Sotto contratto

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  1. Bravery.
         
     
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    Rileggo ancora una volta la lettera che le ho scritto.


    Cara Maria,
    Ho tante, troppe cose da dirti ma la più importante è un semplice “ti amo”. Te lo dico per l’ultima volta perché al tuo ritorno questa sera non mi troverai più.

    Non sto scappando e non sto nemmeno suicidandomi, semplicemente il contratto è terminato e Lui stasera verrà a prendermi. Vorrei spiegarti ogni cosa ma non posso.

    Non cercarmi inutilmente, non piangermi a lungo, non crucciarti con inutili domande a cui non puoi dare una risposta, ti lascio colmo d’amore e spero che tu un giorno riesca a trovare l’uomo della tua vita, colui che ti darà tutto ciò che non ho avuto il tempo di darti io.

    Tuo e con amore

    Gabriele.



    Ho già scritto più di quello che avrei potuto.

    Dannazione, è così ingiusto, ero solo un ragazzino innamorato…

    Basta, ho tutto sotto controllo. Devo... Devo solo pagare la mia parte dell’accordo. Per lei questo ed altro.

    Mi stendo sul letto, sono le 20:59. Ho un quarto d’ora preciso, scelgo di passarlo in mezzo ai ricordi…

    Ripercorro una strada fatta d’immagini, la mia famiglia, i miei amici, Maria. Ricordo di averla conosciuta a scuola, in prima liceo, e fin da allora siamo stati inseparabili. Poi 3 anni dopo lei si ammalò di cancro e dopo lunghe e ingiuste sofferenze morì.

    O almeno, questo credo che accadde prima di incontrare Lui.

    Era sera, i miei ricordi sono dannatamente confusi, ero triste perché mi resi conto che non potevo vivere senza di lei. Credo che fossi in lacrime, intento ad attraversare la strada per tornare a casa, quando l’ho visto, era come se fosse apparso all'improvviso.
    Era magro, di un pallore cadaverico, in completo grigio scuro su cui risaltava la ventiquattr’ore rossa, di un rosso così intenso da sembrare sangue. Si avvicinò sussurrando qualcosa con una voce ipnotizzante. “Puoi riaverla, Gabriele. Esiste la possibilità di riportarla da te… Però... Però tutto ha il suo prezzo…”.

    Estrasse dalla valigetta un contratto, senza guardare, come se non facesse altro più o meno da sempre. Il suo sguardo invece era fisso su di me, dava la stessa sensazione che si ha di notte, nel proprio letto quando qualcosa nel buio sembra muoversi e... Fissarti.

    Cercai di darmi un contegno nonostante la presenza dell'uomo mi dava un senso di inquietudine. Guardai il foglio, vi era scritto in sommi capi che si impegnava a riportarla da me; le clausole erano che non potevo parlare di questo accordo con nessuno e che avrei ottemperato al contratto pagando dopo 10 anni esatti da quel momento. Il prezzo da pagare era qualcosa di immateriale. La mia anima.

    Ero ateo, l’amavo, ci sono mille motivi per spiegare perché lo feci però nessuno di essi, ad oggi, è valido.

    Mi porse una stilografica placcata in pallido osso e, nel momento esatto in cui la mia mano finì di scrivere il mio nome, il volto dell’uomo misterioso si accese in un sorriso. C’era qualcosa, nei suoi denti, di inumano: erano aguzzi e lucenti, e i suoi occhi erano di un celeste così chiaro da congelarti il sangue nelle vene. Ma non ebbi il tempo di rifletterci su, la mia testa iniziò a girare, il mondo si dissolse e prese a trasformarsi. Ripresi coscienza all'ingresso di scuola. Con la mano di Maria nella mia. Mi sorrideva, Anche lei.

    “Cosa diavolo sta succedendo?”, mi chiesi,” Non può essere vero, era buio fino a poco fa…C'era lui di fronte a me!”. Pensai. Dopo giorni di incredulità e riflessioni di cui non riuscivo a venire a capo archiviai tutto nella mia memoria come un brutto sogno, un brutto, vivido, terribile sogno e continuai a vivere senza pensieri, con lei.

    Il nostro è stato un amore instancabile: appena finito il liceo abbiamo iniziato l’università e abbiamo iniziato a convivere, pochi mesi fa abbiamo persino parlato della possibilità di sposarci e mettere su famiglia una volta trovato un lavoro stabile. Mai un litigio, era come se tutto fosse stato programmato per trasmettere serenità... tutto così... Perfetto, innaturale.

    All'incirca fino a una settimana fa.

    Tornando a casa trovai sul tavolo una busta contenente una lettera con impressi una frase ed un numero: “non era solo una sogno. 3645”

    Nessun indirizzo, nessun mittente. Sembrava che quella busta fosse apparsa dal nulla. E iniziando a capire chi fosse stato a lasciarla, anche se mi inquietava anche il solo pensarci, era possibile... Però, quel numero... Quel numero non mi diceva nulla, assolutamente nulla.

    Il significato mi è stato chiaro solo a seguito di un sogno di stanotte. Vedevo una clessidra su cui era inciso il numero 3645, la sabbia contenuta in essa era di una tonalità di celeste incredibilmente chiara. Mi era familiare. Quegli occhi... come potevo aver dimenticato quello sguardo? L'ultima immagine che vidi fu me stesso, dalle mie braccia e le mie gambe partivano lunghi fili rosso sangue e la mia bocca era tagliata innaturalmente, come se fossi una marionetta.

    Mi sono svegliato di soprassalto, mi fu chiaro dopo qualche semplice calcolo che quel numero erano i giorni trascorsi dal contratto, la busta era apparsa 6 giorni prima, quindi Lui sarebbe venuto a prendermi alle 21.14 del settimo giorno. Oggi.

    Così come un condannato a morte chiede un ultimo pasto, io, da innamorato perso ho cercato di passare le ultime ore che mi rimanevano con lei. Le ho chiesto più di una volta di rimanere con me, senza mai spiegargli cosa mi stesse accadendo, lei continuava a ripetere che era troppo impegnata a causa del suo lavoro, quasi meccanicamente.

    Ironia della sorte, l’ho riavuta indietro per dieci anni eppure nel momento in cui avevo più bisogno di lei il suo lavoro l’ha impegnata. Non potevo fermarla, non potevo dirle nulla. Ero impotente.

    Riemergo dai miei ricordi e dalle mie riflessioni: sono le 21:14 precise, intorno a me inizia a fare freddo, come se il tempo si fosse fermato, come se fosse di nuovo quella sera.

    Lui è davanti a me, come se fosse stato lì immobile a guardarmi per molto tempo. È puntuale. Non dice nulla.
    Ho paura, una dannata paura ma nonostante tutto mi alzo, so che non ho nulla da obiettare se voglio che a Maria non accada nulla.

    Lo seguo attraverso la porta e tutto inizia a sfumare nella più completa e silenziosa oscurità che abbia mai visto.

    Grido. Corro. Ma non riesco ad allontanarmi da lui e le mie grida sono talmente flebili che non riesco a percepirle nemmeno io...

    ...Fa freddo, ancora una volta, e mi ritrovo accasciato a terra. L'unica cosa che posso guardare è quella maledetta valigetta di un vivido rosso sangue.

    Ero... Ero solo un ragazzino innamorato...




    ...Ho paura.

    Edited by Bravery. - 6/9/2012, 02:38
     
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    King of wine, bitchez and bad jokes

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    Meravigliosa...
     
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  4. ~Erin
         
     
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    Se sa quello che sta per accadere e gli va bene, perché ad un tratto grida e corre?
     
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  5. Bravery.
         
     
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    Gli va bene perchè sa di star facendo la cosa giusto ma dopotutto Gabriele è umano, è normale che possa essere terrorizzato...

    Edited by Bravery. - 6/9/2012, 17:06
     
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  6. ~Drago{Char}
         
     
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    CITAZIONE (giammotto @ 6/9/2012, 14:54) 
    Meravigliosa...

     
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5 replies since 5/9/2012, 18:44   174 views
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