I pokéfanatici

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    Dopo lo sconcerto, Kurt si ricordò delle parole della madre di Lisa: oltre alla bambina, era scomparso anche il suo amato pokémon, un ditto.
    “Tu eri il suo pokémon.”
    “No, tenente, io ero il suo migliore amico.” Sul suo viso scesero delle lacrime.
    Il poliziotto era sconvolto, mai si sarebbe aspettato che un pokémon potesse provare emozioni così intense.
    “Spiegami cos’è accaduto.”
    “Certo…..Il giorno della nostra scomparsa io e Lisa stavamo giocando assieme nella strada di fronte alla nostra casa. Sua madre ci osservava dalla finestra, ma non appena si assentò un attimo fummo rapiti.
    Fummo colpiti da proiettili anestetici che ci fecero perdere i sensi istantaneamente. Poi ci risvegliammo in una zona sotterranea.”
    “Chi vi portò in quel luogo? E perché?”
    “Esiste una setta, agente Emerson, o meglio, una società segreta. Essa è formata dalle persone più importanti del mondo. Questa gente non sono umani, tenente, sono ditto in forma di persone. Essi si ritrovano periodicamente per adorare i pokèmon e mew in particolare. Attraverso la loro influenza, intendono governare il mondo e rovesciare il dominio dell’uomo. Si servono di pokémon catturati e controllati attraverso un oggetto sulla fronte e rapiscono periodicamente le persone per le loro….offerte”
    Chambers iniziò a singhiozzare.
    “Vuoi dire che Lisa…..”
    Il ditto annuì.
    Kurt era ancora più sorpreso. L’intera storia gli appariva improbabile, e del resto quel ragazzino no aveva uno straccio di prova, però….
    “Dove si trova questo posto?”
    “Beh…” Chambers tirò su col naso “la sede centrale è a Zafferanopoli, ma ci sono distaccamenti per ogni città. Ad Azzurropoli non c’è un luogo adatto per il culto, così coloro che vi aderiscono si ritrovano qui, in una miniera abbandonata in mezzo alla foresta….Loro mi hanno lasciato vivere e tornare indietro perché sono un ditto, vogliono che anch’io aderisca al culto, e vogliono la risposta per domani sera….Ma io preferisco morire piuttosto che unirmi a quegli assassini!”
    Kurt scosse la testa. Quella era una testimonianza assurda, ma c’era qualcosa che lo intrigava, che lo smuoveva a tal punto da concedere un minimo di credibilità a quel ditto.
    “Beh, di tutto questo, voglio dire, della tua testimonianza nonché del tuo ritorno dovremo informare la famiglia”.
    Chambers rinvenne dalle lacrime “No, loro non….Non sapevano del fatto che io potessi prendere questa forma e parlare. Se non le dispiace vorrei che fossero tenuti all’oscuro di questo dettaglio, per il momento. Ne riparleremo quando l’indagine sarà finita.”
    “Come vuoi. Adesso ripetimi tutto da capo, devo trascrivere quello che hai vissuto”.
    “Non è prudente” Assunse un’espressione seria.
    “E perché mai?” Kurt stava incominciando ad insospettirsi. Legalmente parlando poteva andar bene che la famiglia non sapesse di lui, ma addirittura le forze dell’ordine!
    “Come le ho detto al culto appartengono personalità importanti, probabilmente anche alcuni dei suoi colleghi agenti.”
    Kurt si volse di lato perplesso: quella storia stava diventando paranoica.
    “Posso capire i suoi dubbi, ma mi creda se le dico che conoscere questa storia potrebbe esporla a dei rischi.
    Tanto per fare un esempio, so per certo che il sacerdote del culto di Azzurropoli si trova attualmente qui a Snorlax creek per officiare i riti.”
    Il tenente si protese in avanti oltre la scrivania “E chi sarebbe costui?”
    “Il suo nome è Paul Federman”
    “Non è possibile” Federman era un potente industriale di Azzurropoli. L’idea che uno come lui fosse un ditto ai pari di altre persone famose ed influenti era sconcertante.
    Se è davvero così allora è vero che controllano tutto e tutti.
    “E va bene. Faremo come vuoi tu”
    Kurt sapeva che stava facendo una follia, ma in quel racconto c’era qualcosa per cui era disposto a mettersi in gioco e rischiare.
    Voglio sapere la verità.

    Erano oramai le 18, e se ne erano tornati a casa quasi tutti. Mentre Kurt percorreva i corridoi semideserti della centrale, si formava nella sua mente un piano, un piano a cui aveva pensato senza interruzione da quando aveva sentito il nome di Federman. Si diresse verso i distributori automatici dove sapeva di trovare il collega di cui si fidava di più “Ciao, Lambert , com’è andato il lavoro oggi?”
    L’agente Lambert alzò le spalle mentre teneva in mano un bicchiere di caffè “Le solite cose. E per quel che riguarda te? L’hai fatto cantare quel bambino misterioso?”

    “Un misto tra Essi vivono e Piramide di paura, quindi?” Disse Lambert dopo che ebbe ascoltato la storia di Chambers.
    “Qualcosa del genere”
    “Per me è una marea di cazzate, si sarà inventato tutto…..” si mise a ridere “Di un po’ non crederai veramente a quelle fandonie?”
    “Mah….”
    “Eddai, kurt!” Lambert coprì le parole del tenente “Ok, questa storia del ditto che si trasforma in bambino e si mette a parlare e a piangere sconvolge un po’ anche me ma…..Dai, è troppo irreale!”
    “Ci sarebbe….Ci sarebbe un modo per capire se Chambers dice la verità” Kurt si volse con un espressione seria verso il collega.
    “E cioè?”
    “Federman si trova qui a Snorlax creek, adesso. All’Hotel La Sequoia, per essere precisi. So che oggi sarà ad una riunione d’affari e perciò rientrerà molto tardi. Potremmo…..Catturarlo e interrogarlo”.
    “Ah, si e con quale mandato?”
    Kurt non disse nulla.
    Lambert piegò la testa all’indietro e si mise a ridere “Oh, cazzo Kurt, non dirai sul serio….”
    “E invece è così” L’espressione del tenente rimase imperturbata.
    Lambert tornò più serio “Merda….Ma dai, Kurt, ma che stai dicendo? Cosa abbiamo contro di lui? La testimonianza di un bambino-ditto! E tu vorresti andare da lui, portarlo qui e farlo cantare? Senza uno straccio di mandato?! Sei pazzo!”
    “Può darsi. Però io non mi fermerò, puoi starne certo. Con o senza di te.”
    Lambert scuoteva nervosamente la testa “Possono toglierci il lavoro per questo. Possono sbatterci in galera per sempre. E per cosa?”
    “Per la verità.”
    “E va bene.” Il suo tono si era fatto rassegnato. “Alle 23:30 davanti a quell’Hotel, e porta il mostriciattolo con te.”

    Pioveva. Lambert e Kurt aspettavano sotto un piccolo portichetto che si trovava in un vicolo adiacente all’Hotel. Da quella posizione, potevano vedere chi arrivava senza essere visti a loro volta. Chambers era accanto a loro.
    “Allora, quando arriva il tizio?” Lambert era piuttosto nervoso.
    Kurt diede una veloce occhiata all’orologio “Oramai non dovrebbe mancare molto. Piuttosto, ti ricordi il piano?”
    “Certo….” Sbuffò “Appena lo vediamo, io corro dietro l’hotel, spunto dall’altro vicolo e lo fermo. Voi arrivate da dietro, lo tramortite e poi ce ne andiamo.”
    “Eccolo” disse Chambers.
    Un uomo non molto alto, di circa 30-35 anni, si stava dirigendo verso l’hotel con un ombrello in mano.
    Lambert corse per il vicolo e aggirò l’Hotel, spuntando alle spalle dell’uomo.
    Con una scusa, fece voltare l’industriale e iniziò a parlare con lui.
    “Perfetto” Poi Kurt sbiancò: con cosa doveva colpirlo? Non avevano portato niente!
    “Ehi!”
    Kurt si voltò e vide una mazza da baseball per terra. Sorrise: portare con sé il ditto aveva poi i suoi vantaggi.
    Con l’arma in mano, Kurt si avvicinò a Federman e lo colpì alla testa, facendolo cadere a terra in uno stato d’incoscienza.
    “Ok, muoviamoci!” I due uomini presero per le gambe e per la testa l’industriale e lo portarono via.

    Dalla piena oscurità si passò ad immagini sfocate, e dopo una decina di secondi la sua vista si fece normale.
    Era in un ufficio. Riconobbe lo stemma della polizia su di un documento posato su una scrivania.
    “Ma dove diav…”
    “Finalmente ti sei svegliato” sentì il rumore di una sedia che si spostava dietro di lui.
    Paul si trovò di fronte un tizio corpulento con una leggera barba bruna. Dove l’aveva già visto? Ma certo, era il tenente di Snorlax creek!
    “E tu…..Che cavolo vuoi?”

    Kurt si trovò di fronte l’industriale appena rimessosi dall’imboscata. Era legato saldamente ad una sedia con delle funi. Per un attimo esitò: era davvero lui quello che cercavano?
    Che sia lui o meno, non possiamo fermarci ora.
    Kurt prese dalla scrivania la foto di Lisa e gliela mise davanti alla faccia.
    “Allora?”
    “Ah….quindi sospettate di me? “ mise la faccia di lato e fece un sorrisetto sarcastico “Spiacente, ma io non centro nulla con questa storia. E comunque sia non avete nessun diritto di farmi questo!”
    Kurt prese la pistola dalla scrivania e mise la canna sull’occhio destro dell’uomo. “Va bene amico, dì quello che sai, altrimenti ti ammazzo subito”
    “POSA SUBITO QUELL’ARMA, IO SONO PAUL FEDERMAN E NON HO FATTO NULLA DI MALE A NESSUNO! GIURO CHE APPENA SARO’ USCITO DA QUI CHIAMERO’ I MIEI AVVOCATI E VI SBATTERO’ IN GATTABUIA PER SEMPRE, LURIDI MANIACI DEL CAZZO!”
    Lambert divenne isterico “Kurt, ti prego, posa la pistola e smettiamolo, evidentemente non è lui, ci siamo sbagliati, ma ti prego smettila!” La sua faccia divenne rossa, sembrava che stesse per piangere “ti prego, Kurt, hai una famiglia, abbiamo delle vite, forse possiamo ancora rimediare….”
    Kurt esitò per un istante, poi dietro di lui apparve Chambers con In mano aveva un fil di ferro.
    Federman lo guardò sorpreso, poi vide cosa aveva in mano ed ebbe un accenno di paura.
    Il bambino-ditto sorrise e senza nessun indugio piantò il fil di ferro nella faccia dell’interrogato.
    Con grande sorpresa per i due agenti, l’oggetto, anziché incidere la carne, ne fu assorbito come se fosse stato piantato in un budino, deformano l’espressione di Federman. Dal punto in cui il ferro incontrava la carne, uscì del vapore, mentre la bocca dell’industriale si deformava in modo cartoonesco, facendo sentire un lacerante fischio di dolore.
    Chambers ritirò il fil di ferro e la faccia dell’interrogato tornò distesa come prima, seppur con un segno sulla fronte lasciato dal metallo incandescente e un ghigno feroce dipinto sul volto.
    “Tu, lurido stronzetto, come hai osato colpire…..”
    “ ….un sacerdote del culto poké” terminò Kurt. Si voltò verso Chambers e gli sorrise, poi tornò a guardare l’interrogato “Sappiamo tutto del culto, dei sacrifici, e dei pokémon catturati, quindi risparmiaci l’atteggiamento da finto innocente.”
    Federman contrasse e poi allungò le membra, come nel tentativo di liberarsi. “Ah, ah, bastardo” Kurt mise il volto a pochi centimetri da quello di Federman “Ti abbiamo drogato. Niente trasformazioni per un paio d’ore, ok?”
    Federman urlò: “Misera carne da macello!Potete avermi catturato, ma non ci fermerete!”
    “Tu credi?”
    “Sì! Uccideremo te, uccideremo quel traditore” si voltò verso Chambers “ e uccideremo tutti gli uomini sulla Terra, e i pokémon regneranno, e la benedizione di Mew sarà sopra di noi!”
    Kurt si voltò verso Lambert, che non aveva detto parola, talmente era sconvolto “Direi che basta come prova, no?” Lambert annuì con gli occhi verso Federman, oramai senza controllo.
    “Chambers, vai nell’altra stanza!” Il bambinio- ditto fece come gli aveva chiesto.
    Kurt prese la pistola e la puntò contro il ditto, che oramai era uscito di senno “….Vidi un charizard con sette teste e sette corone, e una donna dal vestito color porpora sedeva su di lui….”
    “Fine dei giochi, merdaccia rosa”
    Federman smise di cantilenare per un attimo e disse “Sai qual è la cosa buffa? Noi domineremo il mondo, e tu non puoi farci niente”.
    Premette il grilletto, e la testa di Federman saltò in aria. Sui muri dell’ufficio, anziché sangue, schizzò una sostanza rosa e viscosa. I due agenti la raccolsero e, assieme al resto del corpo, la inumarono in una zona tra i boschi.
    Alla luce della luna, Kurt disse al collega:
    “Domani li faremo fuori tutti”.

    FINE SECONDA PARTE
     
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  2. Venin27
         
     
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    ti prego continua questa storia,mi stà appassionando un casino :fuckrock:
     
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  3. AlphaCharly
         
     
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    CITAZIONE (Venin27 @ 23/10/2012, 19:07) 
    ti prego continua questa storia,mi stà appassionando un casino :fuckrock:

    Presentati prima di postare :ahse:
     
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  4. Venin27
         
     
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    CITAZIONE (AlphaCharly @ 23/10/2012, 19:20) 
    CITAZIONE (Venin27 @ 23/10/2012, 19:07) 
    ti prego continua questa storia,mi stà appassionando un casino :fuckrock:

    Presentati prima di postare :ahse:

    Ora mi sono presentato
     
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    La scrittura delle parti successive va un po' a rilento, ma ti assicuro che la finirò.
     
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    Dance with the dead through rivers of red. Will all end soon?

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    Mi è piaciuta davvero tanto, complimenti :peoflow:
    Soprattutto la prima parte.

    Mi lascia però un po' perplesso la freddezza con cui Kurt ammazza Federman .-.

    CITAZIONE
    Senti, per sta volta lascio perdere, ho ben altri meowth da pelare

    'sta frase mi ha fatto ridere :asd:
     
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    Grazie.
     
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  8. Light’
         
     
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    Mi è piaciuta molto. +1 :peoflow:
     
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    Grazie, ho giusto completato la terza parte


    Kurt si trovava a casa sua quando squillò il telefono. Per tutta la mattinata era rimasto assieme a Chambers, che aveva passato la notte in una cella vuota, alla centrale, aspettando una denuncia per la scomparsa di Federman. Non era arrivato niente. Evidentemente quel tizio non aveva molti amici, concluse sarcastico.
    “Ciao Kurt, sono Lambert. Vediamoci a casa mia alle 4 e porta anche Chambers”
    Kurt posò la cornetta. I tre dovevano prepararsi per l’assalto contro i ditto, che sarebbe dovuto avvenire quella sera stessa. Non aveva la minima idea su cosa fare, sapeva solo che l’avrebbe fatto e basta, anche a costo della vita.
    Appena usciti dalla stazione di polizia per incontrarsi a casa dell’agente, Chambers fermò Kurt e gli fece vedere un piccolo oggetto che aveva tirato fuori da chissà dove. Era un piccolo cilindro trasparente, lungo un centimetro o poco di più, terminante con un ago tipo siringa. Al suo interno era contenuto un liquido incolore, forse dell’acqua.
    “E’ acido solforico”, gli spiegò il bambino-ditto “se lo inietti ad un ditto si propaga per tutto l’organismo e muore. O questo o il fuoco, altrimenti non ci uccidi”.
    “Grazie” Kurt lo prese in mano e lo osservò per qualche secondo, poi se lo mise in tasca.

    “Ho, eccovi”.
    La voce di Lambert risuonò per la casa non appena i due vi entrarono. “Dove diavolo sei?” disse Kurt con tono scherzoso.
    “Sono in bagno…Nulla di preoccupante”, gli fece eco l’agente. “Piuttosto, fate come se foste a casa vostra, vale anche per te, Chambers.”
    “Già fatto!”, gli rispose Kurt, aprendo il frigorifero: Lambert teneva sempre una scorta di birre lì.
    Kurt rimase interdetto, con un’ espressione persa verso il frigo, la mano ancora sul manico. Le birre c’erano, ma a sconvolgerlo era quello che c’era di più. “Chambers…Per favore, vammi a prendere quello che ho dimenticato in macchina…” La frase fu detta sottovoce, unita a movimenti della testa. Chambers afferrò il concetto e si precipitò fuori dalla casa.
    Kurt richiuse la porta del frigorifero. Non poteva credere a quello che aveva visto. Un braccio umano e frattaglie varie erano sistemate in un grosso canestro, sistemate nel frigo come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Bisognava fare una verifica.
    “Dimmi Lambert...Come sta tua moglie?”
    “Mia moglie? Ho, benissimo, grazie. E’ uscita poco fa a fare la spesa.”
    Kurt mise la mano sulla fondina della pistola.
    Lambert aveva perso la moglie in un incidente stradale quattro anni fa.

    Lambert chiuse il rubinetto, si asciugò e uscì dal bagno. Ed entrando nel salotto si trovò davanti Kurt Emerson che gli puntava addosso una pistola.
    “Kurt, ma che…”
    “Non fare lo stronzo con me. So benissimo che non sei Lambert” Così dicendo allungò la mano verso la maniglia del frigorifero e lo aprì. Lambert si voltò e vide quello che c’era dentro.
    Sorrise “ehi, io…Io non so di che tu stia parlando” fece un passo in avanti.
    “Vaffanculo, tu hai ucciso il mio amico!” Premette il grilletto. Ma invece che il suono di uno sparo si sentì un click. Merda, pensò Kurt, non l’ho caricata!
    Nello stesso istante, colui che aveva assunto l’aspetto di Lambert si lanciò su Kurt.
    Caddero a terra. La creatura bloccò le braccia del poliziotto e il suo viso assunse un aspetto sadico “E va bene, loro mi hanno mandato qui per fermarvi. Ho ammazzato il tuo collega, ne ho assunto l’aspetto, ma siccome non sono riuscito a fagocitarlo tutto avevo pensato di tenere gli avanzi per cena.”
    “Sei un fottuto ditto!” Kurt tentò di liberarsi, ma si accorse con orrore che le braccia del sicario avevano assunto un aspetto amorfo e melmoso che bloccava quelle del poliziotto.
    “Bravo, vedo che hai indovinato. Non possiamo permettere che sappiate delle nostre attività. Mi spiace, ma dovrò uccidere anche te!” La testa del ditto, che prima aveva l’aspetto di una normale testa umana, diventò rosa e le mandibole si allargarono, assumendo una forma da pianta carnivora. Stava per divorarlo.
    Facendo ricorso a tutta la forza che aveva nelle sue membra, Kurt tirò fuori il braccio sinistro dalla melma rosa che lo avvolgeva, con in mano la siringa. “Goditi l’aperitivo, bastardo!”
    Piantò la siringa nel corpo di quell’abominio rosa, e immediatamente l’acido si propagò nel corpo del pokémon.
    Il dittò collassò su sé stesso, e le sue membra, che prima erano flessibili ma solide, si liquefecero.

    Kurt si alzò e uscì dalla casa. Chambers era in auto, visibilmente preoccupato “Ci hanno scoperti, non è vero?” Kurt annuì e si lasciò sfuggire una lacrima “lo vendicherò, quei bastardi me la pagheranno…”, alzò il volto: era quasi sera. Gli occhi di Kurt luccicarono, poi fece partire la macchina.
    Per quanto la stazione di polizia fosse chiusa a quell’ora, Kurt aveva le chiavi per entrarvi. Il suo obbiettivo era preciso: l’armeria. Prelevarono tutto quello che poterono: pistole, fucili, munizioni, numerosi esplosivi, tra cui alcuni incendiari e una mitragliatrice Gatling. Poi si diressero verso la foresta, alla ricerca della miniera in cui avveniva il culto. Kurt non si preoccupò per la propria famiglia: aveva detto alla moglie che avrebbe fatto tardi. Intendeva ripulire tutta la zona circostante da ogni possibile ditto ostile. Cosa avrebbe fatto poi per smantellare quella che era un’organizzazione ben diramata nel mondo intero? Non lo sapeva.

    Era oramai da mezz’ora che camminavano quando videro una figura seduta su di un tronco, che dava loro le spalle. Kurt si acquattò, pistola in mano, quando però fu abbastanza vicino, si accorse che quel tizio era una sua vecchia conoscenza. “Non ti avevo detto di smettere con l’alcool?” L’uomo seduto sul tronco fece cadere la bottiglia, e si voltò spaventato. Poi riconobbe quella voce e disse: “state ancora perdendo tempo dietro ad un cacciatore alcolizzato?” Kurt ed il suo interlocutore, Ian Stevenson, si alzarono “Beh, che volete ancora?” biascicò. “Nulla, sono qui per dei pokémon” Kurt si voltò verso il bambino-ditto, che nel frattempo si era fatto avanti senza nascondersi.
    In quello stesso istante, sentirono un rumore di passi, e tutti e tre si abbassarono per non farsi vedere.
    Un gruppetto di sette persone, o meglio, cinque ditto trasformati come persone, passarono a cinquanta metri da loro. “Sono i membri del culto?”, chiese il poliziotto a bassa voce “Esatto”, gli fece eco Chambers.
    Seguiamoli.

    Finalmente, dopo pochi minuti, tutti e tre si trovarono davanti all’entrata della miniera.
    Nascosti dietro un tronco caduto, potevano osservare la scena senza paura d’essere visti. Videro entrare un’ottantina di persone a gruppi composti da quattro a dieci persone-ditto l’uno, ad intervalli regolari.
    L’entrata era illuminata da torce, ma non notarono nessuna guardia. Anche da lì, si poteva sentire una flebile litania provenire dall’interno. Probabilmente stavano già officiando i loro riti. Mancava solo Chambers. “Va bene, io direi di metterci all’opera” Ian si voltò verso Kurt con aria sorpresa “Che? Ma che volete fare? E chi sono questi?” “Niente, non è affar tuo”, lo zittì il poliziotto “Certo che lo è”, disse Chambers.
    Kurt annuì, si diresse verso la borsa contenente le armi, ma in quello stesso istante la sua radio portatile gracchiò “Kurt…Abbiamo strane segnalazioni da un villaggio a due kilometri da Snorlax creek, vai a controllare…” Che idiota. Si era portato appresso la radio! Ma nessun compito aveva maggiori priorità di quello che si stavano apprestando a fare, quindi prese la radio per declinare l’ordine “Qui Kurt Emerson, non posso…” “No!” Kurt si voltò. Era stato Chambers “Meglio se fai come di ti dicono, non dobbiamo insospettire nessuno. Qui ci pensiamo noi” Sorrise.
    Kurt strinse la radiolina, indeciso. Poi disse “Qui Kurt Emerson, vado a controllare”.

    FINE TERZA PARTE





     
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  10. Light’
         
     
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    CITAZIONE (Glypto @ 2/11/2012, 21:56) 
    Grazie, ho giusto completato la terza parte.

    somuchwin
     
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  11. Venin27
         
     
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    BELLISSIMA COME SEMPRE!!!
     
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  12.      
     
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    La luce che filtrava tra i rami della foresta segnalava l’insolita presenza di una macchina in quelle zone selvagge. Mentre viaggiava su strade sterrate e sui sassi, Kurt si chiese cosa ci facesse lì.
    Aveva lasciato Chambers da solo nel momento più critico, in compagnia di quell’ubriacone. E per cosa?
    Per una segnalazione proveniente da chissà dove.

    Alla vista di alcuni edifici illuminati dai fari, Kurt fermò l’auto. Dopo essere sceso, constatò come la parola “villaggio”, usata dal collega alla radio, si adattava molto bene a quello strano posto. Strano perché non ne aveva mai sentito parlare. Non l’aveva mai visto sulle mappe della centrale a Snorlax Creek, né conosceva qualcuno che venisse da lì.
    Si trattava di un gruppo di circa 20-25 edifici, Kurt vide case, un saloon, una banca e addirittura cose che non c’erano neanche a Snorlax Creek, come un cinema, una palestra e altro.
    Era una vera e propria città in miniatura. Ma è anche una città fantasma, pensò, mentre un brivido gli correva giù per la schiena. Poi sorrise: si era portato appresso una piccola assicurazione sulla vita: la mitragliatrice Gatling che avevano trafugato alla stazione di polizia.
    Comunque, non c’era anima viva, né segni che qualcuno fosse effettivamente stato lì ultimamente, e tutte le luci degli edifici erano spente, come se ci fosse stato un black out.

    Giunto al centro di quello strano posto, Kurt ebbe l’impressione che qualcuno si stesse prendendo gioco di lui.
    “Allora, si può sapere che cazzo c’è che non va qui?”

    In sua risposta, udì un forte ruggito. Kurt si voltò, e vide con sconcerto cosa aveva emesso quel verso orribile. Illuminato dalla luce della luna, Kurt vide venirsi in contro un grosso dragonite. Ma non era un dragonite normale: aveva un aspetto minaccioso e molto poco rassicurante. Gli occhi erano bianchi e rivolti all’insù, mentre dalla bocca schiumante di bava uscivano una fila di denti aguzzi sottili come aghi.
    Quando il pokémon fu più vicino, Kurt notò un altro insolito particolare: dalla fronte spuntava una specie di cerchio metallico, come se gli si fosse stato conficcato a forza nella testa.
    Ma il dragonite non si lasciò osservare troppo a lungo: la testa saettò in avanti per afferrare il poliziotto, che riuscì però a scansarsi all’ultimo minuto, mentre le grosse mascelle del bestione si richiudevano sul nulla.
    Kurt si rese conto che gli era stata tesa una trappola. Scorse la macchina e ripensò alla mitragliatrice.
    Kurt si mise a correre nella sua direzione. Passò sotto gli arti posteriori del dragonite, che si voltò e iniziò a correre verso di lui. Kurt sudava freddo. Udiva i passi del pokémon dietro di lui, e gli parve di sentirne l’alito caldo e puzzolente.
    Finalmente, Kurt raggiunse l’auto. Si gettò sul portabagagli, tentando freneticamente di aprirlo con le mani sudate. “Dai cazzo, apriti, dai cazzo bastardo, sta arrivando….” Ebbe paura di non farcela, di morire. Vide nella sua testa il dragonite che lo afferrava e lo maciullava senza pietà. Vide il suo corpo esanime e distrutto dalle fauci del pokémon. Vide i suoi mandanti, i ditto, che ridevano della sua stupidità e infierivano sui suoi resti. Vide sua moglie, Danny, i suoi amici, Chambers, il mondo intero, che venivano inglobati e fagocitati dai ditto.
    Poi, finalmente, il portabagagli si aprì. Kurt ne estrasse la mitragliatrice Gatling. Si voltò verso il dragonite, che oramai gli era quasi addosso. E premette il grilletto.
    Un vortice di proiettili s’infranse sull’arto anteriore destro e sulla spalla del dragonite, che ululò di dolore.
    Alla vista del sangue, Kurt smise di sparare. Poi accadde una cosa inattesa. Il dragonite strinse rabbiosamente le fauci, poi girò la testa e afferrò con la bocca la zampa ferita all’altezza della spalla e si strappò l’arto oramai inutilizzabile. Litri di sangue iniziarono a gettarsi fuori dalla mutilazione, finché il dragonite non l’inondò di fuco, cauterizzando la ferita.

    Kurt era sconvolto. Corse via, verso il centro della città in miniatura. Il dragonite lo osservò per qualche secondo con i suoi occhi vacui, poi ripartì nell’inseguimento. Giunto nel centro del villaggio, dove i due si erano incontrati, aspettò un istante, poi si girò di scatto, nel tentativo di cogliere di sorpresa il pokémon, e fece fuoco. Ma questa volta fu più veloce il dragonite, che si scansò prima che i proiettili potessero colpirlo.
    Kurt tentò ancora, ma si accorse che nonostante la potenza della sua arma, era troppo lento per colpire un pokémon così agile.
    Poi ebbe un’idea . Cominciò a dirigersi verso la sua auto, coprendo i suoi spostamenti con il fuoco della Gatling. Dopo almeno un minuto di lotta estenuante, il poliziotto raggiunse la sua vettura. Poi iniziò ad indietreggiare, tenendo d’occhio il dragonite. Quando questi giunse in prossimità dell’auto, Kurt alzò l’arma e sparò. Come aveva precedentemente fatto, il dragonite scartò di lato per evitare i proiettili, ma sta volta il bersaglio di Kurt era un altro. I proiettili perforarono il motore della macchina, e l’ondata di fuoco che ne seguì avvolse il pokémon. Il mostro, oramai ricoperto dalle fiamme, ruggì furiosamente e si lanciò sull’uomo. Ma dopo pochi metri, stramazzò al suolo, morto.
    Kurt lasciò cadere la mitragliatrice, oramai scarica e si accasciò a terra.

    Ma non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che sentì una voce. “Sciocco! Puoi aver abbattuto il nostro schiavo, mai sei comunque nelle nostre mani!”. Si alzò. Vide gli edifici di quella strana cittadina sciogliersi come gelatina. E Capì. Capì cosa c’era che non andava in quel posto che non era segnato sulle mappe.
    Era una trappola perfetta. Sapeva che i ditto potevano assumere la forma di altri pokémon, di animali, piante, oggetti e addirittura persone. Ma non sapeva che un gruppo di ditto poteva prendere la forma di un edificio, tanto da creare dal nulla una piccola città. Quella in cui si trovava lui.
    Questa volta, quelle disgustose e viscide creature si presentarono con il loro vero aspetto: piccole e rosee masse di plastilina vivente, con volti beffardi e irrisori modellati al centro del loro morbido corpo.
    “In tanti hanno cercato di fermarci” disse uno di loro “ma non ci sono riusciti. Tu non farai eccezione, qualunque cosa succeda, perché la benedizione di Mew è sopra di noi”.
    Kurt era sconvolto, dopo tutta quella fatica aveva perso! Sperava che almeno i suoi amici fossero riusciti a fargliela pagare.
    Poi, d’improvviso, vide il suolo che scendeva sotto di lui. Due grosse zampe gli afferravano le spalle, e sentì un battito d’ali. “Come va Kurt”? Era Chambers, tramutatosi in un fearow, certo, ma era lui. Un senso di calma e tranquillità scese sull’agente “Come va piccolo? E Stevenson? Dov’è?” “Sono qua sopra!”
    Kurt non lo vide, ma capì che era sul dorso di Chambers. Udì delle urla e guardò sotto di lui. Stavano sorvolando la foresta attorno alla miniera dove si svolgeva il culto. E stava bruciando, mentre le grida dei ditto in fiamme risuonavano in mezzo a quella visione dantesca. “Gli esplosivi incendiari….”
    “Si”, concluse Chambers “Proprio quelli”.

    Atterrarono poco lontano da Snorlax Creek. Chambers ritornò alla forma di bambino, mentre Kurt si lanciava verso casa sua. Voleva vedere sua moglie e Danny, voleva renderli partecipi della sua euforia.
    Non avevano ucciso tutti quei criminali, certo, ma era comunque una vittoria, una grande vittoria.

    Entrò in casa, accese le luci, andò verso il salotto, ma nella fretta scivolò. “Ma che cazzo….” Quando si rialzò vide ciò che l’aveva fatto scivolare: una grossa pozza di sangue. E al centro vi erano sua moglie, suo figlio Danny, e il loro growlithe. Kurt non poteva credere a quello che stava vedendo. Estrasse la pistola quasi d’istinto e si mise a piangere. Chi poteva essere stato? “Chiunque tu sia te la farò pagare!” gemette senza troppa convinzione.
    Poi si sentì un rumore di sirene. Kurt si voltò: davanti a lui stava un suo collega della centrale. “Oddio, Kurt tu hai…” Il nuovo venuto sembrò esitare, poi, senza che Kurt opponesse alcuna resistenza, gli tolse la rivoltella e lo ammanettò. “Hai il diritto di rimanere in silenzio, tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te” e sotto voce aggiunse “…Mi spiace, Kurt”. Kurt, non riuscì a dire nulla, non protestò, non tentò di discolparsi, non poteva, non dopo che aveva visto la sua famiglia massacrata.
    Uscirono all’aperto, dove si era già radunata una piccola folla. Mentre la gente li lasciava passare verso la volante, Kurt ebbe un sussulto. “Sai qual è la cosa buffa?”
    Vecchie parole gli tornarono in mente: “O questo o il fuoco, altrimenti non ci uccidi”, sì, questo e quello che gli aveva detto Chambers quando gli aveva consegnato quella siringa d’acido. Kurt si voltò. E vide qualcuno che non avrebbe dovuto essere lì. Tra quella gente, c’era anche colui che Kurt e Lambert avevano ucciso, Paul Federman. Ma era vivo e vegeto, con un sorriso stampato sulla faccia. Ora capì. Come gli aveva detto Chambers, un proiettile non poteva bastare per uccidere un ditto. Kurt volse di nuovo lo sguardo, e vide le facce sconvolte di Stevenson e del bambino-ditto. Andatevene! I suoi due compagni si dileguarono.
    “Noi domineremo il mondo, e tu non puoi farci niente”.
    Kurt entrò nell’auto della polizia e fu portato via.

    FINE
     
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  13. †Sissa†
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    Cazzo, lo sapevo io che gli illuminati in realtà sono dei Ditto ò.o
     
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    CITAZIONE (†Sissa† @ 31/1/2013, 07:27) 
    Cazzo, lo sapevo io che gli illuminati in realtà sono dei Ditto ò.o

    Ops...Mi sa che c'è ne è un'altro da eliminare :eheh:

    L'idea per la pasta mi è venuta mentre guardavo questa scena nel film "Piramide di paura".
    Non sapendo come farla finire finire ho attinto da "Essi vivono" di John Carpenter, mentre per questa seconda parte ho voluto scrivere una storia più in sitle "Die Hard" :sisi: .
     
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  15. il lavandoniano
         
     
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    bellissima,lo sai che ci potresti fare un film su youtube? :siga: secondo sarebbe un successone :asd:
     
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32 replies since 10/6/2012, 21:08   3126 views
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