Posts written by Ragade Anale

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    Non temete, un altro paio di capitoletti mi è venuta voglia di scriverli... :asd: Non so quando(spero presto), ma giuro che lo finirò!
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    Elemento #: SCP-682

    Classe dell'Oggetto: Keter

    Procedure Speciali di Contenimento: SCP-682 deve essere distrutto il prima possibile. Fino a questo momento nessuno strumento a disposizione dei team SCP si è dimostrato in grado di distruggere SCP-682, riuscendo solo a causargli enormi danni fisici. SCP-682 deve essere contenuto in una camera di dimensioni 5m x 5m x 5m, rivestita in tutte le superfici interne con 25,4 cm di accaio resistente all'acido. La camera di contenimento deve essere riempita con acido cloridrico fino al punto in cui SCP-682 non è completamente sommerso e incapacitato. Qualsiasi tentativo di SCP-682 di muoversi, parlare o violare il contenimento deve essere affrontato immediatamente utilizzando tutti i mezzi possibili.

    Al personale è proibito parlare con SCP-682, in modo da non provocargli reazioni di rabbia. Tutto il personale non autorizzato che provi a comunicare con SCP-682 dovrà essere controllato e rimosso con la forza.

    A causa dei suoi frequenti tentativi di violare il contenimento, le difficoltà nel controllarlo e incapacitarlo e l'alto rischio per la Segretezza della Fondazione, SCP-682 deve essere contenuto nel sito[REDATTO]. La Fondazione userà al meglio le sue risorse per mantenere tutto lo spazio entro cinquanta(50) kilometri libero da aree di sviluppo umane.

    Descrizione: SCP-682 è un'enorme creatura di origini sconosciute, vagamente simile ad un rettile. Sembra essere estremamente intelligente ed è stata osservata ingaggiare una complessa interazione con SCP-079 durante il poco tempo in cui sono stati a contatto. SCP-682 sembra serbare odio profondo verso tutte le creature viventi. Questo è stato espresso in diverse interviste durante il contenimento. (Vedi Addendum 682-B).

    E' stato osservato che SCP-682 possiede forza, velocità e riflessi estremamente alti, nonstante l'esatto livello vari con la sua forma. La struttura fisica di SCP-682 cresce e cambia molto velocemente, aumentando o diminuendo di dimensioni quando consuma o espelle materiale. SCP-682 guadagna energia da qualunque cosa ingerisca, organico o inorganico. La digestione sembra essere aiutata da una serie di branchie di filtraggio all'interno delle narici di SCP-682, che sono in grado di isolare la materia utile da qualsiasi soluzione liquida, permettendogli di rigenerarsi costantemente dall'acido in cui è contenuto. Le capacità rigenerative e la resistenza di SCP-682 sono sconcertanti: SCP-682 è stato osservato muoversi e parlare con l'87% del corpo distrutto o decomposto.

    In caso di violazione del contenimento, SCP-682 deve essere rintracciato e ricatturato da tutte le unità disponibili della Mobile Task Forces, e non è approvato che nessun team con meno di sette(7) membri possa attaccare il soggetto. Fino alla data (██-██-████), le violazioni del contenimento tentate sono state diciassette(17), mentre i tentativi di fuga riusciti sono sei(6). (Vedi l’Addendum 682-D).

    Addendum 682-B: Parte della trascrizione della registrazione ██████.

    <inizio Registrazione,inizio da 00h-21m-52s>

    Dr. ██████:
    Dimmi immediatamente, perché hai ucciso quei contadini?

    SCP-682: (Nessun tipo di comunicazone verbale)

    Dr. ██████: Se non parli ora, concluderemo questo esperimento e ti riporteremo nel-

    SCP-682: (Incomprensibile)

    Dr. ██████: Non capisco. (Fa segno di avvicinare di più il microfono)

    SCP-682: (Incomprensibile)

    Dr. ██████: Parla più forte. (Al Personale D-085) Avvicina il microfono.

    SCP-682: …loro erano (incomprensibile)…

    Dr. ██████:
    (Al personale D-085 ) Quel microfono è abbastanza lungo, avvicinalo più vicino a quella cosa!

    Personnel D-085: La sua gola è distrutta, la guardi! Non riuscirà a parlare- (Rantola e urla)

    SCP-682:
    (Sembra che stia aggredendo il corpo di D-085) …loro erano… disgustosi…

    Dr. ██████:
    (Scappa dalla stanza)

    <fine Registrazione>

    Addendum 682-D:
    Tentativi di fuga di SCP-682:

    1: Primo Evento, ██-██-████: Gestito da: Agent ███████, Agent ███, Agent ████████ (KIA), Personnel D-129 (KIA), Personnel D-027 (KIA), Personnel D-173 (KIA), Personnel D-200 (KIA), Personnel D-193 (KIA)

    2: Secondo Evento, ██-██-████: Gestito da: Agent ███, Agent ████████████, Dr. ███████, Personnel D-124, Personnel D-137 (KIA), Personnel D-201 (KIA), Personnel D-202 (KIA), Personnel D-203 (KIA)

    3: Terzo Evento, ██-██-████: Gestito da: Agent ███████, MSgt █████████, Agent ████████, Agent ██████ (KIA), Personnel D-018 (KIA), Personnel D-211 (KIA), Personnel D-216

    4: Quarto Evento, ██-██-████: Gestito da: Agent ████████, SSgt ██████, TSgt █████, Pvt ████████, Pvt █████, Lt. ████████████, SSgt ████████ (KIA), Col ████████ (KIA), Pvt ███████ (KIA), Pvt ██████ (KIA), Agent ███ (KIA)

    5: Quinto Evento, ██-██-████: Gestito da: Personnel D-221, Agent ██████████ (KIA), Agent ████████ (KIA), Agent ██████ (KIA), Personnel D-028 (KIA), Personnel D-111 (KIA), Personnel D-281 (KIA), Personnel D-209 (KIA)

    6: Sesto Evento, ██-██-████: Gestito da: Agent ██████████, Agent ██████, Personnel D-291 (MIA), Agent ████████ (KIA), Agent █████████████ (KIA), Personnel D-299 (KIA), Personnel D-277 (KIA), Personnel D-278 (KIA), Personnel D-279 (KIA)

    Addendum 682-E:
    Opzioni per la terminazione:

    Registrazione dell Evento 682-E18: Dr. █████ decide di usare SCP-409 su SCP-682. Il Generale ███, il Generale ██████, e il Dr. ██████████ stanno ad osservare.


    0400: Esposizione. SCP-682 inizia a lacerarsi nel punto di contatto, causando enormi danni all’area. SCP-682 chiede diverse volte a cosa sia stato esposto.

    0800: La cristallizzazione inizia, diffondendosi molto più lentamente del normale.

    1200: SCP-682 mostra segni di dolore estremo ed inizia ad avere convulsioni.

    1300: La cristallizzazione si ferma dopo aver convertito il 62% del suo corpo. Le aree cristallizzate esplodono, causando enormi traumi fisici a SCP-682.

    1400: SCP-682 si riprende dall’esposizione, nonostante la perdita di membra e organi. SCP-682 comincia a rigenerarsi, affermando che avrebbe ucciso e divorato tutto il personale coinvolto nell’ Evento 682-E18.


    SCP-682 sembra essere ora immune a SCP-409. L’uso di altri oggetti “SCP” per terminare SCP-682 ora deve essere prima testato su campioni di SCP-682 prima di effettuare test su larga scala.

    In accordo con le raccomandazioni del Dr. ████████ (vedi il Documento 27b-6), Dr. ███████ e Dr. █████ hanno richiesto il permesso di tentare la terminazione di SCP-682 usando SCP-689. La richiesta sta attualmente aspettando l’autorizzazione dal ████████.
    E’ stato inoltre suggerito dal Dr. Gears di usare SCP-182 per tentare di comunicare con SCP-682. SCP-182 ha espresso riluttanza a farlo e rifiuta di entrare nell’area di contenimento di SCP-682, se fosse possibile.

    Addendum 682-F:
    Registro di Terminazione:
    Experiment-Log-T-98816-oc108-682

    SCP-682 poco dopo essere evaso dal contenimento, mentre si sta ancora rigenerando dall'acido.
    monster8editub9



    Edited by .Tenken¿ - 28/2/2013, 13:39
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    Elemento #: SCP-999

    Classe dell’Oggetto: Safe

    Procedure Speciali di Contenimento: E’ permesso a SCP-999 di muoversi liberamente all'interno della struttura se desiderasse farlo, in caso contrario deve restare nel suo recinto. Non è permesso al soggetto di uscire dal suo recinto durante la notte e, in nessun caso, fuori dai confini della struttura. Il recinto deve essere mantenuto pulito e rifornito di cibo due volte al giorno. Tutto il personale è ammesso nell’area di contenimento di SCP-999, a patto che non abbiano altri compiti o che siano in pausa. Bisogna giocare con il soggetto nel caso sia annoiato ed è necessario parlargli con tono calmo, non minaccioso.

    Descrizione: SCP-999 sembra essere una larga, amorfa e gelatinosa massa di traslucida gelatina arancione dal peso di circa 54 kg(120 libbre) e con una consistenza simile al burro d’arachidi. Taglia e forma del soggetto variano costantemente, anche se la maggior parte del tempo la sua forma è simile a quella di un grande pouf a sacco. La struttura chimica di SCP-999 è basata sull’olio, ma è costituita da una sostanza non conosciuta dalla scienza moderna. Nient’altro che una sottile membrana cinge la massa arancione, il soggetto sembra non avere alcun altro organo con cui comunicare.
    Il comportamento del soggetto è descritto perfettamente come giocoso e simile a quello di un cane: quando viene approcciato, SCP-999 reagirà con grande felicità, strisciando verso il più vicino essere umano e balzandogli sopra, abbracciandolo con un paio di pseudopodi strofinando il muso al volto della persona con un terzo pseudopodio, tutto ciò emettendo gorgoglii di alta intensità e facendo rumori simili al tubare degli uccelli. La superficie di SCP-999 emette un piacevole odore che differisce in base alla persona con cui sta interagendo. Tra gli odori registrati si elencano: cioccolato, bucato fresco, bacon, rose e Play-Doh™.

    Anche solo toccare semplicemente la superficie di SCP-999 porta ad un immediato stato di felicità, che aumenta in base al tempo in cui il soggetto è esposto a SCP-999 e dura molto dopo la separazione dalla creatura. L’attività preferita dal soggetto è la lotta a solleticarsi, spesso coprendo completamente la persona dal collo in giù e solleticandola fino a quando non gli viene chiesto di fermarsi(nonostante non assecondi sempre questa richiesta).

    Anche se la creatura interagisce con chiunque, sembra avere uno speciale interesse per coloro che si sentono tristi o feriti in qualsiasi modo. Persone che soffrivano di un’opprimente depressione, dopo aver interagito con SCP-999, sono completamente guarite e hanno sviluppato una visione della vita molto positiva. Le possibilità di commercializzare la gelatina di SCP-999 come antidepressivo sono state discusse.

    Oltre al suo comportamento giocoso, SCP-999 sembra amare tutti gli animali(specialmente gli esseri umani), rifiutandosi di mangiare qualsiasi tipo di carne e addirittura rischiando la vita per salvare gli altri, anche lanciandosi davanti ad una persona per intercettare un proiettile diretto verso di lei(il livello di intelligenza del soggetto è ancora in discussione: nonostante il suo comportamento sia infantile, sembra comprendere il linguaggio umano e la maggior parte della tecnologia moderna, comprese le pistole). La dieta della creatura consiste interamente di caramelle e dolci, preferendo gli M&M’s™ e i wafer Necco™. Le sue tecniche di alimentazione sono simili a quelle di un’ameba.

    Addendum SCP-999-A: Riporto qui di seguito il resoconto di un esperimento in cui SCP-682 è stato esposto a SCP-999 con la speranza di frenare la rabbia omicida della creatura.


    SCP-999 viene rilasciato nell’area di contenimento di SCP-682. SCP-999 striscia immediatamente verso SCP-682.

    SCP-999: (versi gioiosi)

    SCP-682: (lamenti non comprensibili, ringhiando) Cos'è questo?

    SCP-999 si muove davanti a SCP-682, saltellando su e giù come un cane quando viene chiamato con un fischio.

    SCP-682: (geme) Disgustoso…

    SCP-682 subito dopo pesta SCP-999, schiacciandolo. Gli osservatori stavano per interrompere l’esperimento quando SCP-682 ha ricominciato a parlare.

    SCP-682: (grugnisce) Hmmm? (non comprensibile) cos’è questo… (rumore basso, simile ad una risatina sommessa) Mi sento…formicolare dentro…

    Viene osservato SCP-999 strisciare da sotto le dita di SCP-682, lungo il suo corpo e attorno il suo collo, doce vi si arrampica e inizia a strofinargli il muso contro gentilmente con un suo pseudopodo. Un ampio sorriso si apre lentamente sul viso di SCP-682.

    SCP-682: (ridendo profondamente) Mi sento…così…felice. Felice…(ride)…felice…felice …

    SCP-682 ripete la parola “felice” per diversi minuti, ridacchiando prima di iniziare a ridere senza sosta. Mentre la risata continua, SCP-682 rotola sulla schiena, pestando la coda sul pavimento con forza preoccupante.

    SCP-682: (urlando dalle risate) Fermo! Basta solletico!(continua a ridere)

    SCP-682 e SCP-999 continuano la “battaglia del solletico” fino a che SCP-682 finalmente perde le forze e sembra addormentarsi con quello che assomiglia ad un sorriso sul volto. Dopo quindici minuti senza alcuna attività, due membri del personale di Classe-D entrano nella stanza per recuperare SCP-999. Non appena SCP-999 viene rimosso, SCP-682 improvvisamente si sveglia e rilascia un indefinibile ondata di energia dal suo corpo, tutto ciò ridendo in modo maniacale.

    Tutti gli esseri umani entro il raggio dell’onda di energia collassano in attacchi opprimenti di risate, permettendo a SCP-682 di scappare e divorare chiunque fosse sulla sua strada. Nel frattempo SCP-999 recupera velocemente il maggior numero di persone possibile, portandole in un posto sicuro per farli recuperare dall’onda di risate di SCP-682, mentre gli agenti trattengono SCP-682 e lo ricontengono.

    Nonostante la tragedia che SCP-682 ha portato sulla struttura, SCP-999 non ha mostrato alcuna paura nei confronti della creatura e, infatti, tramite gesti ha fatto capire che vorrebbe ‘giocare’ nuovamente con SCP-682. SCP-682, comunque, ha affermato: “Quel sudicio piccolo odioso mucchio di muco può [DATI CANCELLATI] e morire”.


    Memo dal Dr. ████: “Nonostante il test sia stato un fallimento e sia finito in tragedia, è stata la cosa più dannatamente divertente che io abbia mai visto. Non avrei mai pensato di vedere il giorno in cui avrei considerato ‘carino’ SCP-682. Per favore mandatemi una copia delle registrazioni di sicurezza non appena possibile.

    HTML
    http://www.scp-wiki.net/scp-999


    Edited by .Tenken¿ - 28/2/2013, 13:43
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    In effetti mi suonava abbastanza fuori luogo quel "fiore"... :facepalm: Vabbè correggo, deng iu veri macc! :rock:
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    The long way home




    Il Mago-Capitolo 0




    "Luce.
    Spalanchi i tuoi occhi verdi. Ti guardi brevemente intorno e ,faticosamente, ti alzi in piedi. Ricordi ben poco di quel che ti è successo, al momento la tua testa è un ciclone di pensieri. Chi sono? Dove sono? Perché... Un forte miagolio interrompe le tue elucubrazioni. Leon! Riconosceresti quel verso tra mille. La tua mente inizia a schiarirsi, sebbene con fatica. All'improvviso ricordi anche il tuo nome e tutto il resto segue a cascata. Ricordi chi sei, la tua infanzia e la tua vita. Ma continui non capire dove sei. Lo capisco sai? Molti dicono che sono un ciarlatano, ma sono tutte fandonie!

    Accarezzi il tuo gatto con delicatezza e la preoccupazione inizia ad invadere il tuo fragile cuoricino. Osservi il cielo e vedi non uno, ma ben due soli! Due! Molto più di uno, questo è certo. Sei distesa in un tappeto d'erba, sempre che di erba si possa parlare; il colore blu non è molto consueto nel tuo mondo noioso per un simile paesaggio. Peccato. Inizi a urlare, l'angoscia ti assale. "Nonna dove sei???"ti sento urlare. Gridi a lungo, troppo tempo da aspettare per me, che desidero conoscerti il prima possibile. Ad un certo punto smetti. Il gatto si è spaventato a causa delle tue urla e si è nascosto proprio dietro quell'enorme spaventapasseri. Enorme... Per te, così giovane, può sembrare ancora enorme, ma ti assicuro che questo non è niente. Io sono molto più grande! Il tuo gatto torna lentamente da te e tu, che ormai ti sei calm(rassegnata)ata lo accogli tra le tue braccia. Decidi che è il caso di fare qualcosa. Con Leon in braccio ti incammini in una direzione a caso.

    Ti accorgi solo ora di essere scalza. Fa niente. Camminare a piedi nudi nell'erba è sempre piacevole, non trovi? O forse no. Sono passati pochi minuti e la pianta del tuo piede ha uno spiacevole incontro ravvicinato con lo spigolo di un pezzo di ferro. Qualche goccia di sangue niente di più. Basterà la vostra "acqua ossigenata", la nonna te la spruzzerà e scongiurerà ogni batterio nocivo. O forse no. Tanto è tutto un sogno no? Non stai camminando realmente in questo oceano d'erba azzurra. In ogni caso sei fortunata! Proprio davanti a te scorgi la bellezza di ben due scarpette rosse! Due ballerine, esattamente della tua misura. Le indossi e le trovi comodissime. Il dolore al piede sembra essersi molto attenuato e Leon miagola la tua soddisfazione. Meglio così, il campo è pieno di pezzi di ferro, tagliarsi sarebbe molto facile.
    Camminando, ti fermi ad osservare le bellezze di questo sogno: l'erba azzurra è davvero bellissima e i riflessi dei due soli fanno splendere i tuoi lunghi capelli biondi. Inizi a vedere anche i primi segni di vita al di fuori di te e del tuo gatto: splendide farfalle volano tra gli steli d'erba, sfiorandoti le gambe e le braccia. Mille sfumature di colori e luci, mai nei tuoi 22 anni di vita avevi assistito ad uno spettacolo così meraviglioso.
    Infine intravedi casa mia. All'inizio vedi solo una cupola in lontananza, ma più ti avvicini più riesci definirne un contorno. Un'altissima torre nera finemente intarsiata. Ti piace?? Una struttura così sarà sicuramente abitata, no? Inizi a correre verso di me, noncurante del fatto che le farfalle non si limitano più a sfiorare la tua pelle. Basterà l'acqua ossigenata, no?

    Ci sei, finalmente, volgi un'ultima volta uno sguardo al campo(adesso un po' più indaco che viola) e bussi contro il portone della torre. Neanche ti accorgi del fatto che Leon abbia smesso di miagolare da un po'. Beh forse è più corretto dire per sempre a meno che tu non sia un'ottima ventriloqua. La porta si spalanca improvvisamente. Te l'ho detto che sono un mago, no? Non credere agli altri, solo io so(no) la Verità!
    Un pianerottolo scuro e una rampa di scale che conduce verso una porta bianca. Non c'è illuminazione ma i tuoi occhi distinguono ancora i colori. Proprio come quelli di un gatt... Scusa non volevo essere indelicato. Sali di corsa le scale, ti sembra di non avvicinarti mai alla porta e alla fine capisci il perché. Ti sento sussurrare "Scale mobili". Accidenti hai capito il trucco! Ma le altre sono magie, te lo prometto! Aumentando l'andatura arrivi al mio cospetto. La sala è enorme, interamente in bianco, tanto che fai fatica a distinguere il gigantesco trono che occupa gran parte della struttura. E' il mio momento sai?

    "SONO IL MAGO DELLA TORRE E TI PONGO IL MIO BENVENUTO! CHI SEI MIA DOLCE BAMBINA??".Senti la mia voce, ma non vedi nessuno. Ma sei una ragazza intelligente, dannazione, lo sei. Ti avvicini lentamente al trono, ti sporgi da dietro e mi vedi. Un altoparlante. E me! Capelli neri, sorriso gioviale, occhi azzurri. Dai non sono poi così male, vero? Il problema bambina mia è che tu inizi a ridere. "Era un microfono? E tu saresti un mago?" e l'eco della tua risata cristallina rimbomba in tutto il palazzo. Tu piena di tagli su tutto il corpo, con in braccio un gat(leone)to morto ti prendi gioco di me?? Al che inizio a ridere anch'io. Il che non è un bene. Le tue risate si fanno sempre più fragorose e scommetto che non riesci a frenarle vero? Nonostante le tue lacrime scendano copiose e colorino il tuo bel vestito di rosso. Nonostante dalla tua bocca e da ogni centimetro quadro del tuo corpo grondi sangue. Nonostante io mi sia gettato su di te e sai, forse non sarò un mago vero, ma i denti mi funzionano ancora benissimo. Le tue risate si stanno forse trasformando in urla? Credo nessuno di noi due lo scoprirà mai. Quando ho finito di divorare i tuoi seni, il tuo braccio sinistro e parte della tua gamba, in un ultimo spasmo del tuo corpo morente, i tacchi delle tue deliziose scarpette rosse battono. E io non posso fare altro che lasciarti andare. Per ora."



    La ragazza si risvegliò tutto ad un tratto a casa sua. Soltanto un sogno, uno stupido sogno. Si era addormentata nel campo dietro casa sua e quello stupido incubo la aveva svegliata. Doveva tornare a casa. La nonna si sarebbe preoccupata. Alzandosi rivolse lo sguardo all'orizzonte. Per poco non svenne. Davanti a lei il suo spaventapasseri. Sua nonna lo aveva chiamato Hearth. Ora sua nonna vi era crocifissa. Una lunga bocca rossa le era stata incisa sul collo. Retrocedendo, impietrita dallo shock, la ragazza inciampò su un oggetto di metallo. Era un coltello, ancora sporco di sangue. Tutti i ricordi tornarono all'improvviso. Era tornata a casa per il weekend. Viveva da sola con sua nonna a seguito della morte dei suoi genitori. Non era certamente la nonna ideale(un), ma(a Strega) le voleva bene. Quella sera però, a seguito di un litigio particolarmente violento, l’aveva colpita con il coltello. Aveva rovesciato del sugo sulle ballerine bianche che indossava, regalatele dalla madre. La ragazza aveva trafitto la gola dell'anziana donna e il sangue della nonna era colato sulle sue scarpe bianche, mischiandosi al sugo, e rendendole definitivamente e inesorabilmente rosse. Non ricordava altro. Non sapeva quando avesse inchiodato il cadavere della sua, ormai ex, parente più stretta a quella tremenda di imitazione di essere umano. Non sapeva dov’era il suo gatto. Ripensandoci non sapeva neanche cosa ci facesse lì in quanto lei abitava nei pressi di New York e sicuramente non in campagna. Quella era casa sua o no? E il suo nome vero era Sarah Parkey o D… La sua giovane mente si spezzò in due. Lunghe risate sferzavano un campo che non era molto più reale di quello del suo sogno.



    "Aaaaaah, sapevo che ti avrei rivisto! Bentornata! Ti sono rimasto nel cuore, vero? Ci aspettano luuuuunghe giornate in compagnia! Tante risate insieme! E stavolta me lo dirai il tuo nome, vero?? Mica ti ho chiesto indirizzo e numero di telefono! Dalle tue urla ho capito solo la prima lettera, quindi d'ora in poi ti chiamerò Miss D. Contenta?? E ti assicuro che riuscirò farti credere alla magia."





    L'Altro-Capitolo 1



    Alfred stava pulendo pigramente un bicchiere. Veloci, fluidi gesti dati dall’abitudine. La sua Dorothy era venuta a mancare qualche anno fa, ma era stato sempre lui ad occuparsi di queste faccende. Formavano una strana coppia: lui puliva, stava al bancone e aggiustava le camere, mentre lei si occupava della contabilità e degli investimenti. Ah, per non parlare dei clienti! Ci sapeva fare la sua cara, vecchia Thy.
    Poi il Grigio se l’era portata via. E il suo mondo aveva perso buona parte del suo colore.
    I coniugi Thalis, Alfred e Dorothy, avevano acquistato un terreno a Dallas negli Anni Quaranta e, con i soldi dei genitori di lei, vi avevano costruito un piccolo albergo. Conduzione familiare, pochi clienti, ma diavolo se si viveva bene.
    Gli anni erano passati e varie tempeste avevano attraversato la loro vita. L’ultima in ordine di tempo aveva portato ad una vedovanza. Al in cuor suo temeva la prossima. Aveva paura di non avere spalle abbastanza forti. Temeva più che altro per i loro figli, Mav e Ally. Pregava tutte le sere che il Grigio non venisse a prenderli. Ma si sa le preghiere non sono altro che contratti non firmati.
    E anche in quel momento la sua mente andava verso di loro, gli ultimi fiori del suo triste campo. Era tanto immerso nelle sue elucubrazioni che all’inizio non si accorse dell’uomo che aveva appena varcato la soglia del suo albergo.

    L’uomo aveva già percorso metà della distanza tra la porta e il bancone prima che Al si rendesse conto della sua presenza. Un’espressione di leggera sorpresa attraversò il suo volto solcato da una ragnatela di rughe: l’uomo era eccezionalmente silenzioso, immerso o no nei suoi pensieri, in pochi riuscivano a prenderlo di sorpresa. E il suo ospite non era esattamente un tipo rassicurante.
    Lunghi capelli brizzolati gli incorniciavano il volto e scendevano fino alle spalle. Gli occhi erano di un azzurro penetrante, quasi doloroso, il naso era aquilino e leggermente storto. Sottili rughe gli increspavano gli angoli della bocca e gli occhi. Dimostrava una quarantina d’anni e avrebbe potuto scambiarlo per un suo qualsiasi concittadino, sicuramente più trascurato di un borghesuccio di città, ma un contadino… Erano i vestiti che lo rendevano sicuramente molto più singolare. Una giacca di pelle ne avvolgeva le spalle, un grosso cappello a falde larghe, pantaloni di un tessuto simile al jeans e ampi stivali. Un gringo insomma. Uno da cui era meglio stare lontani. Ma gli affari sono affari.
    “Desidera?” gli rivolse nel suo tono più affabile e cortese.
    L’uomo impiegò qualche secondo per rispondere.
    ”Vorrei una singola, occupandola subito se possibile” rispose lo straniero.
    Qualche minuto dopo il gringo si era recato nella sua stanza e Alfred aveva ripreso a pulire i suoi bicchieri. Pensava di aver fatto sicuramente un errore non richiedergli subito il pagamento, ma ormai era andata. E poi i suoi reumatismi erano improvvisamente peggiorati, aveva avuto qualcos altro a cui pensare. Decise di rinunciare alla pulizia dell’argenteria e si preparò un impaccio da mettere sulle articolazioni. Sapeva che qualsiasi cosa avesse fatto il dolore sarebbe aumentato e, per il Grigio, aveva ragione.

    Lo straniero aveva aperto la porta della sua camera. Era la N°7. Dio se odiava il 7.Ma ormai era tardi e poi erano soltanto semplici supposizioni. Si tolse gli stivali e si stese pesantemente sul letto. Si posizionò il braccio sugli occhi e restò così, steso e immobile, per qualche secondo. Quando aprì gli occhi, anziché un lampadario vecchio stile vide un enorme ghigno sopra di se. Di nuovo buio.

    Si trovò in un enorme salone deserto. Quattro arazzi decoravano ogni parete, ognuno con la rappresentazione di un animale diverso, e quattro tavoli occupavano gran parte dello spazio. Sul fondo, un ultimo tavolo e una sedia. Non aveva bisogno di guardare verso l’alto, sapeva già che avrebbe visto il cielo stellato. Un cielo notturno puntellato da candele. In fondo non aveva bisogno di guardare da nessuna parte, già sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Si diresse verso la sedia posizionata sul fondo. Vi iniziava a scorgere sopra una strana figura nera. Sembrava stoffa. La raggiunse, si sedette e fece l’unica cosa sensata da fare, si mise il cappello.
    “OH MA CHI ABBIAMO QUI! NON SEI UN PO’ TROPPO GRANDICELLO PER ANDARE A SCUOLA?? Ma ti perdono, forse sei venuto qui per qualche motivo. Qualche motivo a me sgradito non è vero?”. Il cappello si era animato nel momento in cui se l’era messo in testa, parlando e muovendosi freneticamente.
    ”Mi hai chiamato qui” rispose il viandante ”Ma sai benissimo cosa voglio”.
    “VUOI ANDARE A GRIFONDORO,LA TANA DEI CORAGGIOSI DI CUORE?? O FORSE A CORVONERO?? Si mi sembra che tu sia un ragazzo intelligente… O FORSE A CERVOGIALLO?? Ah, giusto questo non esiste… O forse… AAAAAH,FORSE VUOI LA PICCOLA MARY!!! MA STAMATTINA NON è VENUTA A SCUOLA, NON è VERO BAMBINI??”urlò il cappello ammiccando con la punta verso i quattro tavoli principali. Questi si riempirono improvvisamente di persone, per lo più bambini, ma vi erano anche diversi adulti e qualche anziano. Erano impossibili da contare, potevano essere 1000 così come un milione. Tutti avevano stampato in volto un enorme sorriso a 32 denti. Alcuni piangevano, tra cui una bella ragazza con lunghi capelli dorati, metà guancia mancante e un gatto morto in grembo. Tutti, senza alcun eccezione, risposero all’unisono: ”NOI NON L’ABBIAMO VISTA PROFESSORE!”
    “Però potrei passare a prenderla nel dormitorio SE…”continuò il cappello ”Qualcuno sapesse dove si trova l’Uomo! Qualcuno qui in sala lo sa?”
    Un fortissimo “NO” rimbombò per la stanza mentre il viandante cercava tra la folla la sua dolce e piccola Mary. Un uomo con un braccio mancante e profondi graffi su tutto il corpo. Una bambina con in braccio tre cuccioli di orso che le stavano mangiando lentamente la pelle dello stomaco. Un…
    “Eh, no qui non si trova, è davvero un peccato” affermò in tono riflessivo il cappello. “Forse lo sai tu, caro il mio Will??”
    “Sai che non te lo dirò” rispose il viandante. “Quindi a che scopo hai organizzato questa simpatica rimpatriata?”
    “UNA RIMPATRIATA! Ecco proprio di questo volevo parlarti! In più volevo farti presente che puoi leggere tutti i gialli che vuoi, ma le meravigliose storie che avevi letto alla piccola Mary ti rimarranno per sempre in mente… E io quindi potrò usarle. Ma credo che questo messaggio tu l’abbia ricevuto” –disse il cappello terminando la frase con una lunga risata.
    “Dai non sono noiose tutte quelle storie di Agatha Cristhie? Tanto là non ti verrò mi a trovare, lo sai. Piuttosto leggi qualcosa di Stephen King! Lui si che mi piace! Coooomunque… Il Grigio ha deciso di organizzare una simpatica rimpatriata da Lui… E io mi sono offerto di avvisarti! Sapevo che ti avrebbe fatto piacere. Pensi tu ad avvisare quel simpaticone di Mario, quella vacca di Lucrezia e…. Beh si anche l’Uomo! Ma se vuoi lo avviso io!”
    Il viandante si portò le mani alla testa ma era troppo tardi. Il cappello urlò ”Ci vediamo! Hasta la vista baby!” e prese fuoco. Contemporaneamente tutti i presenti nella sala iniziarono a ridere. Risate lunghe, strazianti, dolorose.
    Mentre i suoi capelli andavano a fuoco, così come parte del suo cuoio capelluto, il viandante afferrò il cappello con entrambe le mani. Il fuoco si spense subito e il tessuto si lacerò velocemente, quasi come se si decomponesse. Le risate continuavano più forti che mai. Il viandante chiuse gli occhi e aspettò che finisse.

    Aprì gli occhi. Si trovava nella sua camera d’albergo e il sorriso continuava a stagliarsi di fronte a lui. Ci volle qualche secondo per abituarsi alla luce. Un sorriso. Beh, non era un vero e proprio sorriso. Un uomo completamente nudo lo stava osservando dall’alto. Ai lati della sua bocca, due enormi tagli davano l’idea che stesse sorridendo. I suoi occhi erano terrorizzati. Il corpo era stato cucito in maniera grottesca. Il braccio sinistro era fissato al collo con del fil di ferro, i piedi fusi tra loro, le gambe formavano un enorme O. Gli mancavano sia orecchie che naso e pochi capelli neri gli coloravano il cranio. Il viandante non riusciva a spiegarsi come facesse a stare in piedi, ma soprattutto come potesse essere ancora vivo. E come facesse a parlare.
    La creatura emise un debole sospiro e iniziò a mormorare “Ti prego, risparmiami. Mi ha usato come tramite io non c’entro nulla. Mi ha costretto”
    In fondo non era una cattiva notizia, voleva dire che il Mago non era ancora stato in grado di costruirsi l’esercito desiderato. Quell’aborto tremante non costituiva certamente una minaccia.
    Il viandante si alzò lentamente e toccò la guancia del miserabile con la mano sinistra. Un ultimo sguardò pietoso guizzò attraverso i suoi occhi, che subito dopo furono ridotti a orbite vuote. I capelli si diradarono e caddero, mentre la pelle si riempiva di rughe e si scioglieva lentamente. Pochi secondi e ai piedi del gringo non restava che una poltiglia indistinta.

    L’uomo indossò gli stivali ed uscì dalla stanza. Le scale che portavano all’ingresso tremavano ad ogni suo passo e la carta da parati ingiallita si strappava lentamente.
    Arrivato in fondo alle scale si rivolse ad un bancone ammuffito ove il mucchio d’ossa che era stato in un altro tempo il Signor Thalis stava chino sulla sedia. Gli lanciò un sacchetto sussurrando “Questi sono venti dollari per la serata più un piccolo extra. La prossima volta controllate meglio le camere. Arrivederci”
    William Bent uscì dalla porta e si diresse verso San Pietroburgo.



    American Medical Clinic-Capitolo 2



    Faceva freddo, persino William poteva rendersene conto. Non che ne provasse la sensazione sulla pelle, ma la forte nevicata rievocava in lui molti ricordi. Ricordi dolorosi. La sua Mary che si rotolava nella neve, loro due che giocavano a palle di neve, la prima volta che l’aveva portata in montagna. Queste poche immagini ruppero l’argine della sua mente e il dolore lo avvolse. Cristo, perché? Perché doveva essere tutto così tremendo. Perché gli era stato negato di trascorrere una vita normale con sua figlia? Ma non era il momento di perdersi nei pensieri. Era arrivato davanti all’ospedale e con Lucrezia non erano ammesse distrazioni.

    Avrete sicuramente sentito di strane storie relative ad ospedali e a case di cura. Sono luoghi di sofferenza, dolore e morte e, conseguentemente, si adattano molto bene a racconti del genere horror. Fantasmi che infestano i corridoi, dottori psicopatici pronti a sezionare ignari clienti… Tutte balle. Ma si sa che dietro qualsiasi storia c’è sempre un fondo di verità. Questo particolare fondo di verità risiedeva da una quarantina d’anni nell’”American Medical Clinic” di San Pietroburgo.
    Se qualcuno avesse chiesto ad una delle infermiere se ci fosse qualcosa di strano, di misterioso, in quell’ospedale, avrebbe ricevuto una fragorosa risata come risposta. A nessuno sarebbe mai passato in mente delle ripetute sparizioni di parte del personale. Certo, tornavano dopo qualche ora, ma per tempi sospettosamente lunghi sparivano completamente dall’ospedale. O meglio dalla sua parte visibile.

    Will si avvicinò alle porte automatiche e queste si aprirono, anche se un po’ più lentamente del solito. Un po’ di ruggine probabilmente, niente di cui preoccuparsi. La Hall dell’”American Medical Clinic” era enorme e piena di persone. Molti piangevano, ma qualcuno rideva. Buone notizie, probabilmente. Il Mago si era già presentato ed era improbabile volesse ripetere una sortita. Cercando di non guardare in faccia nessuno, si diresse verso le scale. Saliva lentamente i gradini. Non incontrò nessuno. In fondo l’ascensore è molto più comodo. Arrivato al 3° piano si parò davanti a lui un lungo corridoio con diverse porte numerate da 3.1 a 3.12. La sua era la 3.5. Vi si diresse e, preso un profondo respiro, spalancò la porta.

    La camera 3.5 non era molto diversa dalle altre. Nessun pazzo aveva inciso le sue memorie sul muro. Non vi era morto nessuno, al contrario, fino al 1934 vi erano nate moltissimi bambini. E avevano vissuto a lungo e felicemente. Nel 1936 qualcosa era cambiato. Non era stata assegnata più ad alcun paziente. Non vi venivano effettuate pulizie, o meglio nessun dirigente dell’ospedale le aveva mai ordinate. Malati, infermieri, medici vi passavano molto spesso davanti ma non la notavano mai. Non che fosse invisibile, intangibile o qualcos altro, semplicemente tutti si dimenticavano di lei nel momento in cui la superavano. Ed era sicuramente un bene.

    Will bussò un paio di volte e, senza aspettare risposta, aprì la porta. La stanza era poveramente arredata, ma sorprendentemente grande. Niente finestre. L’intonaco, originariamente bianco, era macchiato da diversi schizzi di sangue. Due infermiera pulivano il pavimento, ma non sembravano molto presenti. Sul fondo della stanza due medici coprivano parzialmente la visuale, lasciando solo intravedere l’enorme letto dietro di loro. Ammassati lungo le pareti c’erano le creature. Will non aveva voglia di vederle, né tantomeno di contarne il numero. Ma erano tante. Tremende urla femminili provenivano dal letto sul fondo della camera.
    Il medico continuava a ripetere con aria assente: “Spinga. Respiri lentamente e si concentri”
    Il flusso di grida si interruppe per un momento, per essere sostituito da un cupo ringhio: “So come cazzo funziona, limitatevi a farlo uscire!”
    Will chiuse la porta, vi si appoggiò e decise che sarebbe stato più saggio aspettare la fine dell’operazione.

    Il volume delle urla aumentò progressivamente fino a raggiungere un livello impensabile. Sottili rivoli di sangue scendevano dalle orecchie delle infermiere, ma queste sembravano non darsene pena.
    Finì tutto in un attimo. Un ultimo urlo e la creatura uscì dal corpo della madre. Il viandante non fece in tempo a vederla tutta ma riuscì a coglierne la sagoma. Più che altro le enormi spine che ne uscivano dal corpo. I medici trafficarono ancora qualche secondo davanti al letto e, dopo qualche secondo, lanciarono violentemente l’essere contro la parete. Questo emise un lungo lamentevole verso e si posizionò insieme ai suoi innumerevoli fratelli. I medici si spostarono dalla visuale. Will si avvicinò al letto e si rivolse alla ragazza che vi giaceva: “Lucrezia, ho bisogno di parlarti”

    Il viso di Lucrezia era bellissimo. Occhi verdi, labbra incantevoli, lunghi capelli rossi scendevano lungo le spalle. Le braccia erano sorprendentemente aggraziate e il seno piacevolmente prosperoso. Avrebbe sicuramente vinto qualsiasi concorso di bellezza, a patto che le modelle fossero inquadrate a mezzobusto. Infatti tanto era bella la parte superiore del suo corpo, tanto era grottesca l’inferiore. La pancia era rigonfia come se vi avesse trovato casa un enorme tumore. Gonfia al limite, ne era visibile l’intricato disegno delle vene. E poi c’erano i colpi. Era sconquassata da forti vibrazioni provocate da calci, manate, artigliate di creature indescrivibili. Anche se scoperte, non era possibile vedere le parti intime della ragazza, un fiume di sangue sgorgava dalla sua cavità. Se non altro aveva individuato la causa degli schizzi sul muro. Le gambe erano fortunatamente coperte da un lenzuolo, ma il contorno che si delineava sotto la stoffa lasciava intuire la loro forma. Dopotutto erano secoli che Lucrezia non si alzava dal letto.
    “William Bent! Nonostante le circostanza è indubbiamente un piacere vederti! Ti direi, <quanto tempo!> ma sarebbe stata sicuramente una battuta di cattivo gusto, non trovi?”. Il tono era suadente, leggermente ironico, ma sicuramente piacevole.
    “Meglio così, sai che odio le battute” replicò William ”Il mago è venuto a trovarmi”
    “Davvero molto gentile da parte tua parlarmi subito di Robert senza neanche chiedermi come sto” affermò la ragazza con una punta di sarcasmo ”Non so niente del tuo mago, Will. Non so dove sia nato, ma sarai d’accordo con me che non ho decisamente il tempo di occuparmi di queste faccende. Se vuoi il mio aiuto sai benissimo cosa fare. E, nel caso tu voglia ripetermelo per l’ennesima volta, no, non posso far tornare tua figlia. Non è morta”
    “E tu sai bene che io non posso arrecare alcun danno al Mietitore”. Will si avvicinò al letto della ragazza. ”Non potrai andare avanti così per sempre Lucrezia. Trova un accorto con lui. Non puoi continuare a partorire questi aborti per pareggiare i conti con i morti”
    “Sei tu l’unico ad andare d’accordo con il tuo Nero, Will. E io non ho nessuna intenzione di seguire il tuo esempio. Ma se vuoi aiutarmi, c’è qualcosa che potresti fare.” La pancia si ridusse e il contorno delle gambe si rafforzò. Il getto di sangue si fermò all’improvviso e lenzuola e pareti si schiarirono lentamente. ”Fa che stanotte non debba essere fecondata da questi aborti e che io possa partorire per qualche giorno bambini normali, ti prego”
    William la interruppe: ”Il Grigio ha organizzato un incontro tra noi 7. Tu ci sarai?”
    “Manderò uno di quelli là. Mi farà da intermediario” affermò stizzita Lucrezia indicando uno degli esseri disposti contro la parete. Sembrava quasi normale, volendo sorvolare sull’unico occhio al centro della fronte e sul tentacolo che aveva al posto del braccio sinistro. Dimostrava una quindicina d’anni.
    “Bene. E per quel che riguarda l’Uomo?” continuò Will.
    “E’ al sicuro. Vive, logicamente, nella città più ricca di esseri umani di questo maledetto pianeta, è una donna, ha un paio di marmocchi veri e le piace cucinare. Sta tranquillo il Mago non riesce a comprendere il concetto di “normale” o “nella media”. Continuerà a cercare un re, un condottiero, un killer. E’ proprio per questo che non è ancora riuscito a trovarlo. La Realtà è al sicuro non preoccuparti”.
    La ragazza allungò il braccio verso il viandante: ”E per quel che riguarda la mia proposta di prima? Hai qualcosa da fare stasera o ti va di passare insieme qualche ora di relax?”
    E Will accettò, anche se consapevole dell’illusione di Lucrezia. Per qualche secondo riuscì addirittura a dimenticarsi di Mary. E lui, che ne era il custode, sapeva benissimo quanto fosse importante un po’ di tempo speso bene.

    Quando William uscì dall’ospedale era già notte. Lucrezia aveva richiamato nella sua camera un altro medico. Magari stavolta il parto sarebbe stato meno doloroso. Non sarebbe stato sicuramente un bambino vero, ma era pur sempre meglio di quelle creature.
    Perso com’era nelle sue elucubrazioni quasi non lo sentì arrivare. Si voltò giusto in tempo per vederlo comparire dall’angolo di un vicoletto. Molto probabilmente una strada chiusa. Alto, dinoccolato con quel dannato berretto a coprire la chioma di capelli biondi. E quella solita faccia da idiota. Ma Will gli voleva lo stesso un bene dell’anima.
    “Ehi Will, quanto tempo!” esclamò il giovane. “Ero alle Cayman a farmi un drink quando ti ho visto arrivare qui in zona! Ci facciamo un drink?”
    Il viandante non riuscì a trattenere un sorriso. ”Con piacere Marco. Facciamo prima due passi però?”





    Un ragazzo semplice-Capitolo 3



    Edited by Ragade Anale - 10/12/2015, 11:42
  6. .
    Macchè flamewar, anzi grazie per averci dedicato del tempo! :rock:
    Ti volevo però chiedere un parere riguardo al primo Test: la "distrazione" da te ipotizzata mi sembra un po' eccessiva rispetto alle altre. Negli altri test avvenivano eventi improabile, ma pur sempre possibili, mentre nel primo caso, quello più banale, avviene un qualcosa di totalmente impossibile! La mia ipotesi non aveva in effetti molto senso, però questa mi sembra un po' eccessiva(per quanto sicuramente migliore a livello grammaticale)... Mi sa che stanotte non ci dormirò... :piango:
  7. .
    avete la ma ascia! :riot:
  8. .
    ammetto di averlo fatto un po' troppo velocemente... :asd: Grazie mille soprattutto per la parte del guardaroba, ho passato 3 mesi a cercare di capire che diavolo volesse dire... :peoflow: Stasera cerco di correggere il tutto!
  9. .
    trovata! Devo trovare un altro modo per avere l'anima dannata...
  10. .
    Prometeo?? O se no Icaro? dai è mitologia greca ci dovremmo arraivare... Il problema è che il peccato di ubris era abbastanza diffuso...

    sono quasi sicuramente quella simpaticona di pandora e il suo fantastico vaso(boX lol)... Provate varie combinazioni, io ora son fuori casa e non posso!
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    ma si è capito qual è il collegamento tra la creatura e il testo? Credo che provare a risolverlo solo a partire dagli indizi sia eccessivo... Il basilisco è collegato ai punti cardinali in qualche modo in quanto può essere ucciso solo dal canto del gallo(ad est sorge il sole) ed ha qualche altro collegamento che non ricordo... ma sono collegamenti poco validi...
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    in teoria lo spazio vuoto è un carattere...
  13. .
    cmq, dato che il tizio si chiama mister alpha, la x si può interpretare anche come chi, che è una lettera greca...
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    altra cosa abbastanza necessaria, è in maius, in minuscolo o una combinazione dei due?
  15. .
    anche ammettendo che nella password ci siano solo numeri e lettere e non altri simboli strani, ci sono ben 14^37 possibili password... Trovarla con un programma temo sia un pelino difficile...

    hai un nome rassicurante... credo che il file lo aprirà prima il mio simpatico amico avast...
20 replies since 23/10/2012
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