La caverna

Pasta tradotta. Titolo originale "The Cave"

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  1. MewAi
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    Uno.

    Originariamente eravamo in nove ad essere stati scelti per la spedizione speleologica, ma la Legge di Murphy decise che due del gruppo non potevano partecipare a causa di vari problemi.
    Ci fu un malcontento generale per il fatto di avere meno membri con cui condividere l'esperienza, ma poi arrivarono i benefici – meno problemi logistici, più spazio e così via.
    Io, personalmente, non ero interessato alla cosa; sebbene fossi veramente amico con la maggior parte del gruppo , non conoscevo molto bene quei due.

    Il nostro luogo di incontro doveva essere l'entrata della caverna, davanti alla fessura iniziale.
    Io arrivai per primo, come al solito; le persone che mi conoscevano spesso ricordavano la mia attenzione per la puntualità.
    Lentamente, il resto del gruppo arrivò, parcheggiarono le loro macchine e scaricarono l'equipaggiamento che avevamo organizzato insieme.
    In quanto capo della spedizione, avevo con me il necessario per le emergenze – cassetta di medicazione, lanciarazzi (pistola per lanciare segnali), localizzatore GPS.
    Sembra piuttosto bizzarro il fatto di portarsi una lanciarazzi sottoterra, ma mi pareva più sicuro averla anche se non fosse servita che non averla in caso di necessità.

    Ci radunammo all'entrata della caverna. I presenti erano Jason, Alex, Karen, Samantha, Vincent, Ashley e, ovviamente, io. Io ed Alex eravamo speleologi con molta esperienza alle spalle, mentre il resto del gruppo aveva vari livelli di abilità: moderato (Karen, Vincent e Samantha), basso (Jason) e per qualcuno era anche la prima volta (Ashley). Normalmente andava contro il mio istinto prendere una persona alla prima esperienza in una cava inesplorata e in un gruppo così numeroso, ma lui aveva promesso di obbedire ad ogni comando che gli avrei dato e aveva accettato di portare la maggior parte delle attrezzature ingombranti durante il cammino.

    La cava era di fronte a noi. Era molto scura e piuttosto inquietante. Non era la prima volta che mi domandavo perché fosse, stando a ciò che dicevano tutte le registrazioni reperibili di quel sito geologico, inesplorata. Forse era a causa del luogo isolato, oppure per il fatto che fino a poco tempo prima non c'era modo per i veicoli di arrivare lì attraversando la foresta circostante.
    “Sicuro che vada tutto bene?” Chiese nervosamente Ashley, passando il peso del corpo da un piede all'altro. La sua giovane spavalderia l'aveva abbandonato.
    “Si. Non potrai cambiare idea una volta che saremo entrati, quindi decidi adesso cosa fare.” Dissi con tono secco, mentre mi voltavo senza aspettare una risposta. Doveva prendere la sua decisione senza ulteriori input da parte mia.

    Il resto del gruppo mi seguì. Dopo qualche momento di apparente indecisione, Ashley corse dietro di noi. Presto, l'oscurità ci avvolse completamente.

    All'interno, la caverna era più larga di quanto sembrasse. Procedeva verso l'interno per circa 200 metri e poi si inclinava improvvisamente verso il basso. Come di consueto, ordinai ai membri della spedizione di effettuare il “buddy up”, un sistema nel quale si formano gruppi di due o tre persone che si aiutano a vicenda. Io feci coppia con Ashely, dato che ero quello con maggior esperienza e lui era quello che ne aveva meno. La speleologia non é divertente quando devi badare a qualcun'altro, ma era un male necessario. Inoltre, lui imparava velocemente.

    Presto la luce del sole derivante dalla bocca della caverna svanì.
    “Fuori le torce, tutti quanti!” ordinai. Uno ad uno, i membri della spedizione accesero le fiamme. Seguendo la guida, ogni componente aveva portato due pacchi da trenta torce. Poteva sembrare eccessivo, ma le fiamme non sono molto forti ed illuminano solo l'area vicina a chi tiene la torcia in mano.
    Presi un GlowStick (bastoncini luminosi) dal mio equipaggiamento e lo incastrai nella roccia più vicina a me. Solo io li avevo ed essi erano un poco più forti delle torce, essendo capaci di resistere per dodici ore con una diminuzione della luce dopo otto. Li volevo usare per marcare il nostro percorso.

    Lentamente continuammo a scendere. Le torce a mano durarono per 15 minuti circa e presto raggiungemmo l'orlo di un precipizio.
    Ordinai al gruppo di fermarsi a cinque piedi da esso, dove il terreno era livellato.
    Come forse hai capito, sono un tipo pignolo con le misure di sicurezza, ma mai senza una buona ragione. Non volevo una morte sulla coscienza.
    “Ashley, accendi una torcia e lanciala là dentro.” Dissi, controllando per vedere come l'avrebbe fatto.
    Ashley prese una torcia dal suo zaino e la accese. Poi, senza muoversi, la gettò davanti a sé, all'interno del buco. Io annuii come segno di approvazione – non si era mosso in avanti e non aveva quindi superato i cinque piedi di distanza.

    Mi trascinai verso il precipizio e guardai nell'abisso.

    In quel momento la vidi.

    Scendendo nell'oscurità, poco sotto a mezzo metro dal bordo, c'era ciò che sembrava una scala.

    Due.

    La luce della torcia rendeva molto chiara una cosa. Non era una scala costruita dall'uomo – o per lo meno, non lo sembrava.
    Sembrava esser stata tagliata dalla roccia, e ciò significava che il dirupo originario si estendeva ulteriormente all'interno della caverna. Le scale erano abbozzate ed irregolari, ma erano abbastanza per il lavoro del governo, come dice il proverbio. (“it was close enough for government work”)
    “Che cos'è?” Uno dei membri del gruppo chiese da dietro di me. “Sembra una sorta di gradinata naturale.” Risposi, distratto.
    Tirai fuori un altro GlowStick dal mio zaino e lo piantai in cima alle scale.

    “Andiamo.”

    Scendemmo con attenzione, dato che le caverne sono notoriamente pericolose. Davanti a me, l'oscurità era sempre più fitta. Sembrava palpabile, quasi come se fosse un oggetto reale.
    Come se i miei pensieri fossero veri, le torce che tenevamo sembravano diminuire d'intensità di fronte all'abisso. Dopo una quindicina di passi, raggiunsi il fondo.

    Fu allora che sentii lo schiocco.

    Sembrava come un colpo di pistola, profondo e tagliente. Mi portai velocemente ai piedi della scala. Dietro di me, Jason era caduto violentemente sotto gli ultimi gradini, atterrando dritto davanti a me.
    Mi spostai e lui crollò sul pavimento, agonizzante.
    Il resto del gruppo corse verso di me, inquietato, mentre io cercavo di controllare la ferita.
    Era ovvio – la sua caviglia era girata ad un'angolazione innaturale, chiaramente rotta. La faccia di Jason aveva rapidamente perso il suo colorito.

    “Karen, Vincent, prendetelo per le braccia. Con attenzione.” Dissi lentamente, non volendo esacerbare la situazione col panico.
    I due lo sollevarono lentamente, la sua caviglia penzolava grottescamente sotto di lui. Qualcosa luccicò sotto la luce purpurea delle torce. Sapevo che era l'osso. Raggiunsi il mio zaino, prendendo fuori due piccole bacchette e un bendaggio bianco.
    “Questo farà male” lo avvisai. L'avvertimento fu sprecato con Jason, tuttavia – era quasi privo di sensi. Afferrai la sua caviglia e la girai.

    La sua caviglia scrocchiò di nuovo.

    Ciò risvegliò Jason dal suo torpore. Urlò in modo penetrante, abbastanza forte da farmi male ai timpani.
    Velocemente, cercando di non prolungare la sua agonia, avvolsi le bende intorno ai bastoncini, che tenevano fermi entrambi i lati della sua gamba.
    L'urlo si fermò, ma non perché il dolore era cessato. Era svenuto.
    “Portatelo all'entrata della caverna e poi all'ospedale. Se si sveglia, dategli questi antidolorifici.”
    Dissi a chi lo stava aiutando. Karen e Vincent annuirono e cominciarono a salire con difficoltà verso l'uscita, portando il corpo privo di sensi.

    “Non dovremmo andare con loro? Cioè, la sua caviglia è...” Ashley cominciò, ma io lo interruppi.
    “No. Siamo arrivati lontano, e non dobbiamo fermarci ora. Voglio investigare su questa caverna fino alla fine. Ricorda, ti ho detto che non avresti potuto cambiare idea.” Dissi duramente, sfogando la mia rabbia per l'incidente appena accaduto grazie alla mia supremazia su di lui.
    Ashley – conosciuto come Ash dagli amici, ma io non avevo mai usato quel soprannome – cadde nel silenzio assoluto.
    Sentii un flebile senso di colpa per il mio comportamento. Ma lo spazzai via e feci qualche passo. Jason e gli altri ormai erano usciti dalla nostra visuale.

    Tutt'intorno al gruppo, l'oscurità ci circondava come una malvagia presenza.

    La zona nella quale eravamo scesi ci portò ulteriormente all'interno della caverna per diverso tempo e procedemmo senza incidenti, per fortuna.
    Io segnai il nostro percorso con le barre fluorescenti ad intervalli regolari. Stranamente, come succedeva con le torce, anche i bastoncini facevano sempre meno luce mentre avanzavamo. Ciò cominciò ad innervosirmi e probabilmente anche gli altri se n'erano accorti.
    Alex e Samantha, che erano fratello e sorella, stavano pochi passi dietro di noi. Ashley, alla mia destra, restava in silenzio.

    Finalmente, mentre le torce si facevano sempre più scure, vidi qualcosa sulla parete alla mia destra. Chiamai i restanti del gruppo e accesi una nuova torcia per avere altra luce. Sembrava ci fosse una sorta di incisione sulla parete. La studiai con attenzione.
    La scena raffigurava diverse figure umanoidi sul terreno. Alcuni graffi tinti di rosso sembravano indicare delle ferite.
    Varie colonne intorno a loro si innalzavano dal fondo della caverna.

    Ma quella non era neanche lontanamente la parte peggiore.

    Davanti alle persone – le vittime, ora mi correggo – c'era una grande sagoma.
    Forse in passato era stata molto dettagliata, ma adesso ne restava soltanto il contorno. Il corpo era stato grattato via. La scena era veramente inquietante.

    Quindi guardai sotto la raffigurazione e sgranai gli occhi.

    C'era un messaggio.

    Tre.

    La cosa strana del messaggio é che era scritto in Inglese. L'intaglio sembrava completamente autentico; ciò significava che un minatore – se permetti il gioco di parole (in Inglese minatore si dice Caveman) – l'aveva trovato prima del nostro arrivo.
    Trovavo impossibile che la stessa persona del disegno potesse aver intagliato le cinque parole sotto di esso.
    Dietro di me, Alex lesse ad alta voce.

    “LO SCIACALLO E LA CAVERNA. Che strano.” Disse. Eppure, quello era il messaggio, scritto interamente in maiuscolo.
    Lasciai perdere il dipinto e mi voltai verso la stanza principale. Si trattava senza dubbio di uno scherzo – non c'era possibilità che un minatore avesse scritto quelle cose, soprattutto in Inglese. Probabilmente qualche ragazzino aveva gironzolato là attorno diverso tempo prima.
    Ma ciò mi metteva ancora a disagio, nonostante ciò che pensavo potesse essere.

    Se era uno scherzo, allora perché sembrava così dannatamente autentico?

    Alla fine, quando tutti noi avevamo letto “LO SCIACALLO E LA CAVERNA” e, dopo che Ashley aveva scattato una foto per ricordo, continuammo il cammino nella caverna.
    Fui costretto ad utilizzare due torce per volta, da quel momento, per contrastare quella soffocante oscurità.
    L'effetto delle torce che durava sempre meno mi lasciava perplesso – in tutte le spedizioni che avevo fatto non era mai successo niente di simile. Mi domandai se ci fosse un gruppo di torce difettoso o se esistesse un'altra ragione – doveva esserci una razionale, logica ragione.

    Dietro di me, Alex e Samantha erano intenti a discutere. Afferrai piccoli pezzi del discorso mentre camminavamo. Loro, come me, si stavano ancora chiedendo l'origine di quell'autentico ed infausto disegno. Desiderai che abbandonassero l'argomento, o almeno che parlassero più piano. Guardai alla mia destra, ma non notai nulla se non una parete inclinata della caverna e guardai oltre, dietro alla pendenza.

    Mi congelai.

    E mi voltai.

    Lì, tra le rocce che avevo appena guardato, c'era un'altra incisione.

    Mi sentii male per la velocità con cui mi precipitai su di essa. La luce rossa delle torce colpiva la parete, danzando sopra al disegno, facendolo sembrare demoniaco nei punti in cui c'era poca luce. Raffigurava una scena molto simile alla precedente, ad eccezione del fatto che c'erano solo due corpi sul pavimento. Il terzo era a mezz'aria, sembrava sostenuto da un annesso – né un braccio, né un tentacolo – di quello che era chiamato Sciacallo. I pilastri intorno alla scena comparivano di nuovo, ma erano più piccoli ed indistinti. Come prima, solo la linea esterna dello Sciacallo appariva, il resto era stato scarabocchiato – o grattato via, non saprei dire di preciso.

    Sotto di esso c'era un altro messaggio di cinque parole, che io lessi velocemente e subito dopo desiderai di non averlo mai fatto.

    “TORNA INDIETRO. LO SCIACALLO ASPETTA.” Diceva il messaggio.

    Mi mossi dall'incisione in modo che gli altri potessero avere una buona visuale di quest'ultima e cercai di non impanicarmi. L'aria si era fatta rada ed umida, più come quella caratteristica delle Ande.
    Le avevo scalate qualche anno prima, ed erano successe cose terribili – ciò spiega la mia preferenza per i luoghi sottoterra in opposizione a quelli che salgono in aria- ma quella é una storia per un altro giorno e un altro momento.
    Intorno a me, l'oscurità era densa. Non riuscivo più a vedere nulla senza l'aiuto delle torce.
    Improvvisamente, irrazionalmente, capii che se fossi rimasto ancora in quel labirinto sotterraneo avrei perso la mia sanità mentale.

    Ma quella che parlava era la mente di un uomo irrazionale.

    Mi appoggiai alla parete opposta, respirando profondamente e lentamente per rendere regolari i rapidi battiti del mio cuore. Per un momento delle macchie danzavano davanti ai miei occhi come se avessi ossigenato troppo rapidamente il mio sangue.
    Lentamente, il panico svanì, per essere rimpiazzato da un senso di calma.
    Solitamente non esageravo con il lavoro, ma quando succedeva, tendevo a superare la soglia dell'isteria. Prendendo un ultimo profondo respiro, mi raddrizzai e mi guardai intorno.

    Fu allora che realizzai che Ashley era sparito.

    Quattro.

    Fu allora che realizzai che Ashely era sparito.

    Lentamente, mi raddrizzai, cercando qualsiasi segno del passaggio di Ashley. Samantha e Alex stavano ancora discutendo sui graffiti della caverna. Loro due erano i due tipici gemelli che, sebbene siano identici, non vanno mai d'accordo. Mentre Alex prendeva il respiro per continuare ad esporre la sua opinione, mi posizionai in mezzo a loro, tenendo le mani alzate in segno di pace.
    “Qualcuno di voi ha visto Ashley? E' sparito.” Dissi, facendo un passo indietro quando vidi che avevano smesso di discutere e stavano ascoltando ciò che dicevo.

    “No.” Risposero all'unisono.

    Sospirai frustrato a mi guardai intorno. Non c'era nessuna traccia di Ashley.
    “Non può essere andato lontano, non con quel bagaglio enorme.” Disse ragionevolmente Alex, sentendo il panico che stavo provando. L'intera spedizione era stata problematica dall'inizio; prima i rinunciatari, poi Jason, e adesso questo. Era come se fossimo maledetti o qualche altra stupida superstizione del genere – io sono nato scettico e sono fiero di esserlo.

    “Potrebbe essere andato avanti oppure é tornato indietro.” disse Samantha, camminando in avanti sul bordo della luce e guardandosi intorno. “Dovremmo dividerci e...”

    “No!” Risposi, risoluto. “Non dobbiamo dividerci ora, soprattutto in queste circostanze. Se Ashley é tornato indietro, saprà sicuramente tornare all'uscita da solo. Quindi, noi andiamo avanti e speriamo che quello stupido coglione non abbia fatto qualcosa di avventato.” Esclamai categoricamente, voltandomi dall'altra parte del duo e procedendo nell'oscurità.

    Dopo uno sguardo reciproco, capendo che restando lì non avremmo trovato soluzioni – cosa che pensavo anche io – mi seguirono.

    E così avanzammo.

    Mentre procedevamo, sentivo che il sentiero scendeva verso il basso. C'era una mediocre pendenza, impossibile da notare ad occhio nudo, ma io mi sentivo sempre più premuto contro le rocce ad ogni passo, grazie alla forte gravità della discesa.
    Ciò non era una preoccupazione per me – nelle formazioni naturali é un fenomeno comune.
    Procedemmo ulteriormente nelle profondità della caverna, chiamando Ashley per nome.

    Poi la vidi.

    Era verso destra, come le altre.

    Era, ovviamente, un'altra incisione.

    Mi sentii male mentre la analizzavo.

    Il cosiddetto Sciacallo era ancora più grande di prima. L'appendice-tentacolo era più corto, come se la bestia l'avesse ritratto. La figura che prima sinistramente teneva era assente dalla scena.
    Cercai di non pensare a cosa le fosse successo. Anche i pilastri con intagli su di essi apparivano.
    Come prima, lo maggior parte dei dettagli dello Sciacallo erano cancellati, rendendolo solo poco più che una semplice linea di contorno. Tuttavia, c'era un dettaglio sul bordo della bestia questa volta.
    Sapevo che la corta linea rappresentava la pelle, apparentemente coriacea e screpolata.
    Poi lessi il messaggio – era di nuovo lungo cinque parole – e sgranai gli occhi in un'ondata di sconvolgimento e paura.

    “QUESTA E' LA TUA ULTIMA POSSIBILITÀ'” Diceva.
    (In Italiano non sono riuscita a renderla con 5 parole perché in Inglese “la tua” si dice “your”, quindi é una sola parola contro due italiane...)

    Inciampai mentre mi allontanavo dai graffiti in preda al panico, tenendo le mani davanti a me come se fossero vivi e venissero contro di me.
    Quando colpii la parete dietro di me, vidi Alex e Samantha vicini che studiavano l'incisione.
    Sembravano totalmente impassibili davanti a quell'inquietante messaggio.
    Ansimai per respirare, ero rimasto senza fiato a causa dell'improvviso impatto con la parete dietro di me. Cercai di pulire la mia mente, di passare oltre quel misto di panico e paura che sentivo dopo aver letto il messaggio – il messaggio che non credevo più opera di un piccolo vandalo.

    Mi girai a sinistra, sperando di vedere Ashley.

    Invece, vidi la porta.

    Sembrava un arco di pietra, intagliato da granito nero. Seguiva precisamente il contorno della caverna, creando uno strano effetto. Incisioni di vario genere – simboli, lettere e disegni – coprivano la porta, che sembrava non avere cardini, giunture o inserti. Mi avvicinai ad essa sebbene non volessi, sentii il mio cuore salire in gola nel momento in cui mi trovai immediatamente prima della porta e osservai oltre ad essa.
    Le pareti, il pavimento e il soffitto della caverna dalla porta in poi erano coperti di fine, bianca polvere.

    Alex e Samantha mi raggiunsero sul bordo della porta.
    Eravamo in silenzio, mentre la studiavamo. Guardai in alto e vidi di nuovo un messaggio inciso di cinque lettere.

    “LA PORTA PER LO SCIACALLO!” Diceva il messaggio.

    E l'Inferno con lui, pensai.

    Poi, udii un urlo.

    Era la voce di Ashley.

    “Dobbiamo trovarlo!” gridò Alex, voltandosi verso di me. Con ogni fibra del mio corpo, cercai di resistere e di non varcare la soglia della porta. Sapevo che se l'avessi fatto, sarebbero successe cose terribili. Se l'avessi oltrepassata, sapevo che, presto o tardi, avrei incontrato lo Sciacallo. Ma dovevo saperlo; cosa era successo ad Ashley, cos'erano i graffiti, tutto. Dovevo saperlo.
    Così, con un profondo respiro e cercando di calmarmi, feci la mia scelta.

    Insieme, superammo la porta procedendo verso Ashley e verso l'oscura bestia.

    Cinque.

    Il primo cambiamento che notai fu il terreno.

    La fine e bianca polvere era sparsa per l'intera caverna, da quando avevamo passato la porta.
    Non ne conoscevo le origini – non sembrava somigliare a nessun minerale o roccia che avevo incontrato fino ad allora.
    Era strano, ma in fondo, data la natura del resto della caverna, finì per sembrare normale.
    L'oscurità cresceva sempre più fitta man mano che avanzavamo. Mi accorsi che stavamo esaurendo le torce – ne avevamo usate approssimativamente 20 ciascuno. Quello era un problema, ma non un problema di particolare importanza considerando la situazione generale nella quale ci trovavamo.

    Ashley non si era più fatto sentire dopo l'urlo. Ciò mi fece preoccupare di più che se avessi continuato a sentirlo urlare. Doveva esserci una ragione per la quale non urlava più. Forse era corso più in profondità nella caverna. Forse voleva conservare la sua voce, pensai. Ma sputavo improbabili risposte solo per coprire la mia paura. Il primo pensiero spontaneo della mia mente era:

    E se qualunque cosa l'abbia fatto urlare gli ha impedito di farlo ancora?

    Mi sentivo male.

    Davanti a noi, a non più di 100 metri dalla porta, c'era un incrocio, fatto in modo da dividere un sentiero altrimenti lineare. Apprezzai la mancanza di altri percorsi in lontananza perché ciò significava che non avremmo dovuto dividere il nostro gruppo, piccolo com'era.
    Apparentemente, sembrava che la sfortuna fosse straordinariamente dalla nostra parte.

    Sembrava. E' questo il punto chiave. Nulla in quella caverna dimenticata da Dio era stato lasciato al caso.

    Perso nei miei truci pensieri, non notai l'oggetto davanti a noi finché Alex non gridò correndo verso di esso. Spaventato, cercai di guardare.
    Alex bloccava la mia visuale – tutto ciò che sapevo, in quel momento, era che l'oggetto era abbastanza largo. Corsi verso di lui.

    Si trattava dello zaino di Ashley, strappato e rotto. Era coperto di sangue, così come l'area immediatamente circostante, colpita a chiazze irregolari.
    Accanto a me, Alex fece un passo indietro, senza parole.
    “Qualcosa lo ha attaccato, strappando via lo zaino dalla sua schiena con un'incredibile forza. Deve averlo ferito gravemente, a giudicare dal sangue.” Dissi pacatamente, sorpreso di quanto clinico e calmo fosse stato il mio approccio alla scena che avevamo davanti.

    “Dev'essere così. Io mi tiro fuori. Me ne vado” Disse Alex, voltandosi velocemente, ma non prima che io riuscissi a vedere la paura nei suoi occhi. Era terrorizzato. Samantha annuì d'accordo con lui, voltandosi per andarsene. Non cercai di fermarli. Sarebbero tornati indietro.

    “Non riuscirete a fare un passo dopo la porta” Gli dissi, sicuro che non sarebbero riusciti ad andarsene.

    Mi voltai lentamente verso lo zaino di Ashley e cominciai a cercare qualcosa al suo interno, trovando solo un paio di oggetti. Esitai quando la mia mano toccò il lanciarazzi, ma la presi e la tenni nella mia mano. Sapevo dall'esperienza contro vari tipi di esseri selvaggi che poteva essere un'arma efficace.

    Se avessi incontrato qualcosa – qualsiasi cosa – che non sarebbe stato Ashley, avrei dovuto sparare senza pietà.

    Mi alzai e scelsi il passaggio di destra. Non mi sentivo più spaventato – effettivamente, non sentivo più nulla.
    L'adrenalina stava circolando nel mio corpo, senza lasciare spazio per la paura o sentimenti simili.

    L'oscurità continuava a crescere. Era spessa e nauseante – come quando una persona soffre d'asma, mi ricordava quando avevo bisogno del mio inalatore.
    Sapevo che presto le torce sarebbero state inutilizzabili, indipendentemente da quanto sarebbero state ancora efficaci.
    Accanto a me, notai uno scarabocchio nella polvere, apparentemente di origine umana.
    Quello, alla fine, non era un mistero. Lanciai uno sguardo, seguendo per lo più l'istinto, sapendo che non ci sarebbe stato nulla di male. Sembrava semplicemente che non fossimo stati i primi esseri umani a cadere in quel posto.

    “L'HO VISTO, E MI HA ACCECATO”
    “QUESTO E' IL SUO REGNO”
    “PIÙ' ALTO DI QUALSIASI UOMO”

    Improvvisamente mi fermai. L'ultima scritta era differente dalle altre – era in minuscolo, e sembrava esser stata scritta da poco.

    “Mi ha ferito. Sto correndo per la mia vita”

    La scrittura di Ashley.

    Poi, come per magia, udii due suoni.

    Un urlo e un ruggito.

    Ashley.

    Lo Sciacallo.

    Ed erano molto vicini.

    Corsi in avanti.

    Sei.

    Sentii, o più precisamente intuii, che avevo aperto una breccia nella massiccia caverna.

    Per dimostrare la mia teoria, impulsivamente colpii l'aria alla mia destra. Se fossi stato ancora nella claustrofobica caverna, la mia mano avrebbe di sicuro sbattuto contro la parete. Come mi aspettavo, non colpii nulla se non l'aria stagnante della grotta.
    La torce non emettevano più nulla se non un timido bagliore. Le guardai con orrore mentre la luce si spegneva lentamente. La luce morente rappresentava la mia ultima difesa contro l'oscurità della caverna (o Caverna, come sentii che doveva essere chiamata) e il suo unico abitante.

    L'abitante che qualcuno chiama lo Sciacallo.

    La luce si spense completamente.

    Ero da solo.

    In quel momento, udii la voce. Era piatta e terribile e forte. Riecheggiò intorno a me, apparentemente senza una precisa direzione. Inciampai nell'oscurità – l'inibitrice, comprimente oscurità – e sentii il cuore in gola.
    Sapevo che se fossi tornato indietro, non avrei più trovato il passaggio che mi aveva portato alla tana dello Sciacallo. Una volta entrati nella caverna centrale, non c'era modo di andarsene. Come avevano promesso i graffiti, dopo tutto.

    “QUESTA E' LA MIA CAVERNA” Ruggì -

    Io urlai e cominciai a correre.

    Fu un gesto inutile. La voce rimbombava intorno a me, terrificante nella sua estraneità, piattezza e mancanza di espressività.
    Lo Sciacallo non era umano, né era la reincarnazione o il fantasma di qualche cultura dimenticata. Era qualcosa che non aveva un posto in quest'universo e qualcosa che avrei desiderato non vedere mai. Il mio cuore batteva forte nel petto e i miei occhi vibravano – non avevo più il controllo del mio corpo. Ero prigioniero del mio stesso corpo.

    “L'ALTRO HA URLATO PRIMA CHE IO LO PRENDESSI” Ruggì lo Sciacallo, interrompendo i miei pensieri.

    “Fanculo!” Urlai istericamente all'oscurità intorno a me. Era un'insignificante ribellione – dubitavo addirittura che lo Sciacallo ne capisse il significato – ma mi sentii meglio così, tutto sommato.
    Intorno a me, l'oscurità si stava agglomerando. Era viva, pensai. Cercai di soffocare un grido mentre un'immagine spuntava nella mia mente – milioni di vermi strisciavano sopra di me nell'oscurità mordendo, graffiando e strisciando – e fu cacciata qualche secondo dopo dalla nuova terribile frase dello Sciacallo:

    “TU RESTERAI QUI PER SEMPRE” Ululò.

    Conoscevo quella voce, anche se vagamente.

    Dopo la voce si sentirono dei passi.

    Capii – potevo anche sentire i fremiti e udire i passi – che centinaia di loro erano intorno a me, e martellavano il pavimento in un rapido e terrificante ritmo. Il rombo di un tuono, pensai pazzamente. Quella piccola parte di sanità mentale che mi era rimasta veniva rapidamente corrosa -

    l'oscurità del rombo di tuono di un milione di vermi

    - dallo Sciacallo e la sua influenza sulla Caverna e, di conseguenze, da ciò che c'era al suo interno.
    Dubitavo che Ashley fosse ancora vivo, che Samantha ed Alex fossero scappati. Non sapevo nemmeno se Karen, Vincent e Jason fossero fuggiti via.
    Mentre pensavo, lo Sciacallo ruggì di nuovo, la voce piatta echeggiava nella mia prigione oscura.

    “SONO TUTTI MORTI. E MORIRAI ANCHE TU” Lo Sciacallo ruggì col suo tono inespressivo, creando un'onda d'urto che mi fece male ai timpani. La mia gola bruciava per la mancanza di umidità. Le tempie mi pulsavano sulla testa e le orecchie fischiavano, stranamente a tempo coi passi. Sono solo un rombo di tuono, pensai, e cominciai a ridere pazzamente. Poi, considerando ciò che aveva detto lo Sciacallo:

    Lui può leggere i miei pensieri.

    Non era chissà quale fantastica idea. Lo Sciacallo aveva solo parlato dopo che io avevo pensato quelle cose. Una coincidenza? Non credo.
    Considerai la connessione mentale e un'idea cominciò a formarsi. Smisi di correre e svuotai i miei pensieri, cacciando le manipolazioni sensoriali che lo Sciacallo stava usando su di me.
    I passi intorno a me si intensificarono ma non sentii nessuno di essi quando arrestai i miei sensi ed aprii la mia mente.

    Quindi, esposto senza la copertura dei miei precedenti pensieri pieni di panico, la sentii.

    La mente dello Sciacallo. Era una colossale cosa aliena, come una struttura troppo grande per essere compresa dalla mente umana. Voleva rimpicciolirmi, inghiottire la mia intera mente e lasciarmi come un relitto borbottante. Non era nemmeno naturale, per non dire umano. Pensieri ed idee vengono costruiti in maniera incomprensibile per la mente umana.

    In una parola, la presenza dello Sciacallo era il buio.

    Come sentii la sua presenza sgusciare via da me, mi fortificai e mollai la trappola.
    Subito, prima che la bestia si potesse ritirare, pensai alla luce. Un'accecante supernova, più luminosa di qualsiasi luce che un uomo possa vedere. Un luminoso inferno di luce. Lasciai che l'immagine si espandesse nella mia mente – e nella colossale presenza dello Sciacallo. Supposi che quella creatura non avesse mai visto la luce, o se l'aveva vista, che avesse passato talmente tanto tempo sottoterra, da coprire con l'oscurità ciò che controllava, e la luce – anche come un'immagine – lo avrebbe tremendamente danneggiato, anche se le abilità mentali dello Sciacallo superavano di gran lunga le mie.

    Avevo ragione.

    L'istante in cui l'immagine della supernova toccò la presenza dello Sciacallo, un tremendo grido riempì la stanza, superando subito tutti i passi fantasma che mi avevano tormentato.
    Io sogghignai nonostante il dolore che l'acuto strillo aveva causato alle mie orecchie.
    Quel suono, alla fine, pareva vagamente umano. Avevo colpito lo Sciacallo, probabilmente danneggiandolo consistentemente. Udii rumori di corsa intorno a me e aprii gli occhi.

    Incredibilmente, la pesante oscurità si era ritirata da me.

    Scattai velocemente, nella morsa dell'oscurità che si stava ritirando. Come mi mossi, guardai intorno a me. Ero in un'ampia camera, che si estendeva in lontananza. Vidi colonne e pilastri e graffiti, e realizzai che quella era veramente la -

    la stanza per l'alimentazione -

    tana dello Sciacallo che era il soggetto di tutti i dipinti nella caverna. Non avevo tempo di pensarci, tuttavia, mentre l'ultima parte di oscurità si ritirava. La caverna che era illuminata da una luce senza fonte – la mia luce mentale, suppongo – espose il suo unico occupante e il suo servo.

    Così, li vidi.

    Ashley.

    Lo Sciacallo.

    Sette.

    Non potrei mai descrivere in modo realistico la bestia che mi trovai davanti.

    Non era perché non sapessi come esprimermi – sapevo esattamente cosa vedevo.
    Semplicemente non si può comprendere lo Sciacallo. Fu come vederlo dalle estremità della mia visione periferica; era scuro e soffice e debole, debole perché non aveva più spigoli o parti resistenti. Non importava quanto ardentemente lo guardassi, quanto lo fissassi, lo Sciacallo restava nascosto dentro di me, una sagoma senza forma nascosta in un velo di irrealtà.
    I disegni della caverna, i graffiti – qualsiasi aggettivo io gli affibbiassi – erano più reali di ciò che pensassi, addirittura anche lo Sciacallo si era rivelato essere reale. Lo dipingevano come un morbido, senza forma Sciacallo, e così era.

    Si. Sapevo esattamente come fosse: indistinto, vago.

    Ashley, tuttavia, non lo era.

    Guardai verso di lui con orrore. Il suo corpo era coperto di sangue, carne e altri materiali non meglio identificabili. Potevo contare almeno otto ferite visibili e molte linee rosse che non riuscivo a distinguere a causa del sangue coagulato.
    Una ferita aperta attraversava il suo stomaco, rivelando gli intestini, rosa e gommosi.
    Il sangue sgorgava da numerosi tagli sulle sue braccia e gambe. Probabilmente era morto, di sicuro non era cosciente. Ma quella non era la cosa peggiore.

    Il suo orecchio destro era stato strappato completamente dalla sua testa.

    Mi sentivo come se avessi la bile in gola mentre restavo immobile davanti alla sua figura, inorridito. Lo Sciacallo gli aveva fatto questo. Sebbene pensassi alla bestia davanti a me, realizzai che la caverna intorno era silenziosa. Lo stridio dello Sciacallo, così forte all'inizio, si era interrotto istantaneamente qualche minuto prima, al contrario del graduale declino vocale che era caratteristico negli umani.

    E ancora, non era e non aveva nulla nemmeno lontanamente paragonabile all'uomo. Avrei potuto scommettere tutto ciò che possedevo dicendo che non esistono creature simili in questa dimensione.
    Non potevo nemmeno provare a considerare la sua forma reale.

    Anche se lo guardai, doveva ancora arrivare il peggio.

    Prima che Ashley cominciasse a muoversi, non mi ero accorto che fosse sospeso a mezz'aria, così restai incantato dal suo corpo devastato. Lentamente, senza mai cambiare velocità, Ashley cominciò ad allontanarsi da quella forma molle che rappresentava lo Sciacallo. Io ripensai ai graffiti inorridendo. Con ogni sacrificio, lui prendeva forma – e così aveva un grande punto d'appoggio in questa dimensione. Desiderai correre verso di loro e strappare Ashley dalla schiavitù dello Sciacallo.

    Improvvisamente, Ashley smise di muoversi, a pochi metri dallo Sciacallo, ed io realizzai con stupore con cosa lo Sciacallo aveva precedentemente comunicato – attraverso Ashley.

    Ora sapevo perché avevo riconosciuto quella voce, anche se era distorta.

    La bocca di Ashley si aprì e lo Sciacallo ruggì attraverso essa.

    “TU SOFFRIRAI PER AVER USATO IL BAGLIORE CONTRO DI ME, SOFFRIRAI COME LUI” Ruggì il grottesco Ashley/Sciacallo. Evidentemente conosceva la luce che lo aveva ferito così come “il bagliore”. Non importava. La cosa importante era che era stato colpito, e duramente. Sondai la mia mente. Non era rimasta nessuna presenza dello Sciacallo. Apparentemente, quella parte di esso, che si era manifestata fisicamente nell'oscurità, era stata distrutta o cacciata dal mio contrattacco mentale.

    “Anche se incontrassi la morte qui, bestia, darò il massimo per portarti con me” Risposi coraggiosamente.
    La paura e i pensieri che prima mi avevano bloccato, sia mentali che fisici, erano scomparsi.
    Adesso potevo vedere lo Sciacallo – indipendentemente da quanto potessi comprenderlo – più del terrore che avevo provato quando era arrivato, insieme a quella virulenta oscurità.
    Anche la voce era meno minacciosa adesso che aveva una provenienza ben definita.

    Parlò di nuovo.

    “NE HO CONSUMATI TANTI. QUESTO E' L'ULTIMO. POI SARÒ' LIBERO DALLA MIA PRIGIONE” Lo Sciacallo sbraitò, trascinando Ashley verso di sé.

    “No” Sussurrai.

    Scattai verso di loro. Non importava cosa avrei perso, anche se fosse stata la mia vita o la mia ragione, non potevo permettere che lo Sciacallo consumasse Ashley e scappasse da qualsiasi prigione. Quella bestia poteva causare un'inimmaginabile distruzione anche in superficie.
    Estrassi un oggetto d'argento dall'equipaggiamento, l'ultima cosa che avevo preso dallo zaino di Ashley – la pistola flare.

    Quando lo Sciacallo e Ashley si unirono, io presi la mira e sparai.

    Il mondo esplose intorno a me.

    Fine.

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    Credited to Archfeared/Ethan I.
    Tradotta da MewAi.
    Fonte


    Edited by DamaXion - 6/12/2016, 23:13
     
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  2. Mikiri
         
     
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    all'inizio la traduzione è un po'... tirata, ma... Porca miseria... è una cosa bellissima.. Grazie epr averla tradotta!
     
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  3. AlphaCharly
         
     
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    Traduzione perfetta(fin troppo, direi) e ovviamente anche la pasta è stupenda, ma comunque credo che Ashley sia un nome da donna.
    Come hai fatto in così poco tempo? :ahse:
     
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  4. MewAi
         
     
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    Grazie, son contenta che sia venuta abbastanza bene! *w*
    Anche io credevo che Ashley fosse una femmina all'inizio, ma per tutto il testo si riferisce a lui con "he", "his", ecc.
    Ci ho fatto caso per esserne certa ed é così... :/

    Come ho fatto...non so, mi ha presa e non riuscivo più a smettere! :sisi:
     
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  5. AlphaCharly
         
     
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    Non è che l'hai copiata tutta e messa su google traduttore? :troll:
     
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  6. MewAi
         
     
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    Ma magari Google translate traducesse così bene! XDDD
    Risolverebbe tanti di quei problemi...
    Ahahahah! :asd:
     
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  7. AlphaCharly
         
     
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    No, intendo tu l'hai copiata su GT, hai copiato qui la traduzione e hai aggiustato il tutto

    Mia supposizione personale, non te la prendere :peoflow:
     
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  8.      
     
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    c'è un lottatore di wrestling che si chiama ashley,ed è nero con solo le mutande...ecco,così ho immaginato l'ashley del racconto o.o

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    non ho capito il finale,lui spara e poi....?

    comunque buona traduzione : D
     
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  9. MewAi
         
     
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    Ah, no, non ci avevo nemmeno pensato! :huh:
    Se vuoi sapere come ho fatto: ho copiato tre paragrafi per volta su Word, li ho tradotti, cancellato la parte in inglese e incollato tre nuovi paragrafi.
    E così via! ^_^
    Odio usare i traduttori perché ti sviano subito dal vero significato della frase, a mio parere.
    In internet ho usato solo, di tanto in tanto, un vocabolario online! ;)
     
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  10. Bellatrix*Wolf
         
     
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    Bella ** Bellissima ** Bellissimissima ** Ma la fina... DD: non l'ho capita T^T
     
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  11. AlphaCharly
         
     
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    CITAZIONE (MewAi @ 25/5/2011, 22:04) 
    Ah, no, non ci avevo nemmeno pensato! :huh:
    Se vuoi sapere come ho fatto: ho copiato tre paragrafi per volta su Word, li ho tradotti, cancellato la parte in inglese e incollato tre nuovi paragrafi.
    E così via! ^_^
    Odio usare i traduttori perché ti sviano subito dal vero significato della frase, a mio parere.
    In internet ho usato solo, di tanto in tanto, un vocabolario online! ;)

    Si, faccio pure io così, solo senza word^^
     
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  12. Bearrr
         
     
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    Carina :) Magari l'ausilio di alcune foto "amatoriali" avrebbero sicuramente aiutato le lettura della pasta! Adoro queste paste cosi lunghe, soprattutto quando parlano di luoghi così misteriosi e affascinanti come le caverne, anche se rimango dell'idea che "Ted the Caver" sia qualcosa di insuperabile! Complimenti ancora per la traduzione!
     
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11 replies since 25/5/2011, 19:22   596 views
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