I pokéfanatici

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    La giornata volgeva al termine su Zafferanopoli, quando Maurice iniziò a lavorare.
    Chiuso nel suo piccolo studio nella periferia della metropoli, Maurice si sentiva un po’ come il detective di qualche film noir, invischiato in mille casi pericolosi ed intriganti.
    In realtà Maurice si occupava soprattutto di casi banali e poco entusiasmanti: mariti che chiedevano di pedinare la moglie per controllare che non avessero amanti, piccoli furti, qualche truffa e poco altro.
    Ma da più di un anno aveva iniziato a collaborare con la polizia di Zafferanopoli, il che aggiungeva un po’ del fascino che ci si aspetterebbe per una carriera come investigatore privato.
    All’inizio Maurice aveva lavorato su alcune misteriose scomparse che avevano colpito la città.
    Il detective aveva intelligentemente collegato le sparizioni ad un traffico di congegni illegali che in alcuni paesi erano usati per comandare in modo coercitivo i pokémon.
    Questi apparecchi venivano piantati direttamente nell’encefalo del pokémon, attraverso un foro precedentemente creato, ed erano visibili esternamente come una sorta di sfera tagliata a metà sulla fronte del pokémon. Grazie a tali dispositivi, i pokémon potevano essere controllati a voce senza bisogno di essere rieducati: un metodo veloce per usare subito pokémon rubati o troppo ribelli.
    Le indagini sembravano ad un passo dalla risoluzione quando furono stranamente bloccate. Venne addirittura un uomo importante, un senatore, un certo Temple, ad informarli che le ricerche non dovevano più proseguire, senza però che ne spiegasse il motivo. A Maurice questo genere di cose puzzavano.

    Ad ogni modo, adesso aveva nuovi casi su cui indagare.
    Da un po’ si occupava delle attività del Team Rocket in città. Fino ad allora, il Team Rocket aveva mantenuto un profilo basso nello svolgimento dei suoi crimini: alcune sparizioni di pokémon, di sfere e di altra attrezzatura per il loro allevamento erano state loro imputate.
    Ma da qualche tempo, a Zafferanopoli, il Team Rocket non era solo più un gruppo di ladruncoli.
    Ad organizzare le attività in città c’era uno nuovo, un ex marine australiano, dicevano gli informatori. Il suo nome: Johannes Bartell.
    Bartell era un tipo pericoloso, possedeva un solo pokémon, un porygon, e alla discrezione preferiva la violenza.
    Solo pochi giorni prima, aveva condotto un agguato contro un gruppo di poliziotti, uccidendoli tutti.
    Maurice pregava perché non fosse il prossimo.


    “Spiegami perché non c’è nessuno”
    “Eddai, detective, cerca di essere un po’ meno paranoico!”
    “E invece ti dico che qui c’è sempre gente....Tranne oggi! Semplice coincidenza?
    Maurice si voltò verso l’agente Sanderson, aspettando una risposta, ma il suo compagno guardava da tutt’altra parte.
    “Allora? Che c’è?”
    “GIU!”
    I due si abbassarono appena in tempo per non venire colpiti dal proiettile che si infranse in un bagliore di fuoco contro un muro.
    Tra il fumo che aveva invaso tutta la strada, videro delinearsi quattro figure. In mezzo c’era Bartell, alto, muscoloso, capelli neri, tante cicatrici sul suo brutto muso. Vicino a lui il suo fido porygon, e ai lati due ragazzi, un maschio e una femmina, che non dovevano avere più di diciassette anni, nell’uniforme del Team Rocket.
    Sanderson estrasse la pistola dalla fondina e gliela puntò contro “Johannes Bartell! Sei in arresto per associazione a delinquere, furto di pokémon, contrabbando d’armi, omicidio volontario plurimo premeditato!”
    Bartell rise “Ha si? Beh, dillo al mio amico!” E alzò il lanciagranate contro i due, che alla vista dell’arma fuggirono via.
    Maurice e l’agente si infilarono in un vicolo che scoprirono essere senza via d’uscita.
    “Siete nella merda, stronzi!” Si girarono e si trovarono davanti il quartetto.
    A questo punto a Maurice non rimase che afferrare la sfera poké dalla cintura e lanciarla: “Marcus, scelgo te!”
    Il Team Rocket si trovò di fronte Marcus, un grosso granbull.
    Marcus era l’unico pokémon che Maurice avesse mai avuto. Il detective non era un grande amante delle lotte pokémon, che riteneva crudeli, ma, come tutti i granbull, Marcus aveva le sue grandi mascelle che forse potevano toglierli dai guai.
    In effetti il quartetto rimase piuttosto sorpreso dalla sua entrata in scena, ma ancora più sorpreso rimase quando Marcus si accasciò improvvisamente a terra. Poi anche il Team Rocket e porygon, uno dopo l’altro, caddero a terra.
    Maurice sentì il suono di un corpo che cade pesantemente a terra e si voltò. “Anche Sanderson….”, pensò.
    Si avvicino e vide che sul collo dell’agente c’era una piccola freccia, di quelle usate per anestetizzare i pokémon irrequieti. Il detective sentì un rumore sordo e subito dopo cadde anche lui, privo di coscienza.

    Si risvegliarono in un luogo spazioso, forse una grotta.
    Quando sentì una sorta di litania alle sue spalle, Maurice provò a mettersi in piedi, ma si accorse che mani e piedi erano saldamente ancorate al terreno umido e duro da delle catene.
    Cosa ancora più sorprendente, anche Bartell e la ragazza erano prigionieri come lui.
    Mancavano però Sanderson e il ragazzo. Dov’erano?
    “Arme, lanste icgumh sonthrok!”
    Maurice poté girare la testa abbastanza da vedere quello che stava accadendo. Un uomo piuttosto alto gli dava le spalle. Indossava un talare nero e aveva una folta chioma di capelli bianchi. Sembrava che stesse officiando una qualche cerimonia. Quando si voltò, il detective notò che indossava una maschera scura raffigurante il volto mew, il pokèmon più raro di tutti.
    “Eh eh eh eh… E’ stata una vera fortuna per i vostri due amici che fossero ancora anestetizzati quando li abbiamo sacrificati.”
    A quelle parole, Maurice sbiancò. Notò che in effetti, dietro l’uomo c’era un lungo altare di pietra nera su cui c’era tracce evidenti di sangue, seppur nessun cadavere. “Oh, cazzo….”, disse.
    Intanto, anche gli altri due si erano rimessi dall’anestetico. “Ma in che cazzo di buco merdoso siamo finiti?” esordì l’ex marine.
    “Credo di dovervi delle spiegazioni” L’uomo mascherato aprì le braccia “Io sono il sommo sacerdote, quello che comanda, qui, e voi tutti vi trovate nei sotterranei di Zafferanopoli, dove noi, che aderiamo al culto poké, veniamo per adorare di nascosto i nostri signori e padroni, i pokémon.”
    Sentendo le litanie dietro di lui, Bartell provò a girarsi e vide con la coda dell’ occhio centinaia di persone in abito nero dietro di lui.
    “Come voi stessi potete constatare, non siamo in pochi. Al nostro culto aderiscono tutte le più importanti personalità del pianeta; noi controlliamo tutto, abbiamo il mondo nelle nostre mani”
    “E c’è il caso di catturare la gente per portarla qui?”, chiese Maurice.
    Il sommo sacerdote rimase muto. Poi prese una torcia e andò sino ad una parete che si rivelò essere un grosso bassorilievo, anch’esso in pietra nera.
    Tale bassorilievo era largo quattro metri e alto almeno sei. L’uomo puntò la torcia in alto al centro, rivelando una piccola immagine raffigurante mew.
    “Quattordici miliardi, ottocentocinquantasei milioni, tremiladiciannove anni fa, da un mare non d’acqua, che nessuna nave mai solcò, uscì un uovo splendente più di mille soli, da cui uscì il pokémon primigenio, Mew. Per quanto tempo Egli riposò? Non lo sappiamo. Quello che è certo è che abbandonò il suo luogo natio per giungere in questo universo, dove si mise al lavoro. La sua prima e più perfetta creazione furono i pokémon.” Il sommo sacerdote mostrò un raggio centrale che partiva da mew e che racchiudeva varie raffigurazioni di pokémon.
    “ Dai pokémon Egli prese spunto per la creazione degli animali, delle piante, delle rocce, del vento, del fuoco, dell’acqua. E poi creò l’essere umano.” L’uomo s’interruppe per scuotere la testa “Quale terribile errore….Subito l’uomo si dimostrò timoroso dei pokémon, che venerava giustamente come dei. Ma poi, mosso dall’arroganza e dall’effimera potenza delle sue opere, si autoproclamò sovrano e tentò di spodestare i pokémon dal trono della creazione.” La sua voce si fece più cupa. “Ci furono delle guerre, sapete, tra uomini e pokémon, e anche se adesso ciò non avviene più l’arroganza umana ha perdurato.
    L’uomo non li venera più, anzi, dà loro la caccia, li rinchiude, li alleva li fa combattere….QUALE TERRIBILE ERESIA! L’UOMO NON PUO’ OPPORSI AI SUOI CREATORI, E’ UNA BESTEMMIA!

    Ma il potere dei pokémon ritornerà, ne sono certo. Per il momento, l’unico modo per favorire i nostri dei è offrir loro un sacrificio insufficiente ed impuro quali siete voi, luridi esponenti di una cultura che ha messo in gabbia i nostri creatori.”

    Due energumeni in abito nero spuntarono da dietro la ragazza e la liberarono dalle catene agli arti solo per poi denudarla completamente.
    “Che mi state facendo, smettetela!”
    Rispose l’uomo mascherato “Non temere, ragazza, la tua offerta sarà la migliore che voi possiate offrire.”
    Dopo che i due uomini l’ebbero legata con altre catene sull’altare, il sommo sacerdote alzò la mano e fece schioccare le dita.
    Dall’oscurità apparve un pokémon, un alakazam. Gli occhi erano rivolti all’insù, come in uno stato d’incoscienza e nelle mani non aveva nessuna posata. Ciò che colpì Maurice fù però un oggetto metallico rotondo che spuntava dalla fronte del pokémon. “Ma certo….Erano loro che contrabbandavano quei dannati affari!”
    L’alakazam, in un vistoso stato d’eccitazione sessuale, si avvicino all’altare e incominciò a violentare ripetutamente e brutalmente la poveretta.
    Bartell era sconvolto “Per la miseria, ma che cazzo state facendo……Ehi, voi, piantatela, è solo una ragazzina!”
    Il sommo sacerdote si mise a ridere.
    “Luridi figli di puttana piantatela! Voi non siete uomini, capito?! Non siete uomini!”
    Quando la scena fu finita, uno degli uomini che aveva legato la ragazza, oramai senza vita, all’altare prese un vaso d’argento e ne raccolse il sangue. Il vaso venne dato all’alakazam che ne bevve avidamente il contenuto. Poi fu portato via.
    “E ora veniamo a voi. Siccome possedevate dei pokémon domestici è giusto che moriate assieme a loro, che hanno tradito il loro lignaggio divino per servire gli uomini.”
    Ai lati dell’uomo comparvero porygon e granbull, anche se solo quest’ ultimo aveva il marchingegno sulla testa. Il sommo sacerdote si voltò verso il pokémon cibernetico, che venne circondato da tre uomini con in mano delle mazze.
    “Ammirate! La gloria dell’uomo, il pokémon artificiale, il feticcio pseudo divino, cadere vergognosamente!”
    Gli uomini iniziarono a colpire il povero porygon proprio mentre altre tre persone pestavano il suo allenatore, Bartell.
    “No, smettetela, smettetela!”, urlò.
    Dopo pochi minuti, porygon era ridotto ad uno straccio, la sua stessa forma si increspava e diveniva meno visibile. L’ultimo colpo subito dal pokémon lo fece scomparire in un esplosione multicolore.
    Subito dopo, anche Bartell, ridotto ad una maschera di sangue e lacrime, spirò.
    “Povero Bartell….” Disse a bassa voce Maurice. Non avrebbe mai creduto di provare pena per uno come lui.
    “Ed ora veniamo a te.” Il sommo sacerdote si chinò su di lui “Mi divertirò a vederti smembrato dal tuo stesso pokémon!”
    Marcus si chinò e aprì le fauci come per ingoiarlo. “Ehi, Marcus….” Disse con voce tremolante il detective.
    “Che ne dici se chiudi la boccuccia e facciamo pace….?” A Maurice non rimaneva altro che giocare quella carta. Aveva passato molto tempo con quel pokémon, ed avevano avuto esperienze indimenticabili assieme. “Marcus, ti prego….ti ricordi quando eri un piccolo snubbull e ti davo quei gustosi croccantini? O quando sei stato morso da quell’ arcanine e ti ho portato dal veterinario” Maurice si mise a piangere “Ti prego Marcus, non farlo.”

    Marcus alzò la zampa come per schiacciarlo, ma distrusse invece le catene. Maurice si alzò e l’abbracciò “Marcus, sei un bravo cagnolone” Ma il pokémon cadde di lato, con una freccetta piantata nella schiena.
    Il sommo sacerdote reggeva un fucile.
    “Tu, lurido bastardo!”
    “Non puoi vincere, umano”.
    Maurice estrasse il coltellino dalla cintura, a quanto pare non li avevano perquisiti, e si lanciò sul pokécida.
    La lama affondò nella carne come se fosse stato burro.
    Maurice sorrise.
    La lama continuò ad affondare.
    E sta volta Maurice non sorrise più
    Il coltellino scomparve nel corpo del sommo sacerdote, come se vi fosse stato inglobato.
    Maurice era incredulo.
    L’uomo davanti a lui incominciò a mutare, le sue forme si fecero più labili, il colore dell’intero suo corpo, vestiti compresi, divenne più chiaro.

    Maurice si voltò.
    Vide la moltitudine di uomini e donne che si trovavano nella sala per assister alla cerimonia.

    Anche il loro aspetto stava mutando.

    Riconobbe molti volti noti dello spettacolo, dello sport, della scienza, della politica.

    Molti se non tutti i capi di stato del mondo si trovavano lì.

    “Quello stronzo aveva ragione”, pensò.

    Loro sono dappertutto.

    Loro controllano tutto.

    Ma loro non sono uomini.

    Già.

    Ben presto, Maurice si trovò di fronte ad una moltitudine di ditto.

    Edited by Glypto - 16/6/2012, 13:53
     
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