μονόλογος

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  1. frahliaVONhawthorne.
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    Intanto, utilizzerei codesta come colonna sonora.



    Signore, io ho ucciso una persona.
    Con queste mie stesse mani, ho ucciso una persona molto importante per me. Forse l’unica. E vengo qui, nella Tua casa, a parlarTi.
    Sono stata più volte chiamata a passarmi una mano sulla coscienza, a dar conto della mia vita davanti a Te; ma, come ben saprai, è sin da quando ero bambina che ho avuto una spaventosa propensione alla codardia. Sono sempre stata sola, chiunque mi si avvicinasse mi sembrava spaventoso. Tutti mi sembravano dei mostri, delle creature immonde il cui unico scopo era danneggiarmi, mi ritraevo dalla luce del sole senza pensarci due volte. Ero troppo “Diversa” da loro, o, per lo meno, era così che mi sentivo. Ogni cosa si presentava su piani opposti: il mondo così come lo concepivo io, e il mondo com’era visto dagli altri; i sentimenti che provavo io, e quelli che provavano gli altri. Nulla coincideva.
    La paura che gli altri avevano del “Diverso” era per me insopportabile. Non perché io stessa avessi quello stesso timore, ma perché avevo provato sulla pelle che quel sentimento portava alla “Repulsione”, e quindi alla “Solitudine”.
    Io la “Solitudine” l’ho sempre temuta come un cancro. Sebbene abbia vissuto crogiolandomi in essa, ha sempre avuto su di me l’effetto che ha il nominare il demonio davanti ad un devoto. Mi spaventava, eppure mi attraeva inconsapevolmente con una forza tremenda alla quale non potevo oppormi. Non riuscivo neppure a parlare normalmente con le persone, figuriamoci combattere la Solitudine a cosa avrebbe potuto portarmi. No, probabilmente sarei rimasta ancora più sola. I dottoroni chiamavano “Ansia sociale” quel “Muro” che la Solitudine ergeva giorno per giorno tra me e il “Mondo Esterno”. Il punto, forse, era che non mi avevano mai insegnato a dire parole che potessero compiacere gli altri. Pensando a quanto sarebbe stato bello poter diventare invisibile, ho sempre tenuto la bocca chiusa, facendomi passare anche per un soggetto pericoloso.
    Ma, nonostante questo, lei mi si è avvicinata.
    Era bella, lei, sì…bella e gentile.
    Aveva un sorriso che avrebbe illuminato la notte. Era un angelo sceso in terra, e come ad una visione divina reagii io. Quando per la prima volta mi parlò, rimasi estremamente scossa; ma lei, mano divina, sopportò pazientemente, e lentamente riuscì a farmi uscire dal guscio in cui mi sentivo intrappolata. Per la prima volta in vita mia, capii cosa volesse dire respirare, respirare aria vera, vivere. Nel corso di quell’amicizia nata per caso – o per fatalità, o per volere tuo, io non saprei dirlo -, lei mi ha insegnato molte cose.
    “Essere diversi” significa avere una “Personalità” che gli “Altri” sono tenuti ad “Accettare” senza fare sforzi sovrumani per manipolarla e plasmarla a proprio piacimento; l’importante non è quindi “Essere uguali”, ma “Capirsi”. Capirsi ed amarsi. Lei mi insegnò l’amore. Me lo insegnò come mai nessuno avrebbe potuto insegnarmelo.
    Ad un tratto, come un fulmine a ciel sereno, però, diventammo “Troppo diverse”.
    Mi sentii soffocare dentro all’improvviso.
    Come se da un momento all’altro avessi dovuto incominciare a bruciare dall’interno.
    Mi resi conto di amarla, sì, ma non del suo stesso amore, se mai lei mi avesse amata. Il mio amore era diverso, era irrequieto e devastante, mi serpeggiava dentro come una malattia, un fuoco sottile sotto la pelle. Mi faceva sentire come se stessi per morire. Osservando ed apprendendo ancora, venni a conoscenza di qualcosa che non avrei mai dovuto sapere. La lussuria mi stava consumando l’anima, io la desideravo. Conobbi il “Dolore”. La “Amavo”così tanto da sentirmi irrimediabilmente impotente di fronte a lei e al sentimento che mi suscitava. Non doveva essere così, io lo sapevo. Disperata, le confessai con violenza i miei sentimenti, anche se non avrei mai dovuto azzardarmi. Avrei dovuto continuare a tacere. Non era forse l’invisibilità ciò che desideravo più di ogni altra cosa?
    Come temevo, venni “Respinta”. Una “Differenza” così grande, non poteva essere “Capita” neppure da lei.
    Non potevo essere felice.

    Ciò che venne dopo la confessione, vorrei ricordarlo meglio.
    Ricordo che lei fuggì, addolorata, senza più voltarsi. Io non potei fare altro che inseguirla.
    Come il cacciatore insegue la preda, io mi gettai disperata al seguito di lei; era droga, era dipendenza, era disperazione. Non era umano che chi dalla disperazione mi aveva salvata, mi ci gettasse nuovamente. Volevo forse porre rimedio a tutto questo. Volevo lei.
    Si fermò soltanto un attimo, e quell’attimo le fu fatale.
    Cademmo intrecciate sul pavimento di pietra. Facemmo l’amore con rabbia, maledicendoci a vicenda. La strinsi troppo forte.
    La strinsi “Diversamente”, avvolgendole le dita intorno al collo finché non smise di piangere.
    Signore, perché hai permesso che una tua creatura si riducesse così?
    Forse mi rendo conto di non essere qui per farmi perdonare da Te. Forse sono qui, a confessare i miei peccati più grandi, perché sono tutto ciò che ancora mi legano a lei. Sono tutto ciò che ancora la tengono qui con me. Sono tutto ciò che un poco leniscono la mia solitudine.
    Non voglio il Tuo perdono.
    Voglio tornare da lei.
    E se per tornarci dovrò tradirTi, mi dispiace.


    Bon.
    Sto sudando freddo :omg:

    Dunque. Questo racconto in forma di confessione ha una storia particolare. Non sapevo assolutamente cosa scrivere per il contest, e già lì l'angoscia mi è salita non so quanto. Poi, ascoltando quella traccia e ricordando ciò che vi era legato, ho buttato giù queste poche righe. C'è da dire che non mi reputo assolutamente una grande scrittrice, né credo di avere possibilità, poiché sono molto giovane e i miei studi sono ancora in una fase dove ogni mia produzione risulta grossolana e priva di una qualche validità. Il mio stile è tutt'altro che maturo, riconosco di non essere un granché, che la mia prosa possa risultare alquanto statica, fastidiosa e talvolta anche infantile, ma sono ancora in una fase transitoria. Ho provato però a mettermi a nudo con questo piccolo componimento sperando nel meglio, anche perché ho scelto di trattare temi a me molto cari quali appunto l'amore saffico, la paura della solitudine (e nello specifico del rifiuto, dell'abbandono), alcuni interrogativi sull'amore che mi sono posta (che spero siano comprensibili e poco cazzari :peoflow: ) e il controverso rapporto che si viene a creare con Dio nel momento in cui ci si trova in situazioni simili. O, più semplicemente, ho voluto estremizzare e portare all'assurdità barocca qualcosa che ho visto fin troppe volte.

    Dimenticavo di dire che non vi è nulla - o quasi - di autobiografico in questo racconto.

     
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  2. Lelouch ~
         
     
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    Mi è piaciuta molto. Drammatica, straziante e possibilmente controversa, secondo me potrebbe fare faville. Ho apprezzato il mettere i termini tra virgolette, per evidenziarne l'estraneità con l'indole della protagonista. Non darli per scontati ma cercare di analizzarli è stata di certo una mossa interessante.
    +1 meritato :riot: :riot:
     
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  3. MarioRossiXD
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    Lelouch, lo sappiamo tutti che è la tua ragazza, il tuo giudizio non conta :troll:

    A charte gli sperzi, devo dire che sono riuscito a sentire l'angoscia della protagonista e questo per me già merita un complimento :peoflow: ho apprezzato anche il fatto che hai sacrificato completamente la trama per concentrarti sull'introspezione psicologica; ciò mi garba parecchio :asd:

    Il tuo stile, poi, non l'ho trovato così male, non è da alto letterato, ma qui nessuno si aspetta cose del genere :asd: l'ho trovato preciso ed evocativo e la punteggiatura mi è sembrata impeccabile :asd:

    Tuttavia...! Preferisco il pezzo di Lelo, sorry :peoflow: il mio misero +1 te lo sei comunque meritato :asd:

    P.S.: mi tradurresti il titolo? Thx :peoflow:
     
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  4. ilciao
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    CITAZIONE
    SPOILER (clicca per visualizzare)
    Bon.
    Sto sudando freddo :omg:

    Dunque. Questo racconto in forma di confessione ha una storia particolare. Non sapevo assolutamente cosa scrivere per il contest, e già lì l'angoscia mi è salita non so quanto. Poi, ascoltando quella traccia e ricordando ciò che vi era legato, ho buttato giù queste poche righe. C'è da dire che non mi reputo assolutamente una grande scrittrice, né credo di avere possibilità, poiché sono molto giovane e i miei studi sono ancora in una fase dove ogni mia produzione risulta grossolana e priva di una qualche validità. Il mio stile è tutt'altro che maturo, riconosco di non essere un granché, che la mia prosa possa risultare alquanto statica, fastidiosa e talvolta anche infantile, ma sono ancora in una fase transitoria. Ho provato però a mettermi a nudo con questo piccolo componimento sperando nel meglio, anche perché ho scelto di trattare temi a me molto cari quali appunto l'amore saffico, la paura della solitudine (e nello specifico del rifiuto, dell'abbandono), alcuni interrogativi sull'amore che mi sono posta (che spero siano comprensibili e poco cazzari :peoflow: ) e il controverso rapporto che si viene a creare con Dio nel momento in cui ci si trova in situazioni simili. O, più semplicemente, ho voluto estremizzare e portare all'assurdità barocca qualcosa che ho visto fin troppe volte.

    Dimenticavo di dire che non vi è nulla - o quasi - di autobiografico in questo racconto.[HTML]

    queste tue considerazioni sono quasi fuori luogo in quanto sottovaluti troppo le tua abilità, io nello stile narrativo non ho trovato assolutamente niente di fastidioso o infantile e, nonostante si denoti una mancanza di stile deciso e affermato, il modo in cui hai scritto è perfetto per il tema e meritevole di apprezzamento ...
     
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  5. Sephir
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    Stile davvero ottimo, questa per adesso sale tra le mie preferite, non al primo posto, ma per me sarai sul podio :peoflow: Un ottimo stile, delle riflessioni profonde ed evocative, come ha detto mario, che penso ognuno di noi si sia fatto almeno una volta.

    Per me è un si.

     
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  6. Dulaan
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    Non sarà un capolavoro, ma è comunque un gran bel racconto.

    Più che angoscia mi ha trasmesso tristezza, tanta tristezza. Vorrei commentare un po' meglio, ma sinceramente ora non c'ho voglia :asd:
    Perciò mi limito a dirti che mi è piaciuta, bravissima :sese:
     
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    King of wine, bitchez and bad jokes

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    P.S.: mi tradurresti il titolo? Thx :peoflow:

    Il titolo significa "Monologo."
     
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  8. Lelouch ~
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    CITAZIONE (MarioRossiXD @ 30/1/2012, 16:10) 
    Lelouch, lo sappiamo tutti che è la tua ragazza, il tuo giudizio non conta :troll:

    Ehi, quando scrive cose insensate glielo dico anche io, non giudicatemi parziale D: D:




    CITAZIONE (MarioRossiXD @ 30/1/2012, 16:10) 
    Tuttavia...! Preferisco il pezzo di Lelo, sorry

    Oh, grazie :guru: :guru:
     
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  9. frahliaVONhawthorne.
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    Lelo mi fa una pezza con una grazia e una galanteria fuori dal comune, quando necessario :D (idem io).

    In ogni caso, vi ringrazio veramente di cuore. Tutti quanti. Pensavo di aver scritto una cavolata colossale, ma noto con piacere che nonostante lo stile ancora acerbo sia apprezzabile. Cotanta benevolenza mi motiva moltissimo. :riot:
     
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  10. ~Riku
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    Quello che volevo dire lo hanno già detto gli altri, è inutile ripetere xD
    Dico solo che è stata una lettura piacevole, ho apprezzato molto *^* Brava! <3
    (Anche la musica di sottofondo mi garbava parecchio, sisi ù_ù)
     
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  11. frahliaVONhawthorne.
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    Mi fa piacere ricevere apprezzamenti y_y ho sudato freddo, postandolo. Credevo di aver scritto un'immane scempiaggine poiché fa scarso uso di termini aulici, ma sinceramente non ritenevo fosse la scelta più opportuna per questo tipo di prosa.
    Cioè, anche tante mie compagne di classe si riempiono la bocca di tanto bel gergo antiquato ed altezzoso, eppure non mi pare dimostrino più cultura di uno scopino del gabinetto, o scrivano tutt'a un tratto divinamente.

    /sfogo time, yay!
     
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  12. MarioRossiXD
         
     
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    Dafuq? Usare un lessico aulico non è sempre buona cosa. Ognuno usa lo stile che gli viene più naturale, altrimenti uscirebbero solo lavori pressoché sterili e impersonali :ahse:
     
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  13. Dulaan
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    CITAZIONE (frahliaVONhawthorne. @ 31/1/2012, 15:45) 
    Mi fa piacere ricevere apprezzamenti y_y ho sudato freddo, postandolo. Credevo di aver scritto un'immane scempiaggine poiché fa scarso uso di termini aulici, ma sinceramente non ritenevo fosse la scelta più opportuna per questo tipo di prosa.
    Cioè, anche tante mie compagne di classe si riempiono la bocca di tanto bel gergo antiquato ed altezzoso, eppure non mi pare dimostrino più cultura di uno scopino del gabinetto, o scrivano tutt'a un tratto divinamente.

    /sfogo time, yay!

    Un buon racconto non deve essere per forza pieno di termini aulici per essere tale. L'importante è che lo stile sia accattivante, e tu, anche senza usare termini di alto livello, sei riuscita a catturare l'attenzione del lettore per tutto il tempo rendendo fluida e piacevola la lettura.

    Perciò la prossima volta fatti meno pippe mentali, così magari avremo l'onore di leggere cose altrettanto belle :sese:
     
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  14. frahliaVONhawthorne.
         
     
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    Mi hanno dato spesso dell'ignorante fastidiosa (per il fatto che non mi piace utilizzare un lessico aulico quando non lo ritengo necessario), per questo ogni qual volta debbo pubblicare qualcosa di mio ci vado con i piedi di piombo.
     
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  15. ¬ shaytan
         
     
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    La mancanza o meno di termini aulici non fa la cultura :omg:
    Certo che la gente ne spara, di stronzate.

    In ogni caso, il racconto è veramente toccante.
    Lo stile sarà pure acerbo, probabilmente scrivi da pochissimo tepo, eppure non ti manca una certa qual dose d'ingegno. Inoltre, immagino tu sia una persona emotivamente fragile (se parli di metterti a nudo in uno scritto del genere), quindi le tue paure hanno fondamento (non un fondamento valido, a mio parere, ma comprendo).

    +1 :peoflow:
     
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26 replies since 30/1/2012, 15:32   722 views
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