Area 76B-4

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  1. Shaos O'Kais
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    Da tempo ormai la notizia dell’Assassino Cortese si aggirava greve per buona parte della galassia.

    Drein si firmava.
    Il modo in cui uccideva le sue vittime era orripilante. La maggior parte delle volta faceva trovare le vittime impacchettate con tanto di fiocco e biglietto firmato sul tavolo della cucina della famiglia appena sterminata. La paura aleggiava da tempo. Poi la segnalazione.

    2 mesi prima

    -Mi sto dirigendo nell’area 76b-4. C’è stata una segnalazione di rumori dei vicini di un appartamento della zona- riferii in centrale. “Ah beata gioventù, sempre a festeggiare” pensai e mi vennero in mente i ricordi di quando io ero un liceale ed ero solito organizzare feste con i miei amici mandando sempre su tutte le furie la signora Harris, la signora del piano di sotto. Ah la cara e vecchia signora Harris non ricordo nemmeno più quante volte ci ha sopportati. Nel frattempo la mia piccola nave da ricognizione stava ormai raggiungendo la destinazione. Sceso dal veicolo, il freddo mi pizzicò la faccia infastidendomi un po’. Mi diressi all’appartamento che mi era stato segnalato.

    Da fuori non si sentiva rumore alcuno ma un buon agente della OGG (Organizzazione della Giustizia della Galassia) deve sempre controllare che tutto vada alla perfezione. Entrai nel grattacielo con tranquillità a salii al 57° piano. Uscito dall’ascensore non notai nulla di sospetto. “Chissà cos’avranno sentito” mi domandai. L’appartamento in questione era il 242a. Una bella porta blindata spessa parecchi centimetri. Inoltre era della Bleinder una delle marche più rinomate in quel settore della galassia. Pareva tutto a posto se non un piccolo particolare: la porta giaceva sul pavimento dell’abitazione.

    Per un attimo ero in panico. Non era una porta come le altre e per abbatterla non bastava certo un po’ di esplosivo o quant’altro. Presi un profondo respiro ed entrai nell’appartamento , pistola ala cintola e torcia in mano: dentro era buio pesto. Avanzai lentamente osservando qualsiasi minimo particolare e ascoltando ogni singolo rumore proveniente da qualunque parte. L’odore era forte e sembrava che qualcuno avesse cosparso la casa di una sostanza maleodorante. Continuai a camminare fino al salotto. Tutto era ancora tranquillo. All’improvviso inciampai goffamente. Pregai che nessuno avesse sentito. Guardai in cosa ero inciampato. Il disgusto era tale che stavo per rigettare. Una testa scuoiata mi fissava con occhi sbarrati ricolmi di paura.

    In quel momento il panico aveva decisamente preso possesso del mio corpo e non riusciva a non tremare pensando a chi poteva esserci in quella casa. Per sicurezza inviai alla centrale un segnale di emergenza in cui richiedevo rinforzi. Con un grande gesto di forza di volontà mi rialzai in piedi. La mia mente ora era divisa in due: una parte voleva uscire di lì ed aspettare rinforzi, l’altra mi chiedeva di restare per colmare il mio desiderio di sapere cosa era successo. Tra logica e follia prevalse infine la follia e , dopo essermi asciugato una goccia di sudore che colava dalla dalle mia fronte, continuai la mia esplorazione in quell’abitazione.

    Ogni passo che toccava terra faceva sobbalzare il mio cuore come una molla. Sapevo che l’ultima vittima di Drein era stata trovata a poche zone di distanza. Il pensiero che poteva essere in quella casa infondeva in me il terrore più profondo che avessi mai provato. Immaginavo dove avrei potuto trovarlo. Era l’ultimo posto dove sarei voluto andare ma era l’unico modo per sapere la verità: la cucina. Conoscevo le piantine di quegli appartamenti e sapevo che ero vicino alla cucina. Uno scricchiolio mi fece arrivare il cuore in gola talmente forte che mi fece male. Poi di nuovo il silenzio. Mentre pensavo a tutte queste eventualità la mia mano poggiava delicatamente sulla maniglia della porta della cucina. Stavo per entrare.

    La paura era al limite. Con delicatezza afferrai la maniglia e la feci scendere piano piano. Si aprì la porta di uno spiraglio tanto che io potei osservare ciò che accadeva nella stanza. Ero inorridito. C’era lui. E tre cadaveri sul tavolo dove precedentemente la famiglia si riuniva per mangiare tutti insieme. Ora il concetto di “tutti insieme” era lo stesso ma in versione più macabra. Feci di nuovo un forte sospiro. Lui dava le spalle alla porta il che mi dava un bel vantaggio. Tolsi la pistola dalla fondina e con quella in mano entrai nella stanza. Pochi metri mi separavano da lui. Mentre “lavorava” io mi avvicinavo furtivo. La tensione era superiore a qualsiasi altra cosa provata da me prima d’ora. Oramai ero dietro di lui di pochi centimetri. –Posa il coltello e alza le mani bene in vista- dissi. Sollevò il capo. Si voltò.

    Il suo viso era scavato dagli anni. Le sopracciglia incolte suggerivano un’età piuttosto alta. Dalla forma della sua veste si poteva però scorgere un fisico possente al di sotto di essa. –Buonasera agente, non mi aspettavo qualcuno questa sera sa?-. il suo tono interrogativo mi rendeva nervoso. Dal suo viso si levò un ghigno di sfida. -Questa volta hai vinto tu ma la prossima volta mi prenderò la rivincita-. Fuori dall’appartamento i rumori delle sirene sollevarono il mio animo spaventato. Era finita. Avevo catturato il leggendario Drein.

    Venne rinchiuso a Kavu Fortress il carcere di massima sicurezza. Le sue ultime parole, però, mi lasciavano inquieto. Cosa intendeva con “rivincita”. Dopo due mesi ebbi la risposta. Evase. E la sua rivincita fu la più terribile. Alla stazione della OGG il giorno dopo venne recapitato un pacco. Facile indovinare cosa ci fosse dentro. La mia testa. E su di essa un messaggio. “I miei più cordiali auguri di buon lavoro”.

    Firmato Drein.
     
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10 replies since 11/1/2012, 23:31   183 views
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