P.T. 340 C-8

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  1. SleeppaH
         
     
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    Oh, no. Sono tornati. Li sento. So che sono qui, li sento, sento i loro passi, sento ciò che dicono, ma non posso vederli. Ho gli occhi bendati, e fa freddo. Ho i brividi, e sto tremando. Cosa vogliono ancora da me?
    Uno di loro si sta avvicinando. Preme il bottone, e la cella si apre. Mi toglie la benda, e io lo vedo. Ha il volto serio, tiene una cartellina nella mano destra, e qualcosa di strano nella mano sinistra. Ha un' impugnatura di metallo, un tubo di vetro spesso, cilidrico. E poi ha una lunga punta e... Si sta avvicinando e... Oh, no. Ci risiamo.
    Urlo, piango, scalcio, ma lui mi infila comunque quella grossa punta di metallo nel braccio destro. La sento, la sento, è terribile, mi sta bucando la pelle.
    E' fredda. Freddissima. Sento ancora più freddo di prima. Piango, gli chiedo di smetterla, per favore. Lo imploro, ma lui continua, senza dirmi una parola, senza nemmeno guardami un faccia.
    Vedo qualcosa di rosso entrare nel cilindro, qualcosa che quell'ago infernale sta succhiando da mio braccio. Toglie la punta. Finalmente. Mi fascia il braccio, dove mi ha bucato, e mi dà una pacca sulla spalla, con la sua mano inguantata.
    “Sei stato bravo anche stavolta, ragazzo. Presto finirà. Non piangere.”
    Ed esce dalla cella, richiudendola, ma lasciandomi gli occhi scoperti. Le luci si spengono, e lui e tutti i suoi altri amici vestiti di bianco escono, lasciandomi piangere al buio.


    Perchè non capiscono? Sono come loro. Io sono esattamente come loro. Sono più giovane, ma sono un uomo, proprio come loro.
    Loro hanno dei nomi, io no. P.T. 340 C-8. E' così che mi chiamano. Cioè, non mi chiamano. Non mi parlano, tranne l'uomo con gli occhi blu che tre giorni fa mi ha bucato il braccio con quell'aggeggio infernale. Lui ogni tanto mi parla. Mi dice cose belle, che non devo preoccuparmi, che tutto finirà. Ma cosa deve finire? Io non ricordo nulla. Ricordo solo di aver aperto gli occhi, sette giorni fa (loro dicono così) , trovandomi in questo posto, e loro mi guardavano, con i loro camici bianchi. E quando ho aperto gli occhi, hanno battuto le loro mani. E avevano espressioni felici in viso.
    Poi mi hanno chiuso qui, ed è qui che mi trovo, da sette giorni. Spesso mi portano da mangiare, e ancora più spesso mi fanno cose strane, che loro chiamano “esami clinici”. Non so cosa siano.
    Loro sanno che io sono come loro. Lo sanno perchè mi vedono piangere. E solo gli umani possono piangere. Questo me lo ha detto l'uomo con gli occhi blu. Lui dice sempre che io sono come loro, ma che sono speciale. Sono debole, e loro devono proteggermi.


    Oggi mi hanno fatto di nuovo un “esame clinico”. Mi hanno fatto male. Mi hanno puntato delle luci forti negli occhi. Bruciava. Ho pianto, ho chiesto pietà, ho singhiozzato. Loro non mi hanno dato ascolto, come al solito. Mi hanno legato ad un lettino, urlandomi di stare zitto quando piangevo un po' più forte.
    “Zitto, stai zitto. Se qualcuno ti sente, siamo finiti. Stai zitto, altrimenti ti spediamo da dove sei venuto così come sei arrivato qui.”
    Ma io da dove sono venuto? Tutti gli uomini nascono così? Non lo so. So solo che mi sento debole.


    Oggi quel liquido rosso mi è uscito dalla bocca, mentre mangiavo. L'uomo con gli occhi blu mi ha detto che sto peggiorando. Ho paura.


    Ieri sera una persona mi ha fatto visita. Era identica a me, lo so perchè una volta ho visto la mia immagine su uno specchio. Loro lo hanno chiamato specchio.


    “Wow!” ha esclamato, sgranando gli occhi. “E' davvero identico a me!”
    “Esatto” gli ha detto l'uomo dagli occhi blu, mentre io me ne stavo rannicchiato in un angolo della cella “Speriamo solo che nessuno se ne accorga, altrimenti passeremo guai seri. Considerano la clonazione umana un'atrocità.”


    L'dea mi è venuto mezz'ora fa, sotto la doccia. L'ho scritta in cinque minuti, tanto che mi sentivo presa. Spero vi piaccia. (:
     
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12 replies since 18/6/2011, 17:01   681 views
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