore di Sally. Fece per scappare via ma Wally prontamente la bloccò artigliandole un braccio.
    "Sai, ti ho sempre trovata bella. Ma ora mi chiedo: sarai anche buona?"
    Sally non ebbe né il tempo di pensare né di fare alcunché che d’improvviso le arrivò un colpo secco alla testa.

    Il sole splendeva alto nel cielo quando una graziosa vecchietta entrò nella macelleria.
    “Buongiorno!”
    “Buongiorno, signora. Come posso aiutarla?” Il macellaio le dava le spalle perché occupato ad usare il tritacarne, dal cui tubo usciva della carne macinata, palesemente macellata da poco.
    “Vorrei qualche fettina di maiale, grazie.”
    “Maiale, dice?” Wally si voltò verso di lei, dal cappello della divisa fuoriusciva un ciuffo biondo scuro. Sorrise alla cliente appoggiandosi con le mani al bancone, sotto al quale c’era un borsone di pelle, pieno di svariati effetti personali che sembravano appartenere a qualche ragazza. Tra questi spiccava un quaderno rosa dai lustrini viola.
    “Ottima scelta, signora. Qui c’è tutto il meglio che possiamo offrire.” Con una mano la invitò ad esaminare il bancone ripieno di carne confezionata e non.
    “Le svelo un segreto: tutto sta nel riconoscere la carne giusta da consumare: se dall’esterno ha un colore esterno rosso scuro, quasi un granata tendente al marroncino e al verdognolo, significa che è destinata ad avere un buon sapore. Dopodiché bisogna asportare lo strato, fino a evidenziare il colore rosso vivo, che permane all’interno”.

    2. Saladriel



    La stanza era illuminata dal fuoco di un camino scoppiettante. Lingue gialle danzavano tra i ciocchi riducendo in cenere quello che un tempo apparteneva alla quercia che, crescendo, allungava sempre di più la sua chioma sul tetto dell’abitazione.
    Fuori le strade erano desolate, il freddo era tagliente, ghiaccio e brina ricoprivano ogni superficie. Fiocchi di neve scendevano silenziosi e delicati sui tetti delle case, sulle auto, sulle panchine, ricoprendo la città di un manto bianco.
    Lungo la via Giacomo Basito numero 17, lucine di Natale brillavano danzando come stelle luccicanti su ogni casa, eccetto l’ultima abitazione in fondo alla strada laddove null’altro che il camino dava un tocco di calore all’ambiente.
    Mentre tutti gli altri cantavano, mangiavano e ridevano davanti a delle tavole imbandite di ogni prelibatezza, il giovane Saladriel sonnecchiava sul divano, la coperta di lana tirata su fin sotto al naso, il libro di Stephen King aperto sulla pancia.
    Dal tavolino si levò un trillo acuto, uno strepitio, e la suoneria peggiore al mondo gli fece spalancare gli occhi di soprassalto. Destato dal sonno, un irritato Sal pensò di ignorare la chiamata di chiunque volesse mettersi in contatto con lui in quel momento ma, più si prolungava l’orribile suoneria, più le sue orecchie chiedevano pietà.
    E fu così che si alzò dal divano e afferrò il cellulare dal tavolino, il tutto accompagnato da un gesto di stizza.
    Lo schermo del dispositivo annunciava il nome di Violet, l’unica persona al mondo che sopportasse averlo accanto a sé, oltre a sua madre.
    “Ma dove cazzo sei?!” A giudicare dal tono infastidito di Violet, quella sera Sal sarebbe dovuto essere altrove. Non si preoccupò affatto di ricordare che tipo di appuntamento lo attendesse, perché col cazzo che ci sarebbe andato. Natale e tutte le occasioni correlate per festeggiare il compleanno del bastardo non gli interessavano minimamente.
    “Sono per strada” Certo che no, e le sue chiappe tornate sul divano ne erano l’evidente prova.
    “Qui alla festa di Paolo ci sono tutti, manchi solo tu. Fra quanto pensi di venire?”
    “Prendendo la metro delle 20 spaccate dovrei essere lì fra mezz’ora”
    “Sal, da noi le metro non esistono”
    “Appunto”
    Un respiro rassegnato fu tutto quello che udì il giovane Sal dall’altro capo della linea prima che la chiamata venisse interrotta.

    La luna splendeva alta e luminosa nel cielo quando, con profonda amarezza di Saladriel, qualcuno bussò alla porta di casa.
    Non si mosse dal divano e ignorò deliberatamente l'invito ad aprire la porta. Probabilmente, lì fuori, c’erano quei piccoli animali da cortile che disturbavano tutto il vicinato per farsi sentire mentre cantavano in coro, in cambio di due spiccioli per comprarsi le nuove figurine dei Pokémon.
    Tornò dunque a concentrare l’attenzione sul libro che stringeva tra le mani, nel quale il Maestro dell'Orrore recitava: “Nessun organismo vivente può restar sano a lungo in condizioni di assoluta realtà; si crede che perfino allodole e cavallette sognino.“
    Tuttavia, pochi secondi dopo, il campanello alla porta tornò a suonare. Sal si trovò costretto a prendersi una pausa dalla sua beata ed irrinunciabile solitudine. Decise di andare ad aprire la porta e scacciare tempestivamente il disturbatore perché potesse immergersi di nuovo nel mondo di King.
    Spalancò la porta e dovette fare un enorme sforzo per ricacciare indietro un richiamo blasfemo a colui che, proprio quella sera, veniva celebrato più di tutti.
    “Buonasera signor Amrael” Esordì con un sorriso l’uomo dal colletto bianco. Aveva tra le mani un pacco regalo che apparentemente suggeriva di contenere una bevanda alcolica.
    “Cosa vuole?” Sal lo guardò guardingo, non preoccupandosi affatto di celare la totale diffidenza nei confronti dell’altro.
    Aveva riconosciuto il suo disturbatore: era Don Patrizio e si era trasferito in città da un anno o giù di lì. Correvano voci su di lui, si diceva che convertire gli infedeli alla fede era la sua crociata.
    “In occasione della nascita del Nostro Signore Gesù Cristo, la chiesa offre doni a tutti gli abitanti di questo luogo. Nessuno escluso.” Detto ciò, Don patrizio allungò le sue mani raggrinzite per cedere il regalo a uno scettico Saladriel.
    Il suo sguardo per niente convinto corse prima al pacco regalo e poi al volto del disturbatore. Una luce beffarda si accese nei suoi occhi. “Mi dica la verità, signore, lei è venuto fin qui perché sono l’unico arabo della zona? Sta cercando in qualche frivolo modo di convertirmi alla sua fede? Senta, faccia un piacere ad entrambi: veda di levarsi dai coglioni e di spassarsela altrove che ‘sta cazzata dei doni non me la bevo. Arrivederci.”
    Sal non riuscì a chiudere la porta che un piede si frappose tra essa e lo stipite.
    “Signor Amrael,” riprese pacatamente Don Patrizio “Che lei ci creda o no, le iniziative della nostra chiesa includono tutti. Indipendentemente dalle tue origini, vogliamo che tu riceva questo dono e che passi un’armoniosa serata con la tua famiglia” Con maggiore insistenza di prima, il vecchio gli allungò il regalo, il cui fiocco era di un rosso scintillante.
    A questo punto, amareggiato, Sal pensò di accettare il dono soltanto perché unico modo di sbarazzarsi del disturbatore.
    “Vabeh, dia qua. E ora, se non le spiace, vado a srotolare il tappeto e pregare Allah” Tagliò corto lui, chiudendo una volta per tutte la porta e senza prendersi il disturbo di ringraziare Don Patrizio per il regalo, qualunque cosa fosse.
    Allah o Gesù Cristo, per Saladriel c’era soltanto una figura in cui riponeva illimitata fede: Charles Darwin.

    Rientrato nel salotto, Sal scartò il regalo giusto per levarsi la curiosità di sapere cosa diavolo ci fosse al suo interno.
    Una bottiglia di vino dolce. Vinsanto. Un classico.
    Pochi minuti dopo la bottiglia era già vuota, tutto il suo interno finito nel gabinetto. Non nutriva la benché minima fiducia verso quel vecchiaccio.
    “Ah, ora sì che ci siamo” disse con estrema soddisfazione mentre sorseggiava dello scotch invecchiato di 100 anni. “A te..” continuò una volta tornato seduto sul divano, il bicchiere di vetro sollevato in aria verso un immaginario crocifisso appeso alla parete. “…che non schiatti mai.”

    L’orologio sul cellulare segnava l’una di notte quando Sal, dopo aver trascorso l’intera serata a leggere il libro e trangugiare un po' la sua bevanda preferita, andò a dormire. Prima di coricarsi, però, notò che la sua camera da letto era gelida: una finestra lasciata socchiusa ne era la causa.
    Che strano, pensò mentre la chiudeva, non ricordo di aver lasciato la finestra aperta…specialmente con questo freddo.
    Si caricò le braccia di cuscini e coperte e tornò in salotto, dove le fiamme residue del camino mantenevano l’ambiente riscaldato e accogliente. Dormire sul divano, altrettanto comodo, non gli era tutto questo grande problema.
    Cullato dal crepitio del camino, il giovane Saladriel immediatamente sprofondò in un sonno profondo.

    Quando si svegliò, non fu né per il bisogno di bere né per la solita sveglia delle 08:00. A strapparlo dalle braccia di Morfeo in piena notte fu un rumore che mai si era aspettato di udire nella sua abitazione.
    Era un rumore viscido, strisciante, che faceva pensare a una poltiglia umidiccia, attaccata e staccata da una superficie.
    PLAF PLAF
    Sal si rizzò a sedere su. Cosa cazzo era? Con occhi sbarrati si guardò intorno, alla ricerca della fonte del rumore alquanto sinistro, ma nulla vedeva se non i suoi soliti mobili d’arredo e il camino.
    Da dove cazzo veniva? Continuò a cercare e cercare con gli occhi una risposta, mentre il rumore si faceva pericolosamente sempre più vicino.
    Un brivido d’inquietudine gli percorse la schiena quando ebbe come l’impressione che, qualunque cosa provocasse quel rumore, gli fosse terribilmente vicina, seppur invisibile ai suoi occhi. Allorché Sal piombò giù dal divano ed indietreggiò dal salotto, avvertendo la primordiale esgienza di tenersi lontano da…non sapeva come cazzo definirla.
    Tuttavia, il viscido PLAF PLAF continuava ad avanzare. E questa volta Sal associò il rumore a quello del dorso del cucchiaio quando viene sbattuto sul porridge freddo. Corse a controllare in ogni stanza che non ci fosse nulla o nessuno di anomalo, mentre la paura cominciava ad artigliare le sue dita scheletriche intorno alla gola del giovane.
    Avrebbe lasciato perdere il rumore e dato la colpa alla sua fervida immaginazione, incoraggiata dai racconti di Stephen King, se non fosse improvvisamente scivolato a terra mentre si muoveva per casa alla ricerca di una razionale spiegazione.
    Realizzò, dunque, che niente era frutto della sua immaginazione quando notò che il pavimento era ricoperto di una lunga e schifosa scia di bava, come se un’enorme lumaca gli avesse attraversato il corridoio.
    Un urlo sbigottito gli esplose in gola. Corse a lavarsi le mani con l’acqua del rubinetto e a privarsi dei vestiti per rimuovere qualsiasi traccia di quella strana e appiccicosa sostanza su cui era accidentalmente atterrato sopra.
    Incapace di realizzare quanto appena accaduto, incapace di dare una spiegazione a quello che gli stava succedendo, Saladriel telefonò l’unica persona che lo sopportasse al mondo, oltre sua madre, nel disperato tentativo di aggrapparsi a quel poco di lucidità che gli restava.
    “Violet!” Esclamò appena udì la sua amica rispondere, il tono di voce che trasudava incredulità. “Qui a casa mia c’è qualcosa che non va. Lascia perdere la festa di Paolo e vieni qui, per favore”
    “Sal, che cazzo dici che sono le 3 del mattino?? La festa è finita da un bel pezzo e io sono nel letto a cercare di prendere sonno. Cosa che, grazie a te, non sto riuscendo a fare”
    “Ma almeno stammi a sentire! Non vuoi sapere cosa mi sta succedendo?”
    “Ok…” Violet sospirò, ma questa volta nel suo sospiro non c’era rassegnazione né irritazione.
    “Stavo dormendo quando ho sentito un rumore troppo strano echeggiare nel salotto. E' un rumore che...non saprei come cazzo descrivere. Mi sono alzato dal divano e sono corso a controllare che in ogni stanza che fosse tutto ok, ma poi sono scivolato su una specie di bava di lumaca”
    “….”
    “C’è della strana bava su tutto il pavimento del corridoio e questo dannato rumore non smette di tormentarmi! Mi hai capito??”
    “Sal, ma hai bevuto?”
    “Sì, un po' di scotch ma non è questo il pun-“
    “Voglio dormire, ti prego, ne riparliamo domani. Bevi tanta acqua che ti passa la sbornia”
    E di nuovo Violet interruppe la chiamata prima che Sal potesse aggiungere alcunché, anche se per motivi differenti dalla precedente conversazione.

    PLAF PLAF
    Il rumore, inarrestabile, continuava a seguirlo per la casa, ovunque andasse.
    PLAF PLAF
    Tappi per le orecchie, farmaci, cuffie bluetooth, sonniferi, niente di questo gli allievava il tormento.
    PLAF PLAF
    Talmente che era insopportabile per la sua povera testa, oltre che spaventoso, il rumore gli annebbiava la vista e gli impediva di mettere a fuoco nemmeno un particolare del luogo in cui si trovava.
    PLAF PLAF
    Nonostante la finestra aperta, l'aria diventava sempre meno presente, meno respirabile, e Sal doveva fare dei lunghi e profondi respiri per riempirsi i polmoni.
    PLAF PLAF
    Non c'era nessuno che gli credesse.
    PLAF PLAF
    Non c'era niente e nessuno che potesse aiutarlo.
    PLAF PLAF
    Il buio lo inghiottiva gradualmente, prima la sua vista, poi la sua mente e infine tutto se stesso.

    Verso la fine dell’anno, su segnalazione di Violet, il giovane Saladriel Amrael, dopo alcuni giorni di totale assenza dal lavoro e dai social media, venne trovato in casa senza vita.
    Secondo il giudizio della scientifica, un arresto cardiaco l’aveva stroncato mentre riposava sul divano. Il bicchiere di scotch, mezzo pieno, e il libro di Stephen King erano le ultime cose che aveva toccato prima di spirare.
    Al funerale, Violet confidò alla madre del giovane che le ultime parole che avesse da lui sentito erano una stupida battuta sulle metropolitane.
    Un bambino dichiarò che, proprio quella tragica notte della viglia di Natale, aveva visto un uomo gironzolare nei pressi dell’abitazione del deceduto Sal, aveva al collo un colletto bianco e una bottiglia di scotch sotto il braccio e, soprattutto, aveva una lunga e viscida coda che gli usciva da sotto la tunica.
    La polizia considerò il bambino come fonte non attendibile e il caso venne immediatamente chiuso ed etichettato come “morte naturale”.

    Edited by bläckheart - 21/11/2021, 17:48
     
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    Valerio. Numero uno, il tizio ha i capelli biondo scuro. Due, prima faceva il cuoco. Tre: Valerio... Wally... Suono simile.
    E' molto scorrevole, ma l'ho trovato un po' debole nella parte della cella frigorifera, anche se l'dea di interrompere la descrizione della stanza per introdurre l'urlo è bella, spesso difficile da mettere in pratica ( mi ha ricordato un flashback all'inizio di Shining, mi commuovo): se migliori quella parte, ti do DIESCI.
     
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    Mi è piaciuto come da una situazione quotidiana accaduta su Telegram, tu sia riuscita ad imbastire una storia horror. Il riferimento al nostro Mortazza è chiaro, la prima parte lo descrive bene. Concordo con SAL e trovo che la parte che intercorre tra la fine della cena e la cella frigorifera sia un po' veloce. Ad esempio, il fatto che la ragazza accetti subito di scendere con lui senza porsi troppe domande. Ecco, lì avrei lasciato un po' di spazio in più al pensiero della ragazza sul perché Wally volesse portarla proprio in una cella frigorifera. Per il resto ottimo lavoro, chiara e lineare nell'esposizione.
     
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    Prima, tiro ad indovinare
    Valerio. Numero uno, il tizio ha i capelli biondo scuro. Due, prima faceva il cuoco. Tre: Valerio... Wally... Suono simile.
    E' molto scorrevole, ma l'ho trovato un po' debole nella parte della cella frigorifera, anche se l'dea di interrompere la descrizione della stanza per introdurre l'urlo è bella, spesso difficile da mettere in pratica ( mi ha ricordato un flashback all'inizio di Shining, mi commuovo): se migliori quella parte, ti do DIESCI.

    CITAZIONE
    Mi è piaciuto come da una situazione quotidiana accaduta su Telegram, tu sia riuscita ad imbastire una storia horror. Il riferimento al nostro Mortazza è chiaro, la prima parte lo descrive bene. Concordo con SAL e trovo che la parte che intercorre tra la fine della cena e la cella frigorifera sia un po' veloce. Ad esempio, il fatto che la ragazza accetti subito di scendere con lui senza porsi troppe domande. Ecco, lì avrei lasciato un po' di spazio in più al pensiero della ragazza sul perché Wally volesse portarla proprio in una cella frigorifera. Per il resto ottimo lavoro, chiara e lineare nell'esposizione.

    Avete entrambi ragione. Ammetto che su quella parte ho avuto un pò di fretta e ho voluto accelerare le cose :siga:
    Vi ringrazio comunque per i vostri pareri e consigli, spero che troverete la prossima storia più gradevole(?) di questa.

    CITAZIONE
    Aspe ho notato una cosa, non si possono usare i colori, vabbè a questo punto non credo sia veramente chissà quanto importante, volevo solo sottolinearlo :zizi:

    Mea culpa. Ho rimediato.
     
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    Aggiunta la parte seconda.


    Vediamo se capite cosa è successo di preciso al nostro protagonista!
     
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    Grazie a dio la storia di Sal non è quella che mi avete inviato in privato, una storia troll e soft porno sarebbe stata poco adatta mi stavo anche preoccupando per l'amor di dio o satana quel che cazz dice lui.

    Allora vista in modo semplice il prete era una cazzo di lumaca demone, potrebbe essere che nel vino c'era per l'appunto qualche sostanza addirittura mischiata con la bava schifosa per convertire tipo alla controllo mentale, boh, il prete ha visto che Sal ha fatto il bastardone quindi l'ucciso con la bava.
     
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    Commento sulla seconda parte.
    Zia, voglio bere scotch solo per fare quella cosa col crocifisso invisibile sul muro.
    Hai descritto con precisione inquietante il mio approccio alle feste, alla religione e alla vita sociale. La metafora della lumaca per rappresentare l'accidia (spero di aver capito bene) ci sta di brutto, grande mago. Poi l'accidia è il mio peccato capitale dominante, quindi... VABBE', BUONA NO NUT NOVEMBER A TUTTI!

    PS: La reference a Boris ha subito anticipato gli sprazzi di comicità che mi hanno quasi ammazzato dal ridere. No, sul serio, Saladriel solo IO (meno il vizio del bere, but...)
    Sono B A S I T O dalla bellezza di questa storia, anche l'uso del turpiloquio un po' ovunque sapeva di casa. Grazie per l'omaggio

    CITAZIONE (Stefy983 @ 21/11/2021, 18:06) 
    Grazie a dio la storia di Sal non è quella che mi avete inviato in privato, una storia troll e soft porno sarebbe stata poco adatta mi stavo anche preoccupando per l'amor di dio o satana quel che cazz dice lui.

    Allora vista in modo semplice il prete era una cazzo di lumaca demone, potrebbe essere che nel vino c'era per l'appunto qualche sostanza addirittura mischiata con la bava schifosa per convertire tipo alla controllo mentale, boh, il prete ha visto che Sal ha fatto il bastardone quindi l'ucciso con la bava.

    Ti giuro che quando ho letto il nome di Cristo mi sono venuti i brividini del cringino (non perché sia scritta male eh, ma perché sono fatto io così. Mi dà fastidio sentire l'espressione "Nostro Signore Gesù Cristo". Non sto scherzando signori, non è un meme). E' logico che i preti mi odino, no?
     
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    La personalità di Sal traspare benissimo da questo racconto. Si vede che hai passato del tempo con lui in chat e non sei partita da un evento scatenante come nel caso di Mortazza. Il tutto è molto piacevole da leggere ed anche comico in alcuni punti. Devo dire che sei stata brava :)
     
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    Secondo me, la parte contenente la mia persona, deluderà un po', non perché non è brava, anzi, ma perché ho la sensazione che Black effettivamente non sappia abbastanza di me. O almeno è probabile che io rimarrò deluso perché sono un bimbo pretenzioso :gigi:
     
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    Lei osserva, descrive ed "estremizza" alcuni comportamenti in chat assunti da ognuno di noi. Son quelle le basi da cui parte per scrivere una storia. Anche se non ti conosce come persona, prenderà in considerazione alcune tue azioni e immagina situazioni ipotetiche per poi baserci il suo racconto. Secondo me verrà fuori un bel lavoro anche nel tuo caso.
     
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11 replies since 13/11/2021, 16:44   227 views
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